Napoli cerca il rivale come Firenze con la Juve ma non lo troverà

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Fa gli occhi dolci e le telefonate ancora più dolci a Massimo Moratti in chiave anti-milanista. Fa lo sprezzante nei confronti di Pato a Giugno e nei confronti di Silvio Berlusconi a Settembre. Inventa il Milan come orco cattivo che vuole portar via Hamsik e scatena i balletti dei suoi tifosi, in stile “chi non salta è rossonero”, in montagna durante il ritiro e al San Paolo nell’amichevole giocata nel giorno di sciopero. Urla al lupo al lupo sui complotti che dovrebbero far guadagnare soldi, grazie al calcio, a Silvio Berlusconi: ma ha un’idea di quanto ha perso con il calcio il numero uno del Milan? Ma se lo immagina di dover affrontare lui, con le sue certezze e la sua verbosità, un ripianamento da 70 milioni di euro come quello sottoscritto dallo stesso Berlusconi Silvio nel bilancio dell’anno solare 2010? Insomma, il presidente De Laurentiis non sente ragioni, è scatenato, un vero e proprio fiume in piena zeffirelliano. Cerca di trasformare Napoli-Milan in un Fiorentina-Juventus, con tutti i rischi annessi e connessi. Però glielo scriviamo subito, immaginandolo mentre è certo di centrare l’obiettivo con le braccia conserte e il mento alto come fa con i suoi dipendenti: non ce la farà. Il presidente Berlusconi e Adriano Galliani stimano e amano troppo Napoli e i napoletani perché questo possa accadere. Con un popolo, come quello partenopeo, che applaude i rossoneri di Sacchi mentre escono vittoriosi dal San Paolo dopo la partita-scudetto e un popolo come quello rossonero che ama da sempre, da Schiaffino e Rivera in poi, gli artisti del calcio come Diego Armando Maradona, quelli come il presidente De Laurentiis non l’avranno mai vinta. La civiltà di Napoli-Milan e di Milan-Napoli non si piegherà, mai, a nessuna provocazione.

Per la serie i fenomeni nel calcio non finiscono mai, ecco che la sfilata continua. Dunque, riassumendo, vince in Lega la battaglia per portare più soldi dai diritti tv in bilancio strappandoli a Juventus, Inter e Milan; incamera fior di milioni per la cessione di Pastore, offerto a tutte le latitudini; esce nel preliminare di Europa League contro gli svizzeri del Thun, senza investire per affrontare l’evento quanto accumulato sui fronti Lega e mercato; cede la vecchia guardia che non lo segue più e che non ne può più dei suoi teatrini con gli allenatori, e qui non c’entra nulla che il portiere esca male o che il centrocampista non avesse più stimoli; sgranocchia Pioli per motivi incomprensibili; si candida a lottare per non retrocedere in vista del prossimo campionato di Serie A. Non è certo un antipatico il presidente Zamparini, è persona ricca, brillante e intelligente. Ma ormai è follemente innamorato di un personaggio, il suo. E qualsiasi genere di follia, anche quella dell’autostima, è un avversario imbattibile per chi deve guidare una società di calcio.

Hai capito, La Repubblica? In un venerdì come tanti ti scrive che l’Inter ha vissuto con malcelato entusiasmo la partenza di Leonardo, che Forlan e Zarate sono graditi al clan argentino a questo punto ancor più pesante e autorevole nei rapporti di forza dello spogliatoio, che il malumore di Sneijder è sempre ai livelli di guardia, che la camera caritatis nerazzurra definisce “un testone” proprio il nuovo allenatore. E leggendola si deduce anche che non sia proprio così vero che Zarate fosse la prima scelta, visto che un dirigente del Genoa è stato di casa un mese nella sede dell’Inter per trattare Palacio. E poi, scusate, ma se anche dichiari, dirigenza, per orgoglio di bandiera, che Zarate era la prima scelta, anche per motivare il giocatore, come te la cavi poi con il tuo allenatore che voleva Palacio, conosceva Palacio e aveva bisogno di Palacio per plasmare il suo gioco d’attacco? Insomma, un quadretto niente male. Sono solo da immaginare le espressioni di casa Inter. Soprattutto perché non si può dire che La Repubblica è di Berlusconi e non si può reagire evocando il complotto milanista come accadde con un collega di Mediaset a Pechino. La Repubblica, proprio lei, politicamente corretta, proprio lei…

La Juventus ha speso moltissimo per acquistare, anche quest’estate, tonnellate di esterni. Da Grygera e Salihamidzic del 2007 a Elia e Giaccherini degli ultimi giorni di questo mercato, la Juventus in questi anni avrebbe potuto finanziare la linea dell’Alta Velocità tante sono le corsie e i binari che ha cercato di occupare comprando e strapagando fior di fluidificanti, di ale e alette, di esterni di ogni tipo. Ogni anno cambia l’allenatore e bisogna rifare punto a capo la squadra partendo sempre dalle fasce, perché bisogna adeguare la rosa al sistema di gioco del nuovo tecnico. Dal 4-4-2 di Del Neri al 4-2-4 di Conte, tanti esterni, altri esterni, nuovi esterni. Detto che deve essere la società a custodire un modulo per non dissanguarsi ogni anno, ci sarebbe un problemino anche relativo ad Antonio Conte. Tanti esterni e nessun difensore centrale…perché? Complicazioni di mercato non ascrivibili al tecnico certo…ma non solo. Conte sa farsi sentire, e allora perché nessun difensore centrale? Forse perché per crescere nella considerazione mediatica quello del centrale non è un ruolo chiave nel 4-2-4 con cui il nuovo tecnico intende caratterizzarsi? Se così fosse, meglio la griffe rispetto alla sostanza? Sarebbe un peccato per la Juventus e per gli Juventini.

Per settimane si è detto e ridetto che Alberto Aquilani rischiava di essere una linea sotto, in termini di classe e rendimento, rispetto ad Andrea Pirlo. Detto, fatto. Il Milan ha rimediato. Antonio Nocerino non sarebbe arrivato se non si fosse infortunato Mathieu Flamini. Ma dal momento che il centrocampista francese è stato operato al legamento crociato del ginocchio e il Club rossonero ha acquisito ad un prezzo da urlo un centrocampista della Nazionale, ecco che forse l’equilibrio si ristabilisce. Per vari motivi, Flamini, ottimo professionista, non è esploso nel Milan come in casa rossonera si sperava accadesse. Per cui se come rendimento Flamini e Nocerino possono anche equivalersi ma che ad esempio in fatto di gol Nocerino è superiore, ecco che nell’acquisizione del 26enne ex Palermo il Milan ritiene di aver fatto un importante passo in avanti, riportando il parità il saldo complessivo dopo il passaggio da Pirlo (comunque assente nell’anno dello Scudetto) ad Aquilani.

Inzaghi è la Storia, El Shaarawy deve ancora costruirsela (e promette molto bene…) dal primo mattone. Vite non parallele. Vite diverse, molto diverse. Quando El Shaarawy nasceva, Superpippo iniziava già a mettere insieme gol su gol nei campetti della Bergamasca. Entrambi, però, hanno in comune l’assenza dalla lista Uefa del Milan per la prossima Champions League. Il tormentone accompagnerà il cammino europeo dei rossoneri per l’intera fase a gironi di Champions League. Massimiliano Allegri ci mette la faccia e tiene il polso fermo, come accaduto anche nella scorsa stagione in merito alle vicende tecniche di Pirlo e Ronaldinho. Il Club, dal canto suo, sa come affrontare e gestire situazioni delicate e complesse, fra parametri Uefa, infortuni e squalifiche, come quella della compilazione della lista europea. Ma se il Faraone (grandi speranze su di lui…) può attendere, la Champions, per Pippo, no. Lei non può attendere. Il petto di Superpippo è in ebollizione. Toccherà, come sempre, ad Adriano Galliani e ai loggioni di San Siro restituirgli il sorriso.

[Mauro Suma – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]