Fece capolino con il suo taglio di capelli alla neomelodico degli anni ’80, lunghi, disordinati e sulle spalle, quasi da personaggio dei cartoni animati giapponesi dei primi anni ’80. Era il 17 luglio del 2007 e si avviò alla conferenza stampa di presentazione con un completo, un vestito, un pochino demodè – almeno per le nostre parti – e di taglia più grande, con qualche chiletto di troppo. Si guardò attorno con aria attonita, forse non aveva visto molte volte tanti media per un giocatore. Guardò con sorpresa anche il widescreen, da dove era in collegamento telematico il presidente De Laurentiis. Introverso, timido, disse poche cose, tra cui un “napolitani” che rimandò ad un argentino molto più famoso. Fu presentato dall’allora dg Marino insieme ad Hamsik (che si presentò in conferenza con degli improbabili infradito) e capì poco della contestazione in atto da parte dei tifosi, che iniziarono i cori contro il club nei pressi dell’Holiday Inn.
Li scambiò per cori a favore e salutò, timidamente, con la mano. Cinque anni dopo, Ezequiel Lavezzi lascia il Napoli. Lo fa dopo 188 presenze e 48 gol, 38 le reti segnate in 156 partite giocate in serie A (18esimo bomber azzurro di sempre nei campionati). Arrivò come il Loco, appesantito e non abituato alla preparazione atletica europea, con Reja che tuttavia, sin dai primi giorni in Austria, diceva: “Questo è un fenomeno, gioca a velocità doppia rispetto agli altri, per questo non si capisce con i compagni”. Aveva ragione il buon Edy ed il Loco in poche settimane, praticamente sino alla tripletta segnata in coppa Italia al Pisa (era il 18 agosto e vidi con i miei occhi quella gara) divenne il Pocho, prima di diventare qualcosa di più.
La sua imprevedibilità, la sua incredibile velocità (che si palesò in campionato nella vittoria per 5-1 di Udine), la sua accelerazione sull’accelerazione (qualità unica), conquistano subito i cuori dei tifosi, che gli assegnano senza colpo ferire il coro che fu di Re Diego. In pochi anni Lavezzi è diventato uno dei più forti giocatori dei campionati europei, è migliorato tatticamente con Mazzarri (e anche nel look…), ha fatto gruppo nel Napoli, diventando leader silenzioso e sorridente. Le sue sgommate, i suoi tanti assist, i dribbling a mille all’ora, i suoi preziosismi (leggasi gol al Milan da terra, per esempio) resteranno scolpiti nei cuori dei tifosi, insieme ai suoi difetti tecnico-tattici. Sapeva essere scugnizzo, generoso e un tantino ribelle, un pochino capopopolo e abbastanza sregolato: ingredienti perfetti per diventare idolo dei tifosi. Il Napoli e Napoli gli hanno consentito di maturare come uomo e come calciatore, stritolandolo d’affetto solo come solo la nostra città (con le sue controindicazioni) sa fare. Ha fatto patire i napoletani, con qualche sua sregolatezza (il litigio con De Laurentiis, le vacanze di Natale anticipate, il preritiro in Sardegna) ma ha sempre conquistato i suoi allenatori e i suoi compagni. Lo rimpiangeremo, non c’è dubbio, perché Lavezzi sa spaccare le partite, sa influire sul risultato, ma questa è una storia d’amore che era destinata a concludersi e che deve avere un lieto fine, anche se ha conosciuto la parola separazione.
È stato un idillio bello e gratificante, per entrambi, visto che Napoli e Lavezzi sono cresciuti insieme. Anche per questo, oltre che per tutto quello che ha fatto, Lavezzi va ringraziato, soprattutto se, come sembra, ha deciso di andare a Parigi anche per evitare di indossare una maglia diversa da quella del Napoli almeno in Italia. Ora però bisogna guardare avanti: la fase due del progetto De Laurentiis prevede investimenti sempre importanti (almeno 50 milioni di euro sul mercato) e probabilmente anche un sostanzioso aumento del tetto ingaggi, condizione imprescindibile per provare a vincere qualcosa oltre alla Coppa Italia e per attestarsi definitivamente nell’elite del calcio europeo. Per farlo più che comprare un semplice omologo di Lavezzi, bisogna migliorare la rosa dal punto di vista qualitativo, quantitativo e di personalità. Quattro-cinque big per continuare a volare. Intanto addio Lavezzi, e grazie per tutte le emozioni che ci hai regalato.
[Dario Samataro – Fonte: www.tuttonapoli.net]