Li scambiò per cori a favore e salutò, timidamente, con la mano. Cinque anni dopo, Ezequiel Lavezzi lascia il Napoli. Lo fa dopo 188 presenze e 48 gol, 38 le reti segnate in 156 partite giocate in serie A (18esimo bomber azzurro di sempre nei campionati). Arrivò come il Loco, appesantito e non abituato alla preparazione atletica europea, con Reja che tuttavia, sin dai primi giorni in Austria, diceva: “Questo è un fenomeno, gioca a velocità doppia rispetto agli altri, per questo non si capisce con i compagni”. Aveva ragione il buon Edy ed il Loco in poche settimane, praticamente sino alla tripletta segnata in coppa Italia al Pisa (era il 18 agosto e vidi con i miei occhi quella gara) divenne il Pocho, prima di diventare qualcosa di più.
La sua imprevedibilità, la sua incredibile velocità (che si palesò in campionato nella vittoria per 5-1 di Udine), la sua accelerazione sull’accelerazione (qualità unica), conquistano subito i cuori dei tifosi, che gli assegnano senza colpo ferire il coro che fu di Re Diego. In pochi anni Lavezzi è diventato uno dei più forti giocatori dei campionati europei, è migliorato tatticamente con Mazzarri (e anche nel look…), ha fatto gruppo nel Napoli, diventando leader silenzioso e sorridente. Le sue sgommate, i suoi tanti assist, i dribbling a mille all’ora, i suoi preziosismi (leggasi gol al Milan da terra, per esempio) resteranno scolpiti nei cuori dei tifosi, insieme ai suoi difetti tecnico-tattici. Sapeva essere scugnizzo, generoso e un tantino ribelle, un pochino capopopolo e abbastanza sregolato: ingredienti perfetti per diventare idolo dei tifosi. Il Napoli e Napoli gli hanno consentito di maturare come uomo e come calciatore, stritolandolo d’affetto solo come solo la nostra città (con le sue controindicazioni) sa fare. Ha fatto patire i napoletani, con qualche sua sregolatezza (il litigio con De Laurentiis, le vacanze di Natale anticipate, il preritiro in Sardegna) ma ha sempre conquistato i suoi allenatori e i suoi compagni. Lo rimpiangeremo, non c’è dubbio, perché Lavezzi sa spaccare le partite, sa influire sul risultato, ma questa è una storia d’amore che era destinata a concludersi e che deve avere un lieto fine, anche se ha conosciuto la parola separazione.
È stato un idillio bello e gratificante, per entrambi, visto che Napoli e Lavezzi sono cresciuti insieme. Anche per questo, oltre che per tutto quello che ha fatto, Lavezzi va ringraziato, soprattutto se, come sembra, ha deciso di andare a Parigi anche per evitare di indossare una maglia diversa da quella del Napoli almeno in Italia. Ora però bisogna guardare avanti: la fase due del progetto De Laurentiis prevede investimenti sempre importanti (almeno 50 milioni di euro sul mercato) e probabilmente anche un sostanzioso aumento del tetto ingaggi, condizione imprescindibile per provare a vincere qualcosa oltre alla Coppa Italia e per attestarsi definitivamente nell’elite del calcio europeo. Per farlo più che comprare un semplice omologo di Lavezzi, bisogna migliorare la rosa dal punto di vista qualitativo, quantitativo e di personalità. Quattro-cinque big per continuare a volare. Intanto addio Lavezzi, e grazie per tutte le emozioni che ci hai regalato.
[Dario Samataro – Fonte: www.tuttonapoli.net]
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