Tutti i tifosi azzurri si chiedono se l’allenatore toscano si riferisce a situazioni personali o di natura tecnica: perché, ragionevolmente, una squadra che arriva seconda e che farà la Champions League non può non dare stimoli. In settimana, una bandiera azzurra come Pino Taglialatela, che pur di rimanere in azzurro rimase mesi e mesi senza stipendio rifiutando il Milan e l’Inter, ha detto: «Non si deve ridurre tutto a un discorso di obiettivi, o di giocatori. Napoli è il calcio, la passione di questa città è incredibile. È bellissimo fare il calciatore qui, anzi, è il massimo». Possibile che Mazzarri non se ne sia accorto? Inutile “insinuare” che il tecnico non si senta amato, perché non è questo il punto: bisogna, piuttosto, parlare di fiducia. Perché è quella che manca.
QUESTIONE DI FIDUCIA. Mazzarri non ha più fiducia in De Laurentiis, e forse non ne ha mai avuta, almeno dopo la fine della sua prima stagione in azzurro. L’allenatore, che sarà anche un taciturno, ha le idee molto chiare: sa bene di essere colui che in un modo o nell’altro prende il Napoli sulle spalle. Lui non ama il fatto che De Laurentiis si “eclissi” per qualche mese, e chissà, magari al toscano farebbe piacere avere una figura dirigenziale forte che lo aiuti a scaricarsi addosso le responsabilità. Ma soprattutto, il tecnico non si fida dei programmi del presidente. Forse è egli stesso che per primo non crede alle parole di De Laurentiis quando dice “Anche io come voi, tifosi, voglio vincere”. Mazzarri sa bene che le sue idee di grande squadra sono diverse da quelle di Aurelio, e vive questo secondo posto e questo Napoli tornato grande come un prigione nella quale rischia di rimanere rinchiuso: se il prossimo anno gli azzurri non arrivano almeno secondi, o se non superano il girone di Champions League, si parlerà di fallimento. E di questo “fallimento” Mazzarri non vuole essere protagonista, per nessuna ragione al mondo.
CHE SIANO PAROLE D’AMORE. E allora perché De Laurentiis lo asseconda? La sola spiegazione logica è che il presidente sopporta tutto questo perché sa che alla fine Mazzarri rimarrà in azzurro. Quindi stringe i denti, fa finta di non vedere e non sentire. Qualcun altro avrebbe dato a Mazzarri giusto due minuti per decidere se rimanere o andare via. Il patron invece, pende dalla sue labbra: sorrisi, buon viso a cattivo gioco, non possono che essere la strategia per ottenere il risultato. La conferma del miglior allenatore possibile in questo momento. Solo così si spiega perché Mazzarri si può prendere il lusso di farsi pregare dal Napoli e dal suo presidente. Lui che occupa un posto che in tanti possono solo sognare la notte: e che si lasci pregare, allora. Ma che non decida davvero di andar via: se così fosse De Laurentiis avrebbe perso malamente questa partita. Un uomo forte come lui non può incassare un simile schiaffo, non dopo aver steso tappeti rossi e di seta profumata all’allenatore che poi potrebbe voltargli le spalle. E sarebbe una beffa, dopo così tanti mesi di incertezze e tergiversare inutile. E Mazzarri non può prendere in giro una città: si capisce, ormai, che sta prendendo tempo, in modo anche piuttosto goffo. Aveva detto che avrebbe deciso dopo la Roma, poi disse che avrebbe parlato dopo il risultato matematico. Poi ancora ha cambiato idea, parlerà dopo la fine del campionato. Ormai mancano pochi giorni, e la voce del tecnico non si fa sentire da troppi giorni. Che siano parole di affetto e di entusiasmo nei confronti del Napoli e della città, e perché no. Che nell’annunciare di rimanere a Napoli, Mazzarri chieda scusa per aver tenuto una città sulle spine, magari spiegando le ragioni dei suoi dubbi. Altrimenti De Laurentiis lo mandi via subito. Adesso.
[Giovanni Scotto – Fonte: www.tuttonapoli.net]
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