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Napoli, il punto: il lungo digiuno di Higuain

Ci risiamo. L’autolesionismo tutto Made in partenope (i cinesi quelli non potranno mai clonarcelo) torna a diffondersi nella sua massima espressione. Il tema, su cui versare lacrime sterili è Gonzalo Higuain ed il suo digiuno in campionato. Il rimpianto è quello ormai solito dei momenti in chiaroscuro del Pipita: Edinson Cavani. Dopo un gol dell’argentino i nostalgici chiudono immediatamente il cassetto con le foto di Edinson per inneggiare al nuovo trascinatore. Dopo qualche gara di astinenza, invece, quel cassetto lo tengono aperto e mostrano orgoglioso ad amici e parenti i ritagli che inneggiano al Matador.  Dimenticando – dettaglio troppo spesso trascurato – che a scegliere di andare via è stato Cavani e la sua passione smodata per il Paris Saint Germania. Ops, era il Real Madrid. Dettagli.

Dettagli si diceva. Quelli che non hanno arriso al numero 9 azzurro in questo inizio di stagione che lo vede ancora a quota zero dopo le prime sei giornate. Lo scorso anno, tanto per avere un riferimento statistico, le reti per il bomber a questo punto erano già tre. Inevitabile – ma è davvero inevitabile poi? – che arrivassero i soliti titoloni: “Dov’è finito Higuain?”, “Cosa succede a Higuain?”, “Crisi Higuain”. Ricordando agli smemorati – dolosamente smemorati – le reti in Europa nel preliminare con il Bilbao e quelle contro Sparta Praga e Slovan Bratislava, anche per quel concerne il campionato la situazione, guardando al campo e non solo i numeri, risulta molto meno critica di quanto si voglia far credere. Più volte Gonzalo ha avuto l’occasione per sbloccarsi, più volte si è trovato al posto giusto al momento giusto. Più volte si è messo nella giusta condizione per trovare la via delle rete. E’ questo il primo indice per valutare lo stato di forma di una punta. Lo ripetono fino all’ossesione gli ex attaccanti impolverati che riempiono i salotti televisivi.

Di cosa si discute quindi? Della sua abilità sotto porta? Della sua capacità di essere letale?  Non bastano 184 reti segnate all’età di 26 anni come garanzia assoluta di tale capacità? A Napoli evidentemente no. Eppure è lo stesso giocatore esaltato per la sua capacità di incidere a 360° nel gioco, in fase di finalizzazione, rifinitura e creazione. Avrà commesso qualche errore, ma resta sempre Gonzalo. Ed è pronto a zittire ogni critica , sin dalla sfida di San Siro. Cavani, ed il suo spettro, lasciamolo lì a Parigi dove, tra l’altro, i tifosi lo hanno già scaricato accusandolo di non valere il prezzo pagato per il suo cartellino. Discutere su chi sia il migliore è inutile come provare ad inserire un CD in un Walkman. Appartengono a momenti  diversi della storia azzurra. Bisogna smettere di schiacciare il Rewind. Dito forte sul tasto Play. L’orchestra la dirige Gonzalo. “I fantasmi non esistono, li abbiamo creati noi, siamo noi i fantasmi”.

[Arturo Minervini – Fonte: www.tuttonapoli.net]

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