Non sarà stato bellissimo o almeno di alto gradimento per il perfezionista Mazzarri ma il Napoli che supera nella distesa di sabbia del San Paolo la minacciosa Fiorentina di Montella è squadra nuova rispetto a quella spumeggiante ma anche imprevedibile del recente passato. Non più dipendente dalle fiammate dei singoli ma compatta nella manovra, diligente nella condotta di gara, sapiente nell’attesa dei varchi da sfruttare allorquando si materializza il calo prevedibile di un avversario padrone del campo per un tempo. Due giornate di campionato sono riferimento esiguo per poter prospettare il trend futuro di una stagione ma la metamorfosi del Napoli è un inno alla nuova maturità raggiunta da un gruppo che ama poco specchiarsi, ammaliato dall’unico vero obbiettivo che è la vittoria.
Ed è per questo che anche agli occhi degli avversari la minaccia azzurra oggi ha altra valenza. La squadra di cui un tempo il Pocho Lavezzi era emblema per le folate devastanti ma anche per le giocate osate al di là del necessario, per il semplice gusto di stupire, affida ora l’essenzialità predicata da Mazzarri al talento di Marek Hamsik, insostituibile nel garantire equilibrio alla mediana e letali le penetrazioni a ridosso delle punte. Attorno al perno slovacco il Napoli gira con ordine, consapevole di poter contare anche su una rotazione degli interpreti che ha di fatto mandato in soffitta l’etichetta di “titolarissimi” ad ogni costo.
Specie lì in mezzo al campo dove, in barba alla cessione del “Mota” Gargano, ormai insofferente alla sola idea di poter partire dalla panchina, anche la staffetta tra Behrami ed Inler può risultare decisiva come l’impatto dell’ex Udinese sul match con la Viola. Oppure per la nuova capacità di incidere di Dzemaili, ritornato quello di Parma dopo un salutare apprendistato in maglia azzurra. Chi con ostinazione criticava il mercato del Napoli dimenticava inoltre quanto avrebbe prima o poi dovuto dare Miguel Angel Britos, pienamente recuperato alla causa, ed oggi, visti i risultati dell’uruguaiano ex Bologna è lecito interrogarsi, fiduciosi, su Donadel. Con qualche speranza in più di rivederlo in buone condizioni, magari protagonista, se non in campionato, delle altre due competizioni che il Napoli sa ora di poter affrontare con un organico competitivo anche dal punto di vista numerico. Già dopo la sosta Mazzarri riavrà a disposizione Dossena e Pandev, mica poco.
Intanto si coccola Cavani, extraterrestre anche nelle serate in cui non segna, e, sebbene non lo dica apertamente per paura che il clamore ne faccia saltare gli equilibri, si gode Lorenzo Insigne. In linea con tutto il Napoli, il talento di Frattamaggiore ha badato al sodo nelle prime due uscite in campionato, limitando persino i colpi balistici da funambolo che uno come lui ha scolpiti nel dna. Per quelli ci sarà tempo. Il diligente approccio alla nuova realtà ha intanto ammaliato anche Prandelli. E anche questo è un segnale forte di maturità. L’ultimo appello è sempre per l’equilibrio: importante come il pane in una stagione tanto lunga quanto al momento indecifrabile. La piazza è avvertita, la squadra lo merita: senza precoci voli pindarici o improvvisi stati depressivi dovuti ad eventuali inciampi. Il resto, il verdetto finale spetterà come sempre al campo. La cosa certa è che i presupposti per divertirsi ci sono tutti…
[Silver Mele – Fonte: www.tuttonapoli.net]