Zero alla serata da incubo di Paolo Cannavaro. Passeggiando sull’orlo di una crisi di nervi, anche per colpe non sue, Paolo si vede scaraventato in campo e si macchia del più grande errore che un professionista possa commettere: non esserci con la testa. Svagato, svogliato e demotivato finisce anzitempo la sua serata da incubo lasciando il Napoli in dieci. Se questo amore è finito, meglio dirselo in faccia.
Uno al momento di Marek Hamsik. Esaltato (giustamente) in avvio di stagione, lo slovacco non ha dato più tracce del suo talento dalla doppietta con il Chievo. In mezzo tanto buio, una rete a porta vuota con il Livorno ed una sensazione di insoddisfazione tattica difficile da spiegare. Per essere competitivo per il vertice questa squadra ha bisogno del vero Marek. Dove sarà finito?
Due le occasioni clamorose sprecate dal Napoli nel primo tempo. Prima Pandev, poi Insigne. Roba da non credere. Roba che avrà fatto la felicità di tutti i venditori di mobili/oggettistica/elettrodomestici dopo la distruzione di massa, per la disperazione, avvenuta in ogni casa del buon tifosi che si rispetti. Ancora fa male a ripensarci.
Tre minuti di recupero fatali nel primo tempo agli azzurri. Bravo Pjanic, niente da dire, peccato che l’azione che genera la punizione per la Roma nasca da un netto fallo non fischiato su Maggio qualche secondo prima. Quando le tessere del destino si incastrano tutte nella parte sbagliata c’è davvero poco da fare.
Quattro stagioni in azzurro per Morgan De Sanctis. A Napoli è stato un leader, dal suo addio è stato uno che con dichiarazioni fuori luogo ha dimostrato di aver dimenticato troppo in fretta la gratitudine verso il club che lo ha rilanciato. E’ un mondo cinico.
Cinque i punti di distacco dalla Roma. Tanti, poi guardi il calendario e capisci che non è un dato di cui preoccuparsi. Al momento.
Sei al rientro di Christian Maggio. L’esterno, che in campionato non giocava dalla trasferta con il Chievo, all’Olimpico ha subito mostrato di avere ritrovato una buona condizione dopo l’intervento al ginocchio. Una pedina importante nello scacchiere di Benitez. Un raggio di sole in una serata maledetta.
Sette minuti ed all’Olimpico, in ritardo per restare coerente con la sua magnificenza, arriva Diego Armando Maradona. I cori per il Pibe sono il momento più toccante della serata romana. Vero amore.
Otto al capolavoro di Lorenzo Insigne, che al 33′ prende martello e scalpello e scolpisce un Michelangelo che Pandev rovina dimostrando di avere la stessa sensibilità di un piccione verso un’opera d’arte.
Nove è il numero di Gonzalo Higuain. Il suo nome è il più grande tormento dei tifosi azzurri nell’ultimo mese. Gioca. Forse. Anzi no. Una situazione gestita male e che adesso sta assumendo i contorni del vero giallo. Qual è il problema dell’argentino? Che senso ha metterlo in campo per vederlo passeggiare come nella gara dell’Olimpico? Una sfilata di dubbio gusto che non chiarisce la questione del Pipita e lascia spazio a diversi interrogativi. Che adesso esigono una risposta.
Dieci al miglior Napoli, a tratti, della stagione. Qualcuno potrà pensare che sia fuori luogo, in Italia il risultato incide sempre troppo sulle valutazioni, ma a lungo gli azzurri hanno dominato la Roma tatticamente e psicologicamente. Gara preparata alla perfezione da Benitez, capace di chiudere ogni fonte di gioco romanista e dare una bella lezione a Garcia. Si può essere ottimisti dopo una sconfitta? Questa volta pare proprio di si.
[Arturo Minervini – Fonte: www.tuttonapoli.net]
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