Posta la, necessaria, precisazione si può passare in rassegna i movimenti del Napoli. La spinta emotiva porterebbe ad avvertire una strana sensazione di insoddisfazione, per una campagna acquisti che in molti si attendevano di tenore differente. Ma il Napoli ha fatto una scelta chiara, decisa, magari anche rischiosa. Puntare sulla compattezza del gruppo, su meccanismi collaudati che si è scelta di non alterare in maniera traumatica. Il campo sarà il giudice supremo di questa filosofia.
DE LAURENTIS – Un giudizio deve racchiudere una lunga serie di criteri. Il presidente quest’anno ha voluto evitare gli “errori” commessi in passato, che hanno portato per una eccessiva fretta, a pagare più del loro reale valore alcuni giocatori. Ecco perché la strategia attendista ha portato la società a valutare ogni possibilità, senza farsi ricattare, anche a costo di rinunciare a alcuni obiettivi. La trattativa di Cissokho è un chiaro esempio. Le cessioni, pesanti, di Lavezzi e Gargano non sono da attribuire al patron. C’era la chiara volontà dei calciatori di cambiare aria ed il Napoli aveva una solo possibilità: massimizzare, sul piano economico, i loro addii. Con Lavezzi la missione è stata centrara a pieno, ottimizzando (forse oltre il valore reale) la cessione del Pocho. Per Gargano si è forse giunti ad un compromesso con l’Inter, in virtù di un rapporto costante tra i due club.
In entrata il riscatto di Pandev viene, con superficialità imperdonabile, sottovalutato. Il Napoli ha creduto nel macedone, lo ha riportato ai vecchi fasti e la scelta di investire circa 8 milioni per Goran è assolutamente condivisibile. Allo stesso De Laurentiis, chi dice il contrario dice il falso, va attribuita l’intuizione di riportare in azzuro Lorenzo Insigne. Uno che in pochi mesi si è conquistato la fiducia di tutti e, con molta probabilità, la chiamata nella nazionale maggiore da parte di Prandelli. Alla lunga potrebbe essere l’acquisto più azzeccato, e se il Napoli se lo è ritrovato in casa e non ha dovuto investire fior di milioni è solo un motivo di orgoglio e non certo una colpa.
Mezzo voto in più il patron lo merita per il grande sforzo economico fatto per trattenere Edinson Cavani. Il TOP PLAYER, il bomber che tutta Europa ha provato a strappare al Napoli. De Laurentiis ha resistito, distruggendo il tetto ingaggi per esaudire le richieste economiche del Matador con il rinnovo fino al 2017. E’ lui il grande acquisto per il presente e per il futuro.
BIGON – Chiaramente l’operato del direttore sportivo si è allineato alle direttive della presidenza. Bigon ha fato quello che gli è stato chiesto di fare, tutto qua. E lo ha fatto in modo più che sufficiente in entrata ed in uscita. Strappare Behrami alla Fiorentina non era semplice, così come bruciare la concorrenza su talenti ambiti come El Kaddouri ed Uvini. Gamberini è una pedina di esperienza che non fa certo male. Nel mercato in uscita ha trovato sistemazione a Cigarini, Hoffer, Chavez, Fideleff, Santana. L’unico esubero rimasto sul “groppone” è Leandro Rinaudo.
MAZZARRI – Aveva chiesto grandi nomi alla società, ma con il silenzio successivo ha, seppur indirettamente, approvato le scelte della società. Una responsabilità importante per il mister, che è stato accontentato con l’ultima casella di Mesto, suo fedelissimo sin dai tempi della Reggina. La palla ora passa al tecnico, che dovrà ottimizzare le risorse a disposizione. Partendo, in primis, da due giovani di talento come Insigne e Vargas. Evitando gli errori del passato…
BILANCIO – Dare voti avrebbe poco senso, considerando la soggettività dell’argomento. Sarà il campo a dire se il Napoli ha agito bene o male. Sono andati vie due colonne come Lavezzi e Gargano. Ma le grandi imprese hanno sempre alla base uno spruzzo di rivoluzione. E’ prevalso il principio dellla squadra competitiva non si stravolge. L’obiettivo dichiarato è quello dei primi tre posti. Fallirlo non darebbe alcuna attenuante. Centrarlo sarebbe l’ennesimo successo di un progetto vincente.
[Redazione Tutto Napoli – Fonte: www.tuttonapoli.net]
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