Dovevano essere 8 giorni in cui la squadra di Mazzarri dimostrasse la vera identità, tre partite per iniziare a dire se questo Napoli è una realtà o un bluff. Prima della trasferta di Catania gli azzurri si trovavano a 11 punti, in seconda posizione, al pari di formazioni come Milan e Inter e dietro solo alla sorprendente Lazio. La partita del “Massimino” però non ha dato le risposte che tutti si attendevano; infatti, quello etneo, pur essendo un campo ostico e tremendamente difficile (il Catania in casa, nel 2010, non ha mai perso), in molti si aspettavano qualcosa in più dalla squadra di Mazzarri. La partita con un po’ di fortuna e un pizzico di cinismo stava anche avviandosi verso una vittoria importantissima, grazie alla rete del solito Cavani nella prima frazione di gara. Purtroppo però, per una disattenzione difensiva, il Catania raggiunse un meritato pareggio che alla fine dei conti poteva non essere considerato così negativo. Le attenuanti potevano essere molte, oltre alla difficoltà della partita a livello ambientale, anche quelle psicologiche di giocatori che attendevano con ansia due importanti partite, quella col Liverpool in Europa League e quella con il Milan.
5 giorni dopo, il Napoli si presentava vestito a festa, con uno stadio stracolmo, impaziente di assistere alla sfida contro una delle formazioni più titolate d’Europa. Il nome poteva far tremare le gambe ed emozionare chiunque, ma i noti problemi di classifica ( con i Reds ultimi in Premier) e le importantissime assenze per infortunio o scelta tecnica avevano, forse, tolto un po’ di aspettativa alla partita, che qualcuno, con ogni probabilità, aveva creduto di aver già vinto. Nessun cambio rispetto alla “formazione tipo”, niente di nuovo per Mazzarri che si affidava a coloro che riteneva più affidabili, in forma e che si erano guadagnati, in larga parte, quella magnifica serata. Il tecnico livornese non aveva tenuto conto nemmeno dei viaggi transoceanici e delle fatiche patite nell’ultimo periodo da alcuni dei suoi elementi migliori. Il risultato fu quasi imprevedibile: uno 0 a 0 scialbo, ma oltre a questo la cosa che lasciò sbalorditi è la prestazione di un Napoli impalpabile, a volte nullo, che pur giocando con una squadra allo sbando, aveva rischiato di perdere quella partita.
Anche dopo quest’incontro si cercò di giustificare la prestazione affermando che, forse, alcuni avevano dato inspiegabilmente di meno e che la successiva partita col Milan aveva potuto distogliere l’attenzione e la concentrazione. Il posticipo di quest’ultima giornata vedeva in campo gli azzurri contro quelli che negli anni ’80 erano i rivali più temuti. Una partita che sembrava fatta apposta per rifarsi dei due precedenti (e deludenti) pareggi e che avrebbe potuto dare al Napoli un nuovo slancio e una nuova linfa. Al San Paolo invece è andato in scena, nella prima mezz’ora, un Napoli inconsistente che ha lasciato l’iniziativa ai rossoneri, che hanno potuto giostrare la partita a loro piacimento, trovando un gol fortunoso (per come Robinho ha colpito la palla) ma meritato. Dopo quello schiaffo c’è stata la prima reazione, che però non è stata ordinata, ma molto confusa, tanto da portare un giocatore ordinato e metodico come Pazienza a commettere 2 sciocchezze nel giro di pochi minuti, lasciando i compagni in inferiorità numerica. Secondo schiaffo e seconda reazione, più convinta che quasi portava al pareggio (che solo un miracolo di Abbiati, su un colpo di testa in tuffo di Lavezzi, può evitare). Il terzo schiaffo (raddoppio di Ibrahimovic) non ha tramortito il Napoli, come avrebbe fatto con qualsiasi squadra, ma ha addirittura provocato una reazione più rabbiosa e convinta che ha generato, però, solo il gol della bandiera (su una magia di Lavezzi).
E’ finita con due pareggi e una sconfitta la settimana che avrebbe dovuto dire se questo Napoli era pronto per l’alta quota. La risposta l’ha data e sembra che, almeno per ora, la squadra di Mazzarri soffra di vertigini.
[Mattia Sparagna – Fonte: www.tuttonapoli.net]