Napoli-Milan: la presentazione tattica dell’incontro

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In altri tempi si sarebbe potuto parlare di sfida scudetto, come nel lontano 1988 quando la squadra allora allenata da Arrigo Sacchi andò al San Paolo con un solo punto di distacco dal Napoli capolista, firmando una vittoria per 3 a 2 che viene ricordata come l’inizio del ciclo dell’allenatore di Fusignano ed una delle più belle vittorie del Milan di Berlusconi: oggi, seppur la situazione di classifica delle sue squadre sia diametralmente opposta e la partita del San Paolo non metta in palio lo scudetto, la sfida conserva sempre un antico fascino e per altri motivi rimane sempre un appuntamento da non fallire per entrambe le squadre.

QUI MILAN

Inutile sottolineare come il Milan non può più permettersi di lasciare punti per strada, come altrettanto inutile ribadire che l’impresa per i rossoneri non sarà per niente facile: il destino in questo caso ha giocato davvero un brutto tiro ai rossoneri che in un momento di confusione tattica pressochè assoluta, con un’identità ancora molto lontana dall’essere trovata, dovranno affrontare una serie di avversari che di contro sono organizzatissimi e hanno di contro idee molto chiare.

Leggendo i dati statistici relativi al campionato italiano, alcuni di essi fanno particolarmente riflettere: i rossoneri sono la prima squadra in Serie A per possesso palla. Questa statistica, che riflette quello che è stato il DNA dei rossoneri per tanti anni può lasciare perplessi, perchè riesce davvero difficile rapportare la difficoltà in fase realizzativa della squadra alle percentuali di possesso maturate dagli stessi uomini. In realtà una spiegazione, e anche piuttosto semplice, c’è: questa squadra non è costruita per gestire il possesso. Osservando le partite del Milan attuale infatti si può notare come la manovra appaia quasi preimpostata su binari ben definiti, poco fantasiosa, e ricca di errori individuali; dopotutto, una cosa è cercare di gestire il possesso quando a centrocampo giocano Pirlo Seedorf e Kakà, un’altra è farlo con De Jong, Ambrosini, Montolivo eccetera, giocatori che non hanno nelle corde gli stessi colpi dei precedenti interpreti di questo ruolo.

La difficoltà ad ottenere risultati probabilmente dovuta quindi anche ad un errore nell’impostazione della strategia di squadra, che a nostro avviso dovrebbe puntare molto di più sul pressing ed il contropiede [sopratutto avendo in squadra giocatori come Pato ed El Sharaawy] potrebbe portare Massimiliano Allegri a cambiare di nuovo modulo per Sabato sera: attenendoci alle ultime indiscrezioni, questa volta l’allenatore tenterà [è proprio il caso di dirlo] il 4-3-3, allo scopo di inserire un mediano in più, probabilmente Nocerino, e cercare di risolvere il problema di equilibrio che la partita contro la Fiorentina ha definitivamente denunciato. Di contro la soluzione toglierà Bojan da una zona viva del campo e sarà interessante verificare come la squadra reagirà complessivamente all’ennesimo cambio di consegne tattiche: fermo restando che in più di un’occasione abbiamo auspicato il 4-3-3 come schema dei rossoneri, siamo fermamente convinti che i continui cambi di schema non facciano assolutamente bene alla squadra, che andando avanti così non riuscirà mai a trovare gli automatismi necessari ad affrontare dignitosamente una stagione già di per sè complicata.

QUI NAPOLI

Per una squadra in evidente confusione tattica, ce n’è un’altra che le idee dal punto di vista strategico le ha ben chiare. Walter Mazzarri infatti, uno degli allenatori più preparati tatticamente del nostro campionato, sta lentamente compiendo un processo di cambiamento in seno al suo Napoli, che quest’anno ha dovuto affrontare il trauma della perdita di Lavezzi: senza l’Argentino infatti, uomo chiave del 3-4-1-2 disegnato negli anni scorsi da Mazzarri, il Napoli deve modificare qualcosa. Da questo punto di vista sono interessanti i due secondi tempi disputati dal Napoli contro Dnipro e Genoa: nelle due occasioni infatti il Napoli si è schierato con una difesa a 4, assoluta novità per quanto riguarda il credo tattico tipico di Mazzarri. L’esperimento però sembra funzionare, viste le rimonte maturate sul campo: in questo modo vengono offerte diverse alternative a Mazzarri in relazione agli uomini a propria disposizione.

La versione più spregiudicata prevede un 4-2-3-1 che da un lato permetterebbe al Napoli di far convivere in campo i suoi quattro giocatori più talentuosi, ma dall’altro potrebbe provocare gli stessi equilibri tattici che si osservano per i rossoneri. Oltretutto la rosa corta a disposizione di Mazzarri consiglia di utilizzare questa soluzione solo a partita in corso, in caso i Partenopei avessero necessità di recuperare un risultato: rischiare sempre dall’inizio Pandev Hamsik Insigne e Cavani infatti potrebbe rivelarsi un azzardo alla lunga controproducente.

Una versione più equilibrata, e quella che a nostro avviso seguirà Mazzarri [e dunque potrebbe vedersi contro il Milan] prevede l’inserimento di un centrocampista aggiuntivo [Behrami] disegnando così un 4-3-1-2 che all’occorrenza e facilmente può tramutarsi in un 4-3-2-1 vista la grande duttilità tattica sia di Cavani che di Pandev. In ogni caso non è da scartare nemmeno l’ipotesi di una partenza con la difesa a tre, schema meglio conosciuto dai giocatori [e per cambiare sistema di gioco ad una squadra servono mesi di assimilazione ndr] e di un eventuale cambio di posizionamento a partita in corso.

LA CHIAVE TATTICA: I Partenopei sono tra le squadre più in forma del nostro campionato; i rossoneri dovranno scendere in campo al San Paolo con grande umiltà, consapevoli del fatto che in questo momento la squadra di Mazzarri è superiore. Ma la consapevolezza di essere inferiori non vuol dire per forza dare la partita per persa: al contrario, potrebbe essere l’aiuto più prezioso per impostare la partita di sacrificio che in questo momento serve ai rossoneri. Abbiamo già sottolineato infatti che l’aspetto psicologico è quello sul quale si deve maggiormente lavorare attualmente: in questo senso vedremo se la visita di Berlusconi a Milanello ha prodotto i frutti sperati.

IL GIOCATORE DA SCHIERARE: Indico Nocerino semplicemente per il fatto che concordo con l’idea di inserire un mediano in più; ho già chiarito che secondo me contro squadre che non si chiudono nella propria metà campo il 4-2-3-1 non è un ipotesi praticabile: toglie troppo equilibrio alla squadra minando ancor di più l’efficacia di una fase difensiva che già così non può contare su grandissime individualità.

IL GIOCATORE DA EVITARE: Nonostante quanto visto nelle apparizioni recenti, rimango sempre convinto che il Milan debba lavorare al recupero di Pato, e non mandarlo in panchina. Per questo continuerei a dare fiducia al brasiliano ed eviterei di schierare Giampaolo Pazzini, un giocatore che tatticamente è abbastanza improduttivo per il modo di giocare di cui ha bisogno il Milan in questa difficile stagione.

[Alessandro Alampi – Fonte: www.ilveromilanista.it]