La lista di giocatori seguiti per questi due ruoli è enorme ma, con ogni probabilità, Walter Mazzarri indicherà giocatori che fanno già parte del campionato italiano, a suo parere già pronti ad inserirsi nei suoi schemi e che magari già conosce per esperienza passate. La filosofia del tecnico è questa, e non la scopriamo di certo oggi: del resto già l’ipotetica formazione titolare attuale non presenta giocatori provenienti dall’estero. Anche i giocatori non italiani presenti in formazione provengono tutti da altre squadre del campionato italiano. Per l’attacco, invece, il discorso è chiaramente legato alla partenza di Eduardo Vargas. Numericamente per il tecnico il reparto è completo, ma sicuramente non lo è per caratteristiche tecniche e, se il cileno dovesse partire in prestito oneroso, potrebbe arrivare una punta forte fisicamente che potrebbe dare una mano nei finali di gara, soprattutto al San Paolo, quando le medio-piccole si chiudono per portare a casa il pareggio non permettendo al Napoli di sviluppare il suo gioco caratteristico sugli esterni.
Altra questione spinosa che De Laurentiis affronterà nelle prossime ore è il rinnovo di Edinson Cavani. Il manager del giocatore, Pierpaolo Triulzi, negli ultimi giorni ha atteso il presidente a Castelvolturno perchè al giocatore non basta l’adeguamento avuto pochi mesi fa. La volontà del giocatore, però, non è quella di andare via – come invece molti sostengono paragonando la situazione a quella di Lavezzi – e le parti potrebbero trovare una soluzione. Un accordo tra le parti significherebbe sgretolare il tetto-ingaggi stabilito dalla società. Con tutti i bonus che Cavani ha raggiunto, nell’ultima stagione ha portato a casa 2,9mln di euro. De Laurentiis è disposto a far diventare questa cifra, comprensiva di bonus, il nuovo ingaggio del giocatore a cui poi aggiungere circa 1mln di bonus arrivando quindi a circa 4mln. La richiesta dell’entourage del giocatore è invece di 4mln più bonus alla luce di alcune offerte ricevute e che saranno presentate al Napoli. E’ tutta qui la differenza tra le parti che però vogliono trovare un accordo, senza alcuna promessa di cessione.
Per l’addio di Gargano, nonostante fosse prevedibile se non annunciato, non mi aspettavo una reazione del genere della tifoseria. Sin dal ritiro Mazzarri era stato chiaro: “Nel centrocampo a cinque Gargano è un’alternativa ad Inler”. Niente ruolo da interno per l’uruguayano e non a caso l’arrivo di Behrami è finalizzato all’utilizzo del giocatore in quel ruolo avendo maggiore propensione all’inserimento. Considerando che non è mai stato un segreto la volontà del giocatore di giocare praticamente sempre – con le relative polemiche anche quando per una sola gara Mazzarri lo lasciava in panchina per un normale turn-over -come tra l’altro ha rivelato pubblicamente nella lettera d’addio ai tifosi, perchè contestare la cessione alla società? “Il presidente mi ha accontentato” ha dichiarato Gargano, probabilmente soltanto alla fine perchè il giocatore non aveva un grandissimo mercato. Escludendo la Fiorentina, che probabilmente non si avvicinava ai 6mln di euro e non era propensa ad un prestito oneroso, l’Inter è una soluzione – visti i rapporti d’amicizia tra i presidenti – nata su intuizione proprio di De Laurentiis visto che i nerazzurri cercavano un rinforzo in quel ruolo ed il giocatore nelle ultime amichevoli aveva già dato ampi segni di insoddisfazione al tecnico. Da non trascurare anche l’aspetto economico visto che il giocatore dall’attuale 1mln di euro andrà a percepire 1,7mln di euro per quattro stagioni, cifra che il Napoli non riteneva congrua. Impossibile non ringraziare l’uruguayano per il contributo, dentro e fuori dal campo, che ha dato in cinque stagioni ma non sempre si possono dare colpe a qualcuno. Il suo addio non è colpa della società e, se vogliamo, neanche del giocatore ma soltanto della natura del calcio che può portare un giocatore a cercare fortuna altrove – anche se all’Inter il posto da titolare è tutt’altro che certo – alla luce di sfide personali o semplicemente cambiamenti o scelte tattiche che ti fanno perdere posto nelle gerarchie di un allenatore. A Napoli, però, come spesso accaduto si esagera in un senso o nell’altro: per alcuni mesi il Mota venne fischiato sistematicamente al San Paolo, nel momento di maggiore difficoltà del Napoli fu individuato come colpevole numero uno, ed ora invece – magari dagli stessi che lo fischiavano senza alcun senso di riconoscenza – viene indicato come elemento imprescindibile, non sostituibile, unico, senza considerare la volontà di Mazzarri di voler una squadra diversa, che possa gestire di più il pallone e avere più fisicità a centrocampo. Un’ultima cosa: basta con il lasciare la porticina aperta per un ritorno. Ultimamente sta diventando una moda ma Napoli, per l’amore che prova verso i suoi beniamini e la delusione che incassa quando vanno via, non è proprio adatta a queste soluzioni.
De Laurentiis, intanto, ha vinto un’altra piccola battaglia nella sua personale sfida alle istituzioni. Dopo aver anticipato l’ormai famoso fair play finanziario e l’indennizzo per i giocatori chiamati in nazionale, il presidente del clu azzurro ha visto accolta la sua proposta – avanzata in un post-partita a maggio – di allungare la panchina a dodici elementi per evitare i malumori dei giocatori in tribuna, consentire maggiori scelte al tecnico e, in parte, anche alla società di difendere i propri investimenti e poter dare più occasioni a giovani interessanti che, con le condizioni precedenti, non sarebbero mai stati convocati o sarebbero entrati in lista per poi accomodarsi in tribuna. Spesso, come detto più volte negli ultimi editoriali, ha sicuramente delle uscite tutt’altro che edificanti ma qualcuno che lo etichettava come neofita, visionaro o uomo di spettacolo, sicuramente non per fargli un complimento, prima o poi dovrà ricredersi.
[Antonio Gaito – Fonte: www.tuttonapoli.net]
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