Nardini: “La Roma diventerà la squadra da battere”

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Dodici gare ufficiali, dieci di campionato più le due partite amare di Europa League; sono passati più di due mesi dall’inizio della stagione e si possono cominciare a fare le prime analisi e le prime considerazioni sulla Roma di Luis Enrique.

Siamo tornati a parlare con Marcello Nardini, che già in due precedenti occasioni aveva fatto visita alla redazione di ForzaRoma.info (leggi la prima parte e la seconda parte dell’intervista) per fare il punto della situazione sul lavoro del tecnico asturiano.

Marcello Nardini, ex portiere della Bundesliga, è il rappresentante in Italia della Horst Wein Association, dalla quale è nata la metodologia d’allenamento che è divenuta la Guida tecnica Federale in Spagna e che sta acquistando via via sempre più consenso anche da parte di altri importanti club, a partire dalle squadre dell’Europa dell’Est fino ad arrivare Oltreoceano.

Bentornato Marcello. Parlavi di pazienza e tempo come concetti fondamentali per questo nuovo corso. Vedi i tifosi della Roma più maturi rispetto al passato?

“Non è ancora totale ma i tifosi iniziano a vedere che la squadra comincia a giocare un calcio diverso, divertente, la squadra ha un possesso palla notevole e schemi di gioco completamente diversi. Stanno cominciando ad arrivare anche i risultati e le vittorie fanno sempre bene, il tifoso fondamentalmente quello che chiede è che la squadra vinca. La maturità di un tifoso sta anche nel saper aspettare che la squadra arrivi a dei livelli tali che poi possa vincere spesso. Se ci fosse stato un altro allenatore sarebbero state richieste prestazioni e risultati più immediati, conoscendo il fatto che si adotta qui una metodologia completamente diversa anche il tifoso ha cominciato a capire di dover dare più tempo e lasciare lavorare tranquillamente Luis Enrique. Sono convintissimo che la Roma nel girone di ritorno sarà la squadra da battere, una squadra difficilmente battibile e che darà grossissime soddisfazioni ai tifosi”.

Da agosto a novembre, quanti miglioramenti hai visto nella Roma?

“Ogni partita c’è stato un miglioramento, sinceramente non ho visto regressi. Conoscendo Luis Enrique che è un perfezionista e un meticoloso e che vuole sempre il massimo, ho visto tecnicamente miglioramenti notevoli. Pure all’inizio mantenendo il possesso palla riuscivano ad arrivare a fondo campo ma non a tirare in porta ma poi step by step e partita dopo partita le cose sono migliorate”.

Si diceva che era un possesso palla sterile

“Il grande problema, che lo stanno cominciando a superare, è nella fase di non possesso palla. La partita si vince quasi sempre senza palla che con la palla, sembra un paradosso ma è così. La difficoltà sta nel far capire ai giocatori che devono coprire tutti i ruoli, l’intercambiabilità è una delle basi della metodologia del calcio spagnolo (in Spagna fino a 14 anni non si danno ruoli ndr), la punta deve saper fare per esempio un grande lavoro di copertura, questa è la ricerca di Luis Enrique, il fatto di cambiare molto spesso formazione è una ricerca continua e costante di giocatori che gli diano affidabilità in questo senso, che possano coprire nella fase di non possesso palla e saper fare bene la fase difensiva. I miglioramenti ci sono stati e si vedono a occhio nudo. Inoltre c’è molta più consapevolezza del giocatore nelle proprie capacità, c’è un costante miglioramento nelle capacità personali del giocatore e in questo Luis Enrique è capace ad infondere consapevolezza nei propri mezzi”.

Hai parlato di intercambiabilità dei ruoli, abbiamo visto infatti Perrotta e Taddei terzini

“Lui non potendo disporre di un parco giocatori che provengono tutti dalla stessa scuola, dove tutti sanno fare tutto, è alla ricerca del giusto posizionamento dei giocatori per riuscire a trovare il puzzle esatto con i calciatori che ha a disposizione. Quando il puzzle sarà completo saranno problemi per tutte le squadre”.

Un’altra critica è stata quella di cambiare sempre la formazione titolare

“La formazione diversa serve alla ricerca del miglioramento di quello che è l’assemblaggio della squadra, per riuscire a trovare la posizione esatta dei giocatori sfruttando le caratteristiche di tutti”.

In futuro quindi ci sarà un’ossatura base?

“Sicuramente si, in futuro non ci sarà più una rotazione costante come c’è ora. Adesso c’è una fase di assemblaggio e di ottimizzazione delle risorse umane che lui ha a disposizione. È evidente che è una ricerca continua, non è un pazzo scatenato perché è una persona super preparata”.

Novembre-dicembre è un periodo molto positivo per Luis Enrique come confermano i numeri. Si può percorrere la stessa strada anche qui a Roma quest’anno?

“Secondo me si, più si va avanti più i giocatori assimilano quello che lui sta insegnando, questa è una filosofia di gioco completamente diversa da quella che è stata finora una cultura analitica del calcio. Dal momento che i ragazzi assimileranno tutto ciò, sono convinto che dalla ripresa del campionato ci saranno grossi problemi per tutte le squadre. Il grande errore che è stato fatto è stato quello di pensare che la Roma potesse giocare come il Barcellona: si vorrebbero veder giocare 90’ giocati con ritmo Barcellona, il paragone è sbagliato, nessuno può essere come il Barcellona, come il Barcellona c’è una squadra sola. Lui ha solo trasportato quelle che sono le sue conoscenze e sta cercando di applicarle intelligentemente”.

Riguardo gli allenamenti, la novità è stata lo spostamento delle sedute al pomeriggio

“Questo è avvenuto subito dopo il discorso del derby, forse si è reso conto che dal punto di vista tecnico allenare all’inizio del pomeriggio rispetto alla mattina può essere più proficuo per molti, per quelli che sono i bioritmi dei giocatori. Ha allungato l’allenamento in modo tale da poter sviluppare tutti gli esercizi, per un giocatore che deve fare una prestazione di 95’ allenarsi solo 45’-50’ a giorno credo che sia un po’ pochino. La sua disciplina è lavoro, lavoro, lavoro. Non lascia niente al caso, è molto puntiglioso e pretende sempre il massimo”.

Quale critica ti è sembrato più fuori luogo in questi due mesi?

“Il sentire dire “Se va via è il bene dalla Roma”; la fortuna della Roma è nello staff dirigenziale, gente intelligente come Sabatini, Baldini, lo stesso DiBenedetto che fortunatamente non è italiano e ha una mentalità d’investimento diversa, lo hanno aiutato tantissimo e lo stanno sostenendo. Un’altra gestione societaria lo avrebbe probabilmente mandato via. Sulle critiche è chiaro che il tifoso vorrebbe veder vincere sempre la propria squadra ma questo non è possibile, criticare così è gratuito ed è impensabile poter dire che Luis Enrique sia incompetente. C’è da dire che lui in Spagna è stimatissimo ed è molto seguito quello che lui sta facendo e tutti sono convinti, a partire da Guardiola, che lui otterrà un ottimo risultato”.

[Luca ParmigianiFonte: www.forzaroma.info]