IL DUO PA – PLA
Zenga stupisce tutti, forse anche se stesso. Dopo tanta pressione, tante richieste e voci incessanti in città, il tecnico etneo decide di dare fiducia ad una coppia d’attacco inedita che, a dir la verità, tanto nuova non è: il duo Paolucci – Plasmati, già visto nell’ultimo match interno vinto dal Catania a seguito dell’infortunio di Martinez, uscito anzitempo dal terreno di gioco. I due si trovano dal primo minuto insieme con Mascara dietro a fungere da trequartista in un 4-3-1-2 ormai solito per Walter Zenga. Paolucci fa molto movimento, è motivato, corre su ogni pallone; Plasmati è più stabile, fa della sua elevazione la migliore qualità e funge da torre nel servire i compagni, cercando di rendersi pericoloso nelle palle inattive. Quel che viene fuori è una grande confusione nella difesa avversaria che, impensierita di marcare Plasmati sui calci d’angolo, lascia Paolucci libero di staccare più di una volta di testa, in area, quasi indisturbato. Capiti i meccanismi rossazzurri, Plasmati viene bloccato, reso a tratti nullo ma il numero 9 etneo è oggi inarrestabile, furbo e caparbio a colpire un palo prima e a siglare il suo quarto goal in campionato dopo. Dopo il pari del Lecce la manovra d’attacco diviene più confusa, le palle inattive vengono mal sfruttate ed il Catania non riesce più a rendersi pericoloso nonostante venga gettato nella mischia Martinez.
LECCE: MENTALITA’ DIFENSIVA E CAMBIO VINCENTE
Mario Berretta viene a Catania per pareggiare e lo si nota già leggendo la formazione leccese. Cinque uomini a centrocampo, quattro in difesa, il Lecce parte subito col botto cercando di cogliere il Catania impreparato lì dove altre squadre erano riuscite a creare difficoltà alla difesa etnea, ovvero nei primi minuti. Nel momento in cui i rossazzurri reagiscono, la squadra di Berretta si chiude nella propria metà campo, cercando di arginare la manovra etnea, sfruttando le ripartenze. Chiuso il primo tempo sul punteggio di 0-0, il Lecce rientra in campo addormentato, quasi fosse ancora negli spogliatoi a rifiatare. Subito il goal di Paolucci e fortunato nell’occasione del palo, antecedente alla rete, colpito sempre dal numero 9 etneo, Berretta compie la mossa vincente: fuori Giacomazzi, dentro Castillo ed è subito pari, realizzato proprio dall’appena subentrato. Bravo Mister: anche fortunato?
DISATTENZIONI FATALI
Zenga decide di cambiare rispetto a domenica scorsa, tornando al “classico” assetto difensivo: Sardo a destra, coppia centrale formata da Stovini e Silvestre con Sabato a sinistra. Un quartetto di difesa molto stabile, difficile vedere gli esterni avanzare, motivo per il quale soffre un centrocampo formato solo da tre elementi, povero dunque in quantità più che in qualità. Centrali da sufficienza, prestazione senza eccessi né in negativo né in positivo, laterali tutto tranne che perfetti, soprattutto in fase difensiva. Decisivo a tal proposito l’errore nell’occasione del goal del pari realizzato da Castillo: Sabato con una grossa ingenuità non riesce a chiudere un taglio di facile intuizione, il pallone viene servito al numero 11 leccese che realizza facilmente la rete del definitivo 1-1.
DONDARINI: RIENTRO SFORTUNATO
Pessimo infine l’arbitraggio di Dondarini che, fermo da oltre un mese, rientra in un match che dai massimi vertici viene definito “facile”. Assurda la gestione dei cartellini: due ammoniti, entrambi rossazzurri, nei primi quattro minuti, poi pausa fino ad oltre il trentesimo, nel mezzo tanti falli non sanzionato. Imbarazzante un fallo fischiato a favore di Sabato, reo di essere scivolato senza nessun avversario attorno: anche il secondo assistente, vicino all’azione, guarda dubbioso l’arbitro che, una volta fischiata la punizione, non può più tornare indietro. - articolo letto 1455 volte