Storia della Juventus: dal celeberrimo pokerissimo al genio di Sivori
Il celeberrimo pokerissimo
Dal ’31 al ’35 la Juventus darà vita ad un ciclo ineguagliabile entrato giocoforza nella leggenda universale: la conquista di 5 Scudetti, uno dopo l’altro senza soluzione di continuità. Il mito della Juventus aveva inizio. I bianconeri in quel periodo applicavano sul campo un modulo chiamato Metodo, stessa tattica che farà la fortuna della Nazionale di Pozzo (Campione del Mondo ’34 e ’38 ed Oro alle Olimpiadi del ’36). Fra i protagonisti di quel ciclo vincente ricordiamo, oltre ai già citati Orsi e Cesarini, Umberto Caligaris -difensore da leggenda-, Borel II -formidabile bomber, detentore sinora della miglior media gol in un solo campionato, 29 gol su 28 partite-, Giovanni Ferrari -attaccante, recordman di Scudetti, 8-, Guglielmo Gabetto, attaccante che farà anche la fortuna dell’altra sponda, il Torino. L’allenatore della gloria fu Carlo Carcano, il quale però, a seguito delle leggi razziali (era probabilmente ebreo) o della sua presunta omosessualità, dovette abbandonare la sua squadra nel 1934, a stagione ancora in corso. Dei 5 Scudetti il più sofferto, il più bello fu proprio l’ultimo, quello del ’35, vinto all’ultima giornata a scapito dell’Inter. La Juventus, infatti, vinse a Firenze 1-0 con una rete di Ferrari a pochi minuti dal termine mentre i nerazzurri crollavano a Roma coi laziali per 4-2, in una sorta di preludio al famoso 5 maggio 2002. Ma andiamo per ordine partendo dal 1931. Il 1° dei 5 scudetti consecutivi fu ottenuto a danno della Roma senza tanti patemi mentre il secondo consecutivo a scapito del Bologna di Schiavio per 4 punti. Nel 1933 non vi sarà storia, coi bianconeri che instauravano una sorta di Dittatura che andava di pari passo con quella Mussoliniana al Governo del Paese (a scanso di equivoci si precisa che il Duce non era tifoso juventino, anzi era un antibianconero). Anche nel ’34 i bianconeri vinceranno a redini basse. Del ’35 abbiamo già detto.
Il 14 luglio 1935 morì in un incidente aereo, davanti al porto di Genova, il presidente bianconero Edoardo Agnelli. Questo avvenimento, con la partenza di alcuni altri campioni come Cesarini e Ferrari, influì negativamente sul rendimento della squadra, che chiuse il campionato al 5° posto, con Virginio Rosetta come giocatore-allenatore. Sul volgere degli anni ’30 la Zebra si fregerà di un paio di Coppe Italia.
Il Secondo Dopoguerra
L’Italia è appena uscita con le ossa rotta dal 2° conflitto mondiale ma c’è una gran voglia di lasciarsi alle spalle gli orrori della Guerra e tornare alla vita normale, possibilmente divertondosi. Il calcio si fa portavoce di questo spirito di compensazione verso un destino crudele. La Juventus nel 1947 si affida ad un nuovo Presidente, il celeberrimo Gianni Agnelli (scomparso pochi anni fa, esattamente nel 2003), che contribuirà a tantissime vittorie bianconere. Già nel 1950 la Zebra tornava al successo, accaparrandosi lo Scudetto dopo 15 anni di digiuno mal digerito dalla tifoseria e dalla dirigenza che ormai temeva l’oblio. Fra le nuove stelle a strisce non possiamo non rimembrare l’attaccante John Hansen, il difensore Carlo Parola (la sua rovesciata volante rimane inimitabile tuttora) e soprattutto un trequartista (un jolly più che altro) destinato a diventare l’emblema della Juventus sotto molteplici aspetti, Giampiero Boniperti, leader carismatico senza eguali, un fuoriclasse completo che sarà “oscurato” soltanto negli anni 2000 dall’avvento di un certo Alex Del Piero. Nel corso della sua carriera luminescente collezionerà ben 444 caps in A conditi da 178 reti, il che rimane sinora un record, che solo a fatica un giorno lo stesso Del Piero potrebbe scippargli. Il secondo Tricolore dell’era Boniperti verrà acquisito due anni dopo. Alla conclusione saranno 7 i punti da vantare sul Milan di Nordahl. Quel nono scudetto consentì ai bianconeri di raggiungere il Genoa, che aveva da sempre dominato la classifica per numero di tornei vinti.
Un genio di nome Sivori ed un gigante buono di nome Charles
Dopo alcuni anni di stasi la Zebra torna ad infiammare l’Italia grazie agli innesti di campionissimi come John Charles, un attaccante gallese celebre per i suoi colpi di testa devastanti, e soprattutto di un genio rispondente al nome di Omar Sivori, un oriundo destinato ad entrare nella top 10 all time. Per molti El Cabezon (che significa testa grande) sarà il più grande calciatore che la Juventus abbia mai vantato nelle proprie fila.la Juventus tornerà sul tetto d’Italia nel 57-58. Lo Scudetto arrivò in surplace con un margine notevole sulla solita competitiva Fiorentina e su un incredibile Padova che aveva in panchina un allenatore destinato ad entrare nell’immaginario collettivo come pochi altri, Nereo Rocco.
Per la Juventus arriva la stella sul petto in virtù del 10° Scudetto. Capocannoniere sarà il gallese Charles con 28 gol che con Sivori darà vita ad una delle coppie-gol più celebri di sempre. Coppia che è stata l’antesignana di quella attuale composta da Trezeguet e Del Piero, ovvero il duo offensivo più prolifico di sempre, almeno per il calcio nostrano. Nella stagione 1958-59 la Juve finì terza in campionato, ma vinse la Coppa Italia battendo in finale l'Inter per 4-1. Nel 1960 conquistò un altro scudetto (l'undicesimo; il trionfo arriverà con 8 lunghezze sulla Fiorentina, ancora una volta seconda. A –11 il Milan che solo un anno fa si laureava Campione. Sivori svetta fra i bomber con 28 gol davanti al viola Hamrin) e un'altra Coppa Italia (la quarta): fu la prima "doppietta" della storia bianconera, un record eguagliato solo dal Grande Torino, dal Napoli e dalla Lazio in tutta la storia del calcio italiano. La Vecchia Signora conquistò ancora uno scudetto nel 1960-61: la corsa per riuscirci stavolta si rivelò durissima; solo un girone di ritorno eccezionale permise alla Vecchia Signora di approdare all’ennesimo Scudetto. Nella sua terza partecipazione europea, i bianconeri arrivarono ai quarti di finale della Coppa dei Campioni del 1962 contro il Real Madrid di Alfredo Di Stéfano, Ferenc Puskás e Francisco Gento: vittoria madridista per 1-0 a Torino e vittoria della Juve per 1-0, con rete di Sivori, a Madrid (prima vittoria di una squadra italiana nella capitale spagnola). Lo spareggio venne giocato a Parigi e il Real vinse per 3-1. Nel 1962-63 i bianconeri vinsero la Coppa delle Alpi, suo primo successo internazionale, con quattro vittorie in altrettante partite (in finale batté l'Atalanta 3-2) e, nel 1964-65, la Coppa Italia battendo l'Inter in finale (1-0); tuttavia in quella stagione la Juventus perse la Coppa delle Fiere (antenata della Coppa UEFA) contro il Ferencváros (finale unica, 0-1 a Torino). - articolo letto 1379 volte