La Juventus si accinge ormai a vincere prima della fine il campionato di serie B. Una bella impresa, visto che la diaspora Juventina ci ha lasciato un potenziale che è circa la metà di quello dell’anno scorso, e considerato anche che la squadra ha rimontato una penalità di 9 punti, per le note vicende di calciopoli. Deschamps proviene da esperienze importanti nel campionato francese, dopo essere stato, per anni, una bandiera della Juve da calciatore. E’ stato preso in giro dalla precedente dirigenza bianconera, quando fu usato da paravento per l’ingaggio di Capello. Nonostante tutto, ha accettato di guidare la Juve in serie B, con la spada di Damocle che grava su coloro che vengono chiamati, nel gergo calcistico, i traghettatori. La Juve, lo si evince chiaramente in questi giorni, si prepara alla massima serie non per tornare prima, ma solo per un piazzamento onorevole. La squadra deve dunque fare programmazione e crescere gradualmente.
Proprio come Deschamps, che, come allenatore, è anagraficamente ancora giovane. C’è poi un altro punto a suo favore: Deschamps incarna quella signorilità, il classico stile Juve che dopo la morte dell’Avvocato sembra essersi quasi smarrito. Dopo i toni coloriti di Moggi e il famoso “sono incazzato” del presidente Cobolli Gigli dopo la prima sentenza sportiva di questa estate contro il sodalizio Torinese, Deschamps ridona ad un calcio che genera risse fisiche e verbali ogni settimana, un tocco di eleganza e di buon senso. Lo stesso Cobolli Gigli lo indica come il più adatto per la prossima stagione, come Carlo Barel di Sant’Albano, amministratore delegato della IFIL, società che detiene la maggioranza azionaria della squadra. Perché, dunque, si continua a parlare di una sua partenza? - articolo letto 175 volte