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2010-03-04

Il preparatore dei portieri: consigli ed errori da evitare (1° puntata)


In questo piccolo articolo andiamo a focalizzare la nostra attenzione su un ruolo che, col passare degli anni, sta acquisendo sempre più importanza ossia quello del preparatore dei portieri.
Il portiere è un ruolo fondamentale, la sua preparazione, anche se all’apparenza può sembrare banale, richiede grande competenza a livello tecnico, a livello metodologico, il tutto unito a grandi qualità umane e a tanta, tanta passione.
E’ vero che questo ruolo, nel corso degli anni, è stato in continua evoluzione. Nei tempi eroici l’ estremo difensore veniva “piantato” sulla linea di porta, con l’unico compito di respingere i tiri avversari. Ora, col passare del tempo e l’ evolversi del gioco del calcio, il ruolo è andato incontro a una “professionalizzazione” via via crescente, sotto tanti aspetti.
Ora il buon numero 1 è colui che possiede grandi doti tecniche, anche nel gioco coi piedi (tanto che in alcune squadre funge quasi da libero aggiunto, o in alcune situazioni di gioco è lui ad avviare l’ azione offensiva); qualità mentali non indifferenti, qualità atletiche importanti, che gli consentano di essere al passo con l’evoluzione sia in termini di capacità condizionali (forza, velocità) sia in quelli specifici dei materiali ( palloni molto più leggeri il che significa aumento della velocità dei tiri nonché improvvisi cambi di traiettoria che spesso ingannano il portiere e che richiedono una grande capacità di reazione).
In tutto ciò, anche il preparatore specifico si è dovuto adeguare a questi cambiamenti, egli non è più quella persona che sottoponeva l’allievo a lunghissime “scariche” di tiri in porta, o a sforzi estremi sui gradoni, con l’aggiunta esagerata di pesi. Esercizi che avevano la durata impressionante di oltre un minuto.
Come accennato prima il preparatore deve possedere competenze in più ambiti: dapprima a livello metodologico; conoscere dettagliatamente i regimi di contrazione e i meccanismi energetici utilizzati dal portiere, il tutto subordinato alla conoscenza dell’ anatomia e della fisiologia umana.
Inoltre deve essere un ottimo “psicologo” ; far sentire all’ allievo totale fiducia, ascoltarlo, comprendere i suoi momenti difficili, nonché tenerlo coi piedi per terra nei momenti di esaltazione.
Il tutto unito a competenze tecnico-tattiche e a un bagaglio d’ esperienza da mettere al servizio del portiere, accumulato nel corso degli anni.
Tanti, troppi sono gli errori a cui possono andare incontro i preparatori.
Molte volte assistiamo a pseudo-allenatori che propongono esercizi sol perché sono stati eseguiti da loro stessi nel corso della carriera ( o perché sono stati colti da lavori altrui) senza sapere effettivamente gli obiettivi prefissati di quel tipo di esercitazione. Oppure non seguire una corretta programmazione degli obiettivi, siano essi a breve, medio o lungo termine (ad esempio, MAI proporre due sedute di forza in due giorni consecutivi)!
Un altro errore può essere il riproporre puntualmente le medesime esercitazioni nei micro cicli portando l’ allievo a un blocco mentale e fisico. Chiaramente non bisogna eccedere nemmeno nel senso opposto, proponendo troppe variazioni.
Soprattutto a livello giovanile dobbiamo portare il nostro allievo ad apprendere il corretto gesto tecnico mediante le ripetizioni o, meglio ancora, tramite un modello da seguire che potrà essere un portiere più esperto o, perché no, lo stesso preparatore!
In virtù di ciò, un'altra importantissima qualità che deve possedere un buon preparatore è adattare il suo lavoro in rapporto all’ età, alla categoria e alla qualità degli allievi a disposizione. Deve essere, insomma, molto “flessibile” a livello mentale. E’ inutile, o peggio dannoso, sottoporre agli stessi carichi di lavoro, portieri della prima squadra e portieri di categorie inferiori (specie giovanissimi e allievi).
Ancora, è errato proporre un esercizio tecnico, concatenato allo sviluppo di una capacità condizionale, se il nostro allievo (specie se alle prime esperienze) ha carenze di tipo coordinativo e lacune tecniche di base (ad esempio corsa sui talloni oppure errori nell’ eseguire il tuffo). Finirà per apprendere un gesto tecnico scorretto e anche il successivo lavoro verrà svolto in maniera sbagliata.
Su questa base, introduco l’ultimo concetto legato al giovane portiere e alle sue capacità coordinative.
Esse sono importantissime e DEVONO essere allenate fin dai primissimi anni di pratica sportiva. Una buona coordinazione di base (sviluppata non necessariamente con la specializzazione del ruolo, ma anche con altre attività ludiche multilaterali) è fondamentale nello sviluppo futuro di un portiere (e non solo).
Chiaramente, più i portierini sono piccoli d’ età, più gli esercizi verranno proposti in forma ludica.
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