La rinascita giallorossa degli anni cinquanta ebbe un nome: Renato Sacerdoti. Era stato un dirigente del Roman F. C. e, nell’estate del 1927, fu uno tra i più attivi nelle trattative che portarono alla nascita dell’A. S. Roma. Impegnato alacremente per rendere grande la Roma, raccolse il testimone direttamente dal primo storico presidente Italo Foschi e nel 1928 divenne massimo dirigente giallorosso. Erano i tempi di Campo Testaccio e la Roma, grazie al lavoro continuo del suo presidente, divenne subito grande tra le grandi. Dovette lasciare la carica nel 1935 perché si avvicinavano tempi bruttissimi per chi, come lui, era di religione ebraica. Finite le atrocità della seconda guerra mondiale poté finalmente uscire dalla clandestinità e rientrò nei ranghi della Roma come vicepresidente; era luglio 1949.
Visse il momento buio degli anni del dopoguerra culminati con la retrocessione nel 1951 per poi, una volta che la Roma si riaffacciò in serie A, prenderne nuovamente le redini come ai tempi di Campo Testaccio; era il 18 novembre 1952 e tornò ufficialmente ad esserne il massimo dirigente. Costruì una squadra in grado di affrontare a testa alta le “big” del nord. Un sesto posto al termine della prima stagione della sua seconda vita come presidente; per una compagine appena tornata in massima serie fu senz’altro un risultato apprezzabile. Posizione confermata l’anno successivo. Nell’estate del 1954 Sacerdoti fece un ulteriore sforzo economico per far decollare la sua creatura acquistando dei campioni tra i quali Luigi Giuliano, Giosuè Stucchi e la stella magiara dell’Inter, Stefano (Istvan) Nyers. L’ala ungherese era dotata di un tiro potentissimo; al primo torneo in Italia si aggiudicò il titolo di capocannoniere della serie A (1948 – ’49) e nelle due stagioni precedenti l’arrivo nella capitale, sempre con la maglia dell’inter, aveva vinto due scudetti. Dopo due sesti posti Sacerdoti si apprestava ad iniziare la terza stagione della sua nuova avventura come presidente. Alla guida tecnica della squadra vi era l’allenatore inglese Jesse Carver, chiamato a sedersi da solo sulla panchina giallorossa alla nona giornata dell’annata precedente dopo la convivenza difficile con Mario Varglien.
Debuttò all’Olimpico vincendo 3-0 contro il Novara. Proprio in trasferta contro gli azzurri piemontesi la Roma debuttava nella stagione 1954 – ’55. Quel torneo si sviluppò in maniera più che soddisfacente per i tifosi romanisti. Le maggiori soddisfazioni arrivarono nei confronti con le squadre milanesi strapazzate in tutti e 4 gli scontri. Con il Milan, poi vincitore del tricolore, la Roma dimostrò di potersela giocare alla pari senza alcun timore reverenziale. La squadra di Carver e del presidente Sacerdoti terminò il campionato vincendo 5-2 a Ferrara contro la Spal e conseguendo un terzo posto, miglior risultato dall’anno dello scudetto 1941 – ’42 . Risulterà il miglior piazzamento raggiunto fino alla presidenza Anzalone negli anni ’70.
LA GARA – Era il 19 settembre 1954; il Novara scese in campo contro i giallorossi con: Pendibene; Pombia, De Togni; Feccia, Molina, Baira; Marzani, Eidefjall, Formentin, Colombi, Arce. La Roma rispose con: Albani; Bertuccelli, Eliani; Bortoletto, Stucchi, Venturi; Ghiggia, Celio, Galli, Cavazzuti, Nyers. Arbitro designato per l’incontro fu il Sig. Jonni di Macerata. I giallorossi passarono in vantaggio grazie ad un’autorete di Pombia al 38° del primo tempo. All’84° su rigore mise a segno la sua prima rete in giallorosso Nyers. Due minuti dopo venne concesso un penalty anche ai padroni di casa. Se ne incaricò della trasformazione Arce che siglò la rete che per alcuni minuti tenne in apprensione gli uomini di Jesse Carver, ma nulla più fino al termine. Novara – Roma 1-2 il responso finale del campo. La Roma espugnò uno dei campi che fino a quel momento, storicamente, si era rivelato quasi sempre ostile riservandole, spesso, anche grosse amarezze.
[Massimiliano Spalluto – Fonte: www.vocegiallorossa.it]