MADRID – Sono già passati nove anni da quella notte, da quella pagina d’acciaio custodita nel libro leggendario di del calcio. Nelle semifinale d’andata della Champions League 2010/2011 il Barcellona di Guardiola prenota la finale di Londra espugnando il Bernabeu 2-o. Mattatore della serata? Beh, un certo Leo Messi. Succede tutto negli ultimi venti minuti: la prima rete è da vero numero nove navigato, cross di Afellay e anticipo secco sul primo palo dove Casillas non può arrivare.
Il Real Madrid allenato da Mourinho, in dieci uomini per gran parte del match, non reagisce e nei minuti finali Messi decide (si perché lui decide) che il doppio confronto debba finire al primo atto, senza che ci possa essere una ripresa Blanca. Busquets gli consegna la palla a centrocampo, come se già sapesse quello che sarebbe successo nei dieci secondi successivi. Il numero 10 la prende, la accarezza e comincia a correre per 40 metri saltando ogni avversario (uno, due, tre, quattro..) e infilando con il destro l’incolpevole Casillas. Sergio Ramos, anni dopo, racconterà il punto di vista della difesa del Real Madrid, in totale confusione dinanzi a cotanta classe, cotanto genio.
Messi come Maradona, per la seconda volta dopo quella rete realizzata al Getafe quattro anni prima. Inutile dire che il Barcellona vincerà quella Champions League battendo il Manchester United 3-1, nella notte di Wembley.
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