La sorpresa stagionale era durata sin troppo rispetto ai canoni tradizionali, 26 lunghe giornate, a -12 dal gong finale. Il Napoli champagne di Walter Mazzarri aveva avuto il merito non irrisorio di escludere la monotonia dal Campionato, quasi sempre legato alla nobiltà consolidata, facendolo slittare dai binari dell’ovvio, provocandone la fuoriuscita dall’eremo in cui si rinchiudono le solite note, dal Milan all’Inter.
Dopo l’irruzione nella scala del calcio, che aveva dovuto fare i conti con un terzo incomodo di lusso, i partenopei rivestono i panni della provinciale, e dal sogno Scudetto ripiombano nell’alveo di competenza, distanti dalla gloria assoluta, al momento affar di Milan e Inter, sì sempre loro, per una routine che di certo non fa bene al calcio, il quale bivacca nella tediosità delle solite facce.
Nel giro di una settimana la Serie A presenta il conto ai campani, e dal -3 si trovano già a -8, con la preoccupazione di ritrovarsi con il contentino della qualificazione Uefa, con tanti saluti alla Champions. Lo scontro diretto con la capolista Milan ha improvvisamente ridimensionato una compagine che a momenti si ritrovava in vetta al torneo: 3-0 che mette a nudo le peculiarità negative del Napoli, oramai surclassato psicologicamente dalla vertigine d’altitudine, specie dopo lo 0-0 deludente contro il Brescia.
Gli azzurri, a cui non va rimproverato nulla, hanno esaurito cotanto pepe con il quale avevano insaporito un campionato altrimenti insipido, troppo scontato a causa della superiorità indiscussa delle milanesi, che da tempo si spartiscono la torta. Cavani & company hanno prolungato sin troppo l’effetto outsider, per un sogno destinato a rimanere tale. Rimane la consapevolezza di poter ripartire da delle fondamenta comunque solide, dalle quali si potrà costruire un futuro top team, in grado sin dalla prossima stagione, di poter lottare per il Tricolore senza ancorarsi ai sogni o alle utopie.
Adesso non rimane che mettere da parte le illusioni di poter rivedere finalmente un team “diverso” cucirsi il tricolore sul petto, e sperare che Milan ed Inter diano vita ad una lotta serrata sino all’ultimo minuto, per ripagarci della fuoriuscita di scena del terzo incomodo.
Per quanto concerne il 4° posto si prefigura una battaglia ad armi pari fra la validissima Lazio e la rivelazione Udinese, trascinata da Di Natale (ancora lui!) e del cileno Sanchez, reduce due turni orsono di una quaterna inverosimile che nella massima serie latitava da anni (l’ultimo era stato Pozzi). Occhio alla Roma del neo allenatore Montella, seppur defilata rispetto alle posizioni più consone alla disputa della Champions. Veleggia in cattive acque, tanto per cambiare, l’armata Brancaleone della Juventus, 3 k.o. di seguito tanto per gradire: il progetto Del Neri è miseramente fallito! Anche il pass per l’Europa League è a rischio, proprio come un anno fa. C’era una volta la Juventus…