FORMAZIONI: Consueto 4-3-3 per Donadoni, con un paio di modifiche rispetto alle proiezioni della vigilia. Mirante tra i pali, i buttafuori dinanzi alla porta d’ingresso sono Coda e Paletta, con Mesbah preferito a Gobbi e Benalouane a spingere sugli esterni. Valdes è il classico vertice basso previsto nello spartito, il mancato laziale Parolo e il simpatizzante laziale Marchionni ai suoi fianchi. Davanti Amauri è il perno di un attacco completato da Belfodil (preferito a Sansone) e Biabiany. Petkovic non è in vena di esperimenti, recupera la difesa titolare dopo due mesi e vuol cercare di capire quanto possa aver influito sullo scivolone in campionato della Lazio. Davanti a Marchetti quindi ci sono Biava e Dias, con Radu a sinistra e Konko (fuori dalla vittoria con il Pescara) sul versante opposto. Ledesma schermo davanti alla difesa con i piedi magici di Hernanes e i muscoli di Onazi ai lati. Ederson e Candreva sono i due esterni con baricentro molto alto, in quello che si va a profilare come un atteggiamento speculare al Parma, con Klose unico (non) riferimento, con facoltà di svariare. Solito campionario di movimenti da antologia, non supportati da una condizione adeguata e dalle intuizioni dei compagni in assistenza.
PRIMO TEMPO – Avete presente quelle stucchevoli partitacce di tennis senza colpi ad effetto e gioco sotto rete? Tic- tac, tic-tac, da una parte all’altra, senza emozioni. Parma-Lazio rispecchia il disastroso andamento nel girone di ritorno di due tra le principali sorprese della prima parte di torneo: 10 punti i ducali, 12 la Lazio, il non gioco è fatto. E pensare che dopo 120 secondi Marchetti usa i superpoteri per alzare sopra la traversa un’incornata di Amauri, con un pronto colpo di reni. Nel frangente Radu è stato ingenuo nel restare bloccato sul lancio a palla scoperto del buon (ma non coi piedi) Benalouane, situazione ideale per Biabiany che sterza controsterza e serve un assist al bacio, non sfruttato al meglio dal bomber italo brasiliano. Stop alle emozioni. Niente pressing, squadre lunghe ma al piccolo trotto. Dama bloccata, non si mangiano pedine, simmetria perfetta in campo, con qualche nota a margine: Belfodil sugli esterni è un aquilone senza vento, Donadoni aveva già sperimentato e il cambio fascia non giova. Squadre compassate, partita bloccata. Il Parma non sfrutta le ripartenze, anche perché non c’è l’occasione. La Lazio attacca infatti con 4-5 uomini e non di più, il resto della truppa resta ancorata dietro. Ederson non punge, Candreva prova qualche spunta ma spesso sbatte contro il suo stesso desiderio di caricarsi la squadra sulle spalle. Al 20’ dagli spalti del Tardini ecco i primi fischi. Non una finale di Wimbledon, con uno score recente impietoso la paura di farsi male è palpabile. Al 24’ Candreva suggerisce il corridoio a Ledesma, cross al centro per Klose che si svincola con una mossa astuta dalla marcatura di Lucarelli, ma svirgola la girata. Il cronometro scorre inesorabile, lento, inversamente proporzionale al dominio della noia. Teoria della relatività, gli ultimi 10 minuti sono interminabili. Ci prova il solito Amauri ad accendere la partita, ma la coppia Biava Klose riesce a sbrogliare la situazione di mischia. Intervallo, momento di riflessione: diversi elementi della Lazio sono assolutamente fuori condizione, al Parma un pareggio può interessare. Solo la Lazio ha necessità di cambiare il corso della partita.
SECONDO TEMPO – Le nostre preghiere vengono accolte e la gara assume un minimo di godibilità. Stessi effettivi in campo ed è ancora il Parma a partire forte. Amauri è subito bravo a liberarsi dalla marcatura di Biava, girata che termina un metro distante dal palo, con Marchetti che era balzato come un felino coprendo la traiettoria. Fase di nuovo stallo, l’unica nota positiva un coro dei parmensi in ricordo di Gabriele Sandri. Le squadre si allungano, ma stavolta provano ad offendere con un po’ di coraggio. Al 56’ finalmente Lazio: Klose ed Ederson scambiano nello stretto, in zona centrale, il brasiliano carica il missile ma non inquadra la porta. Petkovic si mette le mani nei capelli, creare un’occasione diventa un privilegio, e andrebbe capitalizzata. Dopo 10 minuti la Lazio passa a due punte, con Floccari che rileva uno stanco Ederson. Ben presto si materializza un quesito: in questo momento della stagione due riferimenti in avanti non potrebbero giovare alla causa? L’ingresso di Kozak per Klose ad un quarto d’ora dal termine paradossalmente scuote la Lazio, che crea diverse occasioni in serie. Dopo pochi secondi Kozak si ritrova a tu per tu con Mirante (pessima la linea parmense), ma calcia frettolosamente sui piedi dell’estremo difensore. La Lazio è viva, come non accadeva da tempo, ma è poco cinica, come di consueto. Il ceco è scatenato: arriva in ritardo sul cross di un rivitalizzato Candreva, poi effettua una pregevole sponda per Floccari che sgancia un missile, palo scartavetrato. Nel recupero espulso Biava per doppio giallo, la Lazio tenta l’ultimo assalto ma è il Parma a trovare il gol: punizione di Parolo, Marchetti non trattiene e Belfodil tocca per Paletta che segna, ma in offside. Ultima azione per la Lazio: punizione da destra di Hernanes, sbuca Kozak che fulmina Mirante. Esultanza a briglie sciolte, è il primo gol in campionato. Si alza la bandierina, ancora offside. Si spegne l’esultanza del ceco, e forse anche i sogni europei dei biancocelesti.
[Davide Capogrossi – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]
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