Il problema ha un nome e un cognome: Zdenek Zeman. Ma come, vi chiederete, perché mai Zeman dovrebbe essere il problema del Pescara visto che siede sulla panchina di un’altra squadra? La risposta è davanti agli occhi di tutti. Il miraggio di ripetere qualcosa di irripetibile, ha condizionato le scelte estive e adesso si riflette sul rendimento di una squadra che si barcamena tra alti e bassi in un mare eternamente in tempesta.
Cosa vuol dire avere inseguito il sogno Zeman? Ve lo spieghiamo con le parole di un allenatore che, da noi interpellato la scorsa estate quando era tra i candidati alla panchina del Delfino, disse: «A Pescara verrei di corsa. Però, dopo Zeman, bisogna cambiare tutto, perché altrimenti si rischia di vivere sognando di ripetere qualcosa che ripetibile non è». Aveva ragione. Così è successo che la società è andata a scegliere un tecnico giovane al quale ha chiesto di continuare su una certa strada. E ha operato sul mercato riempiendo l’organico di giocatori di costruzione: mezze ali talentuose, esterni d’attacco, difensori di spinta. Ma questo presuppone che il Pescara sia in grado quasi sempre di comandare la partita e questo in serie A non è possibile. La storia del calcio, in serie A, dice che il cammino delle provinciali è fatto anche di sostanza, cattiveria, fisicità. Tutte qualità che oggi al Pescara mancano.
Attenzione, questo non significa come dicono tanti, che la squadra sia scarsa. Vuole dire che ha un organico incompleto anche perché, purtroppo, fino a ora è mancato del tutto il contributo di quei giocatori che avrebbero dovuto costituire l’ossatura italiana della squadra. Il Pescara, a voler essere prosaici, hanno apparecchiato una tavola nella quale c’è l’aragosta ma mancano pane e acqua. Nel momento di cambiare modulo e mettere Quintero al centro del progetto, sarebbe servito qualche medianaccio, magari meno bello ma in grado di coprire le spalle al colombiano mordendo le caviglie degli avversari. Contro la Juve avrebbe fatto comodo, ma non c’era, e il tecnico avrebbe dovuto ricorrere a qualche artificio tattico per limitare lo strapotere avversario.
Adesso però bisogna capire se davvero c’è fiducia in Stroppa e quale sia il disegno tattico da perseguire da qui a giugno. Altrimenti si rischia di arrivare al mercato di gennaio con le idee confuse. E allora sì che sarebbero guai seri.
[Pierpaolo Marchetti – Fonte: www.lavocedeipescaresi.net]