Alla fine è stata l’aquila a dare lezioni di volo al delfino. Ma è ben altro che lascia l’amaro in bocca, perché non è sconfortante perdere con una squadra forte come la Lazio. È perdere e sapere di non aver creato gioco, un brivido, di non averci messo il cuore.
La serie di risultati positivi è stata ingannevole, ha mascherato in parte le difficoltà sotto un velo di ritrovata speranza, complice il clima di euforia in attesa della sfida contro i laziali. Ma è impossibile ignorare che le due vittorie siano state conquistate per lo più grazie ai lampi improvvisi, agli assi nella manica di singoli e non all’armonia di una squadra.
Si diceva che per il momento era importante fare risultato, conquistare punti, poi la squadra avrebbe trovato una sua identità. Adesso anche i più ottimisti sono crollati sotto gli affondi degli avversari e, ancor di più, di fronte alla prestazione dei biancazzurri che, salvo eccezioni, hanno dimostrato di avere poca corsa nelle gambe, molta confusione negli schemi e non la determinazione che ci si aspettava alla vigilia di una sfida speciale, magari un po’ idealizzata.
Sono mancate le giocate ubriacanti di Weiss, la freschezza di Quintero, sceso in campo solo nella ripresa, la maggiore esperienza di Pelizzoli tra i pali, l’aggressività a centrocampo, maggiore concentrazione nella retroguardia, ma soprattutto è mancata l’anima della squadra nella sua unità.
Molte saranno le grandi avversarie con cui il Delfino dovrà misurarsi, qui è racchiuso il fascino della serie A e dopo anni di attesa, non ci si può tirare indietro. Prevedere una possibile sconfitta non significa rinunciare a tentare, a lottare su ogni pallone fino all’ultimo minuto. Il tempo scorre nella sua silenziosa fretta e tutte le giustificazioni e le attenuanti iniziano a vacillare.
Con la speranza che in futuro i fatti mi possano smentire, anche la fiducia nei confronti del mister comincia a scemare. Al termine della partita la delusione disegnava i volti dei pescaresi e non potrebbe essere altrimenti, in attesa che il delfino si decida a prendersi la sua rivincita. Ci sono tifosi che hanno sempre creduto in questi colori, anche nei momenti più bui, perché sapevano bene che di fronte alle debolezze, è la grinta a fare grande una squadra.
[Alessandra Pelliccia – Fonte: www.lavocedeipescaresi.net]