Città blindata, clima di guerriglia, forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Guerra (prevista) fuori, pace dei sensi all’interno dell’Adriatico di Pescara, dove la Lazio tritura gli abruzzesi nei primi 45 minuti con la premiata ditta Hernanes-Klose. Si ripropone il canovaccio di Verona, stavolta è il panzer tedesco ad indovinare la doppietta. Affondato il Pescara, caricato a molla, ma imploso dopo dieci minuti. Vola l’Aquila che infilza il Delfino e vola sulle vette d’Alta Europa.
FORMAZIONI – Mister Giovanni Stroppa opta per il consueto “Albero di Natale”, con l’idea di far massa in mezzo al campo, ma il risultato finale porta a reparti scollati ed un evidente difficoltà nell’allargare il gioco sulle fasce. Il promettente Perin copre le spalle al duo Terlizz-Capuano, Bocchetti a sinistra resta piuttosto ancorato alla linea mentre Balzano sale costantemente, complice anche la scarsa vena di Lulic, ma viene puntualmente ignorato. Colucci è il regista, ai suoi fianchi Cascione ed il “picchiatore” Blasi. Celik e Caprari agiscono alle spalle di Vukusic. Mister Petkovic rispolvera i titolarissimi dopo il miniturnover di coppa. Davanti a Marchetti dunque uno spento Lulic, Biava, Dias e Konko; Ledesma schermo davanti alla difesa, davanti a lui i quattro trequartisti da destra verso sinistra Candreva, Hernanes, Gonzalez, Mauri. Unico riferimento in attacco Miroslav Klose, a secco da quattro partite.
PRIMO TEMPO – Il pescatore di gol non segnava dalla festosa trasferta di Verona ed è da qui che riparte la Lazio, a livello di gioco e di attori principali. Le Aquile si muovono in blocco, squadra compatta, un trattato di equilibrio. Il Pescara entra in campo a mille, caricato dal boato del suo pubblico per una partita molto sentita. La prima occasione capita dopo centoventi secondi sul destro di Vukusic, una deviazione per poco non beffava Marchetti. Il Delfino si sfiata ben presto, come una bottiglia di champagne ben agitata che esplode la sua spuma e resta senza bollicine. La Lazio prende il pallino del gioco e mostra un cinismo inconsueto, punto sul quale mister Petkovic si è piu volte battuto. Al minuto 5’ Hernanes riscalda il motore, posiziona la palla sulla mattonella preferita, e buca un mal posizionato Perin su calcio piazzato: Profeta formato trasferta, quinto gol stagionale, tutti lontano dalle mura amiche. I padroni di casa provano ad uscire dalla tana, ma la poca qualità nel giro palla e la sterilità del trio d’attacco bloccano ogni offensiva sul nascere. I biancocelesti lasciano sfogare gli avversari, attendono guardinghi pronti a colpire: tranquilli e razionali, ma terribilmente spietati, come in un noir di Tarantino. Minuto ’24. La mediana abruzzese pasticcia, Hernanes recupera la sfera da “volante”e lancia Candreva; lavoro prezioso e caparbio dell’esterno di Tor De Cenci che confeziona un cioccolatino per Klose, un disorientato Capuano sale in ritardo, il panzer tedesco supera comodamente Perin e deposita la sfera in rete. Passano 10 minuti e la Prima Squadra della Capitale chiude i conti in anticipo, come aveva comandato il Generale Petko in conferenza: i difensori del Pescara commettono il peccato di veniale di lasciare Klose solo in area di rigore, incornata vincente, Palermo 2.0: l’urlo di Miro. E sono tre, intervallo, partita chiusa.
SECONDO TEMPO – La ripresa ha il gusto di un film di cui il perfido amico ci ha già svelato il finale. Stroppa sostituisce un indemoniato Blasi con l’ex Brescia Jonathas, trasformando la sua creatura in una sorta di 4-2-4 di venturiana memoria. I suoi entrano in campo con un altro piglio, Lazio sonnacchiosa, ma neanche una girandola di cambi (Quintero e Abbruscato per Celik e Vukusic) riesce ad impensierire un Marchetti in giornata semi-relax. Pescara che si riversa in attacco invano, Lazio che attende e riparte, senza neanche troppo infierire. Mauri spreca un ghiotto contropiede ben orchestrato da Candreva, agonisticamente infuriato dopo l’ennesima mancata convocazione del ct Prandelli. Le uniche due emozioni sono un lancio di petardi dei supporters pescaresi che creano un effetto nebbia stile Londra ‘800 e un tentato recupero del diffidato Klose in scivolata che terrorizza Petkovic, un minuto più tardi non a caso entra il prezioso Floccari. Nel finale Quintero impensierisce Marchetti con due punizioni da vero specialista, Biava salva su Abbruscato lanciato verso la porta ed esce per un fastidio muscolare. Tutto il resto è noia. Tutto il resto è la solito Lazio formato trasferta, schiacciati i fantasmi di Napoli, ora spazio alla sosta per ricaricare le batterie dopo uno straziante tour de force. Si ripartirà con alcuni dubbi e due certezze: questa Lazio è creata per lottare in zona Europa, la trasferta di Pescara non è stata e non sarà più uno sciocco retaggio del passato.
[Davide Capogrossi – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]