La dea Eupalla soccorre gli umili, soprattutto se sono un po’ anche audaci. Davide Ballardini è stato sicuramente aiutato dalla divinità evocata tanti anni fa dal grande Gianni Brera. Il tecnico del Genoa racchiude queste caratteristiche e le trasmette alla squadra: così sono arrivati i due successi contro Bologna e Cagliari. Oggi nel primo tempo ha mantenuto un atteggiamento difensivistico: forse a tratti è risultato eccessivo e ha rischiato in due/tre occasioni di subire un gol in contropiede.
A tratti la squadra è sembrata “scollata” tra centrocampo e difesa come nelle precedenti trasferte. Di più: le fasce erano sfruttate molto poco. Nel secondo tempo l’allenatore ha cambiato le carte in tavola sostituendo un incerto Rudolf con Dainelli. Devo dire che all’inizio questa mossa mi ha lasciato perplesso: Toni aveva ricevuto pochi palloni giocabili e senza una “spalla” il reparto offensivo rischiava di incepparsi.
Né sembrava decisivo l’ingresso di Kharja al posto di Mesto, dimostratosi poco lucido. Questi due cambi avevano in realtà l’effetto di bloccare il Cagliari a centrocampo, dove era riuscito a creare qualche buona azione in velocità con Pinardi e Cossu, consentendo contemporaneamente a Criscito e Rafinha di passare all’esterno e di “lavorare” ai fianchi l’avversario. Insomma Ballardini ha preso per sfinimento il suo collega Bisoli che c’è cascato perfettamente. Un lavoro lento e inesorabile, condotto con un pizzico di cinismo dalle truppe grifoniane, guidate da Milanetto e Veloso che picconavano la porta avversaria con cross e tiri precisi. Per scardinare il fortino cagliaritano (o meglio il “Casteddu mannu” com’è denominato il capoluogo sardo nella lingua locale) alla fine occorreva un’arma, neppure troppo segreta, del Genoa: sfruttare l’altezza dei vari Toni, Dainelli, Ranocchia ecc. sui calci piazzati. Ballardini in settimana aveva provato e riprovato diversi schemi al riguardo: alla fine il gol e la vittoria sono arrivati.
Intendiamoci bene, non bisogna intonare squilli di tromba e fanfare per un Grifo trionfatore, magari pronto a vincere lo scudetto. Ballardini ha avuto un grande merito: ridare ai suoi giocatori serenità e forza psicologica, inculcandogli un sano pragmatismo. Quello che probabilmente mancava a una rosa competitiva che può lottare per le posizioni di alta classifica se, ovviamente, messa nelle giuste condizioni. Solo così si possono spiegare le due vittorie consecutive che hanno rilanciato il Vecchio Balordo in classifica. Domenica prossima arriverà la Juventus a Marassi nel primo “football lunch”, ossia più prosaicamente “pallone a pranzo”. Chissà, forse si vedranno file intere di tifosi sugli spalti del Tempio che mangiano pansoti con salsa di noci e trofie al pesto mentre assistono alla partita.
Ironie a parte, quella di domenica sarà la cartina al tornasole per la filosofia calcistica di Ballardini. Il tecnico ha una settimana intera per poter correggere le sbavature e cominciare a dare un’impronta al gioco della squadra. A proposito: oggi si è notata la conferma della trasformazione di Toni da attaccante d’area a centravanti arretrato che si sacrifica prendendo i ripetuti falli avversari per liberare i compagni. Dato che al momento non c’è nessuno che possa fare il realizzatore al posto suo, forse sarebbe opportuno svolgere uno schema inverso: ossia qualcuno dovrebbe aprire spazi per lui. Si vedrà cosa porterà la terza gara per il nuovo mister e se sarà recuperato qualcuno dal’infermeria: in fin dei conti il tre è un numero magico e beneagurante per i genoani, potrebbe esserlo anche per lui.
[Marco Liguori – Fonte: www.pianetagenoa1893.net]
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