AMSTERDAM – La visione geometrica del mondo e di tutto ciò che sta accadendo intorno ad esso, la meccanica che muove i destini, è una dote nelle mani di pochi eletti. Coloro in grado di guardare oltre, di scalare montagne invalicabili facendo leva sulla bellezza e su quei cambi di direzione che, ogni tanto, servirebbero alla vita stessa per definirsi tale. Qualcuno lassù, o chi per lui, ha donato questa dota ad un ragazzino di Amsterdam. Si, il figlio del ortolano morto prematuramente e di una madre che fa le pulizie al vecchio stadio dell’Ajax. Si chiama Johan e di cognome fa Cruijff. “Ne sentiremo parlare del corso degli anni”.
Eh già, lo abbiamo sentito ma soprattutto visto attraverso la sua eleganza celestiale. Il suo modo universale e rivoluzionario di vedere il calcio e tutte le dinamiche che lo compongono. Le ha prese sovvertendole due volte: prima da giocatore e poi da allenatore, dalle tre Coppe dei Campioni con la maglia dell’Ajax al Dream Team del Barcellona passando per la quasi perfetta Arancia Meccanica e quei 90 secondi incredibili contro la Germania (era il 1974, una discreta finale dei Mondiali). Beh, Crujiff è racchiuso tutto in quell’azione: “osservo, accelero, freno e accelero nuovamente ed è impossibile che tu riesca a seguire il mio passo“. E infatti non ce l’ha fatta nessuno, nessuno è mai stato come lui e nessun altro nascerà sul globo terracqueo con quelle caratteristiche paradisiache.
Quattro anni fa passava ad altra dimensione lasciando al mondo parabole futuristiche, pensieri calcistici che hanno cambiato per sempre questo sport a cominciare dall’atomico Barcellona di Guardiola. Un genio prestato all’umanità, uno dei cinque calciatori più forti e completi che abbiano mai calcato un campo di calcio. No, non si poteva stare al suo passo. Adesso sarebbe meglio se ci gustassimo questo video senza parlare, in religioso silenzio in onore dell’eterno 14.
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