Segnaliamo subito al resto d’Italia quello che succede a Milano. Piccoli episodi o grandi episodi? Mah?! Giudicate voi. Se un giornalista-tifoso rossonero in una tv locale fa, con il sorriso sulle labbra, la gag di scucire lo Scudetto della maglia dell’Inter per posizionarlo su quella del Milan (lo fece anche Gunnar Nordahl dalla maglia di Nacka Skoglund nel 1955, lo confermano foto sorridenti dei due miti del calcio milanese), apriti cielo: minacce di morte, anatemi, intimidazioni di ogni tipo. Se un non giornalista-tifoso, senza il sorriso sulle labbra, si presenta in onda con il sacco della spazzatura (!) per la rottamazione di un supremo simbolo rossonero come Paolo Maldini, non accade nulla: il Milanista medio borbotta due minuti e la vita continua.
Andiamo avanti. Se Cambiasso intona con i tifosi il coro “Ambrosini figlio di P.”, è la vita, niente scuse, fra persone intelligenti ci si capisce. Se Gattuso fa la stessa cosa con il coro “Leonardo uomo di M.”, fermi tutti, cospargetevi il capo di cenere, come vi permettete, preparate il ceppo per l’esecuzione.
Se, dopo cinque anni di Real Madrid, Ronaldo torna a San Siro con la maglia degli avversari dell’Inter, quella del Milan, il suo ex Presidente lo accoglie a gestacci e parolacce e se i buontemponi che lo circondano organizzano il bombardamento con i fischietti ogni volta che tocca palla, per la signora Milly Moratti è tutto consono, corretto, giusto, adeguato, da uomini. Se dopo tredici anni di Milan e un paio di mesi di maquillage politico, Leonardo torna in un derby sulla panchina avversaria e San Siro milanista gli presenta il conto, il marito della signora Milly si stizzisce per la colata di dissenso (nella tribuna d’onore con l’Inter in casa del Gennaio 2009 invece, i dirigenti rossoneri si trovavano a loro agio come in un centro benessere…) e capitan Zanetti spiega al figlio le diversità genetiche fra l’interista e il milanista.
A proposito, c’è qualcuno che ha appena fatto la traversata fra queste differenze. Ovvero Leonardo, il casus belli. Dopo Inter-Roma ha “chiarito” nelle interviste post-gara che il suo comunicato sul Sito dell’Inter era stato fatto perché voleva capire lo stile, il momento, di oggi del Milan. Aveva, evidentemente, il timore che, andato via lui, il Milan non avesse più stile. Siccome è impegnato a vivere e non trova il tempo per ricordare, urge un ripassino. Lo stile del Milan, non è il caso che si preoccupi, è quello di sempre. Dopo i gestacci del suo presidente-complice (parole sue, “nella scelta di passare dall’Inter al Milan io e Moratti ci sentiamo molto complici”) ai Milanisti nel derby del Marzo 2007, il giorno dopo Adriano Galliani dichiarava che non c’era bisogno di scuse e che capiva benissimo il momento da tifoso di Moratti. La stessa tendenza a considerare questi episodi come goliardate e a lasciar correre il Milan l’aveva dimostrata (Leonardo era al Milan, non stava “vivendo”, dovrebbe ricordarselo) sia dopo il pesante insulto di Cambiasso ad Ambrosini e alla sua mamma nel Maggio 2009, sia dopo la maschera del dileggio ostentata da Materazzi con le sembianze del presidente Berlusconi (il massimo nel Milan) dopo il derby del Gennaio 2010.
Non solo: dopo i tre gol del Milan nel derby del 2 Aprile e dopo i cinque dello Schalke pochi giorni dopo, nell’imbarazzato silenzio dei vertici nerazzurri, si levò per cinque minuti una voce tutta in difesa di Leonardo. Era la voce di Adriano Galliani, in una Conferenza stampa a Milanello. Questo è lo stile del Milan, non c’è bisogno che Leonardo si sopravvaluti, è uno stile che c’era, c’è e che rimarrà per sempre lo stesso. Se i vertici del Club rossonero non hanno voluto drammatizzare la goliardata di Rino, è perché hanno sempre avuto lo stesso atteggiamento anche sulle goliardate dell’altra parte. In merito poi al comunicato del Sito interista, l’invito di Leonardo a Gattuso a parlare, dal nostro piccolissimo e modestissimo punto di osservazione di non-tesserati, è da intendersi come retroattivo. Sarebbe carino, magari, che Leonardo spiegasse il senso dell’sms (tendenzioso?) inviato a Rino Gattuso qualche mese fa, poco prima di concedersi al suo complice. Visto che Leonardo è stato al Milan per tanti anni e visto che sa che è tutto pubblico quello che riguarda gli uomini pubblici, siamo tutti qui che aspettiamo. Forza. Nel frattempo non si faccia troppi scrupoli: se i suoi tifosi fanno il “chi non salta è rossonero”, non si trattenga e non faccia calcoli. Faccia pure. Viva anche quel momento, non c’è più nessuna apparenza da salvare.
Non vediamo l’ora che l’Inter vinca la Coppa Italia. Non vediamo l’ora di sentire con le nostre orecchie la teoria spettacolare per la quale la Coppa Italia è più importante del Campionato. Nel 2007 c’eravamo divertiti moltissimo, con la Champions League definita una lotteria per fortunati (mica come il Campionato, lì sì dopo 38 partite si vede chi è la squadra più forte…) e con il Mondiale per Club ribattezzato la Coppa dell’Amicizia. Adesso che le tesi del 2011 sono sulla rampa di lancio (con sei finali di Coppa Italia l’Inter ha dimostrato una continuità che il Milan non ha avuto…), non stiamo più nella pelle dalla voglia di leggere le articolesse per cui la partita agostana con la Roma, le partite con il Mazembe e il Seongnam di Dicembre e le cinque gare di Coppa Italia sono più importanti delle 38 gare del Milan Campione d’Italia. Nell’era del frullato dei tituli (termine acquistato a buon mercato, a prezzi di saldo, sulla bancarella linguistica di Mourinho), nessuno sta più a guardare cosa e come si vince. Basta fare addizioni e sottrazioni. L’Inter ha vinto tre (noi non mendichiamo termini esotici) trofei? Viva l’Inter! Il Milan ne ha vinto uno, il Campionato? L’Inter non finisce mai! Meravigliosi. In questa ballata euforica che precede il trionfo nerazzurro sul Palermo a Roma, resta un solo dubbio. Ma se nel 2010 l’Inter ha fatto la manita, cinque trofei, come fa a fare il triplete nel 2010-2011? O tolgono due dita alla manita, o santificano solo la Coppa Italia. Cinque più tre fa otto e i trofei invece sono sei. Quelli che conoscono l’aritmetica molto meglio di Galliani, devono spiegarci se in bacheca ci vanno i trofei oppure la matematica creativa. Dai, non è difficile.
[Mauro Suma – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]