L’arrivo di Simeone – Al Catania approda Simeone sulla scia degli ex Inter (Zenga e Mihajlovic) che prima di lui tanto bene avevano fatto giunti sulla panchina del Catania. Non un novellino, in Argentina ha vinto due campionati, e la dirigenza etnea lo chiama proprio perché, vista la marcata impronta sudamericana della rosa, vede nella figura di un tecnico argentino quella in grado di poter riprendere le redini dello spogliatoio e, nel girone di ritorno, riportarlo ai livelli di rendimenti attesi, perché la classifica è ancora corta e tutto ancora possibile, con un “salto di qualità”. Tre sconfitte in quattro partite, ed un prezioso punto colto al Manuzzi di Cesena.
Risorgeremo a Primavera – Preso quartultimo, a tre lunghezze dal baratro retrocessione, dopo la sconfitta contro a Bologna (1-0), il Catania si ritrova col Brescia ad una sola lunghezza, ed il Cesena a due. La piazza è furente, lo stadio svuotato del suo calore, per la squadra fischi a volontà, mentre l’addì Lo Monaco, oggetto di cori non particolarmente soavi da parte dei tifosi, annuncia che non metterà più piede al Massimino fino al termine del Campionato. Il momento è più che delicato, dal mercato sono arrivati Lodi, Bergessio e Schelotto, mentre la “bandiera” Mascara è volata al Napoli tra l’incredulità generale (via anche Antenucci e Barrientos). Mentre si attende il transfer di Bergessio, al Massimino arriva il Lecce, un’avversaria diretta per quel che è, adesso, il solo ed unico traguardo ammissibile: la salvezza. Sono 90′ drammatici. Il Catania di Simeone, che fa nuovamente dei singoli, dello “spiritu”, il suo punto di forza, passa allo scadere del primo tempo con Silvestre, ma nel giro di pochi minuti, ad inizio ripresa, si fa agguantare e sorpassare dai goal di Jeda e Mesbah. L’aria che si respira è carica di angoscia, ma proprio nel momento di crisi più profonda, Simeone avvia quel che sarà la sua tradizione fortunata di sostituzioni: dentro il nuovo acquisto Lodi, al quale bastano due punizioni, al 79′ ed all’85’ per siglare la sua prima doppietta in A, regalando anche la prima vittoria al Catania di Simeone.
Il Massimino torna ad esser fortezza – Contro il Lecce arriva un risultato insperato che serve a ricompattare il gruppo non solo al suo interno, ma anche col nuovo staff tecnico. Il Catania continua a mancare di personalità in trasferta, perdendo contro Napoli, Fiorentina ed Udinese, ma ritrova tra le mura amiche il passo giusto per incedere decisa verso la salvezza. Ai tre punti contro il Lecce ne seguono altri 9 contro Sampdoria, Genoa e soprattutto Palermo, schiantato 4-0 nel derby di Sicilia. Il successo sui rosanero sancisce la definitiva uscita degli etnei dalla zona a più alto rischio eppure, come dopo ogni risultato roboante, ecco l’involuzione.
Tornare a tremare – Gli etnei innestano marce veloci, ma il campionato si conferma tremendamente equilibrato. Dai bassifondi risalgono Lecce, Parma e Cesena, mentre pure Chievo e Sampdoria vengono risucchiate nella mischia. Il pareggio a Bari è una vittoria sciupata, che dopo la sconfitta interna contro la Lazio “vanifica quanto di buono costruito”, sono le parole del Presidente Pulvirenti, che sferza la squadra definendola “quasi ridicola” e non solo la squadra. Quando l’addì Lo Monaco, in diretta TV, sconfessa l’opinione del Presidente, tra i tifosi tornano a serpeggiare cupi presentimenti, legittimati dal primo tempo dell’Olimpico, in cui il Catania chiude sotto di due reti, col fiato sul collo di Lecce e Sampdoria, terzultime ad un punto.
La riscossa salvezza – Sembrerebbe, quella di Torino, l’ennesima trasferta segnata, ed invece nei 20′ finali arriva il goal di Gomez, per sperare, ed al 95′ quello di Lodi, ancora una volta su punizione (ancora una volta subentrato), per gioire più di cuore che non di mente. Il margine sulla retrocessione è ancora risicato, ma la forza d’animo, lo “spiritu” escono caricati a mille dall’Olimpico. Ed è così che contro il Cagliari, pur ridotto in 10, il Catania riesce a trovare con Silvestre e Bergessio le due reti utili ad incrementare a quattro punti il margine salvezza, così da potersi giocare a Brescia la prima di tre gare-salvezza. Ma c’è un busillis, gli etnei non vincono in trasferta dal Febbraio del 2010.
Salve salvezza – Al Rigamonti è davvero sfida salvezza. Il Brescia deve vincere per non retrocedere aritmeticamente, al Catania potrebbe bastare anche un pareggio (sulla carta) per raggiungere la fantomatica quota salvezza, a 41 punti. Non sarà così. Anzitutto perché serviranno due reti, al Catania, per aver ragione dei padroni di casa che, pur condannati alla B, al 92′ segneranno la rete dell’1-2 ma anche del possibile 1-1 qualora Bergessio non avesse, pochi minuti prima, arrotondato il vantaggio.. Una fortuna, perché il successo del Lecce all’88’, oltre a rimandare di fatto la festa salvezza, avrebbe reso problematico, per gli etnei, qualsiasi risultato diverso dalla vittoria. Ma vittoria è, dopo un anno e tre mesi di astinenza, così occhi puntati sul derby di Genoa. La Sampdoria non deve vincere, ed il Catania sarà salvo: Goal di Floro Flores, pareggio di Pozzi, destini nuovamente in bilico perché i doriani spingono, e negli ultimi minuti di gara possono giovare anche dell’uomo in più. Ma come pensabile solo nei derby, al 96′, il neoentrato Boselli, nel momento di massimo sforzo dei blucerchiati, mette a segno la rete del 2-1 che vale il derby per i genoani e la certezza dell’aritmetica salvezza per i rossazzurri.
Il futuro da record – Ancora due giornate dal termine, Catania a quota 43, basterebbe una vittoria per stabilire un nuovo record di punti, capace di confermare questo Catania come “il più forte dell’epoca Pulvirenti”. Un altro record invece è già stato eguagliato: il Catania di Pulvirenti disputerà il suo sesto campionato consecutivo in serie A, impresa riuscita prima d’ora solo una volta nella storia del Catania, all’appunto “storico” gruppo che tra il 1960 ed il 1966, sotto la guida del tecnico Di Bella e del presidente Marcoccio, scrisse pagine indimenticabili della tradizione calcistica catanese. Ebbene, la prossima stagione, conquistando la sesta salvezza, il sesto scudetto, il Catania di Pulvirenti potrebbe superare persino quel Catania, il più celebrato, il più ricordato, ed a torto rimpianto: perché la storia è adesso, la storia siamo noi, la storia è questo Catania, questo che come lui, nessun altro mai.
[Redazione Mondo Catania – Fonte: www.mondocatania.com]
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