“Gioventù al potere” è il diktat della nuova proprietà americana della Roma, dell’amato direttore generale Franco Baldini e di Walter Sabatini, un direttore sportivo che già a Palermo ha dimostrato, in materia di giovani, di intendersene eccome.
Ed ecco allora le scelte: un allenatore spagnolo – voluto in prima persona da Baldini – alla prima esperienza che conta, giovane e motivato, tanto innovativo quanto inesperto. Un tecnico che segue le sue idee di gioco fino a risultare indigesto. Una campagna rafforzamento di elevatissimo spessore: ben dieci acquisti dall’estero (unica innovatrice nel nostro torneo), innesti di età media minima e di ottimo livello qualitativo, dal sicuro avvenire. Per una spesa – tra cartellini e diritti di riscatto – intorno ai 90 milioni di euro, ecco l’elenco in ordine di ruolo: Stekelenburg, Kjaer, Heinze, Josè Angel, Gago, Pjanic, Lamela, Osvaldo, Bojan e Borini. A fare da chioccia due leader del calibro di Daniele De Rossi e Francesco Totti.
Ecco che quindi irrompe la annosa questione in seno al campionato italiano: le piazze sono pronte ad aspettare? A dare credito ad un progetto, probabilmente non vincente nell’immediato ma dal futuro aureo? Per farla breve, si può lavorare in Italia guardando al futuro? L’ambiente romano, sponda giallorossa, dopo aver piacevolmente stupito nelle prime battute – eliminazione dall’Europa League immediatamente perdonata a tecnico e squadra – sembra essere tornata sui suoi passi dopo i risultati alterni in campionato, invocando in buona parte l’esonero di Luis Enrique ed il cambio di marcia alla società.
Dopo appena tre mesi di serie A e poco più di lavoro sul campo. La Roma arriva a Napoli con tale carico di responsabilità: un eventuale risultato negativo potrebbe costar caro al progetto. E trova una squadra che – al netto di una Champions oltre l’immaginazione – in campionato ha fame di recuperare. La circolazione palla di Luis Enrique potrebbe soffrire dell’assenza di Pjanic per squalifica – il bosniaco, classe ’90, ha talento immenso e personalità da vendere – e dell’aggressività che inevitabilmente Mazzarri chiederà ai suoi centrocampisti.
Non la partita più semplice dunque per una squadra che, seppur in breve tempo e con una classifica non di grido, ha giù una precisa identità: quella di imporre gioco tramite la qualità, peraltro interpretata da un gruppo giovanissimo. Che giocoforza non può già essere all’altezza di questo Napoli – favorito per il posticipo di domenica sera – ma che, se non privato di fiducia, farà presto parlare di sé.
[Massimiliano Bruno – Fonte: www.tuttonapoli.net]