La Roma gioca in modo spavaldo, tiene la palla, ha una circolazione palla anche abbastanza veloce ormai ma non graffia. Le palle gol latitano, le conclusioni sono una rarità, il peso specifico del reparto d’attacco praticamente nullo.
A questo si aggiunge una clamorosa fragilità difensiva. Le poche apparizioni di Juan in questo campionato sono state imbarazzanti e anche Heinze contro la Fiorentina ha perso i duelli chiave.
Emblematica l’azione decisiva del match al 15′ del primo tempo. Con la squadra schierata in posizione di attesa, con Lamela e Pianjic a protezione delle fasce e i 3 centrocampisti davanti alla linea difensiva, è stato sufficiente un lancio lungo dritto per dritto di Gamberini per far saltare per aria il castello.
Heinze ha perso il duello aereo con Gilardino, sulla sua sponda Jovetic si è preso gioco di Juan. La verità è che i difensori della Roma oggi non sono in grado di tenere l’uno contro uno, avrebbero costantemente bisogno del raddoppio e della copertura preventiva.
Questo, però, vorrebbe dire mettere in discussione uno degli assiomi di Luis Enrique. Passare alla difesa a 3 anche in fase in non possesso, abbassare il baricentro, perdere l’esclusiva del possesso palla per larghi tratti del match.
Non credo che il tecnico giallorosso sia disposto a fare un passo indietro da questo punto di vista. Ma certo è che, stando così le cose, è difficile vedere una via d’uscita indolore.
Può essere una consolazione avere avuto, in 10 contro 11, il 64% di possesso palla o un buon numero di azioni corali anche ben congegnate? Non penso, come non penso che a questo punto sia un problema di Totti o non Totti. Il problema è che il calcio ha tre componenti spaziali da sfruttare: la x (ampiezza), la y (profondità), la z (altezza). La Roma ha in testa solo la prima, mentre le avversarie sono tutte tridimensionali.
[Adriano Bacconi – Fonte: www.vocegiallorossa.it]