La redazione di Vocegiallorossa.it ha sondato le opinioni di alcuni ex giallorossi in merito alla nuova Roma che sta nascendo. Le domande riguardano le impressioni avute nelle prime uscite della squadra, gli acquisti,le cessioni e le scelte tattiche del nuovo allenatore. Ecco le interviste in esclusiva a Losi, Nela e Boniek.
GIACOMO LOSI
Quali sono le sue impressioni dopo queste prime amichevoli sostenute dalla Roma? In che condizioni è la squadra?
“Aspetto per giudicare, è una squadra ex novo, con molti giovani. Luis Enrique sembra avere le idee chiare, ma necessita tempo, ancora è molto importante l’apporto dei Senatori, di cui non possiamo fare a meno, De Rossi, Totti e Pizarro”.
Come ha visto in campo i nuovi giocatori acquistati dalla società?
“Sembrano giocatori importanti, a livello tecnico ci siamo, il campionato però è un’altra cosa. Aspettiamo le partite ufficiali per giudicare, speriamo sia un giudizio positivo”.
Invece per i nuovi acquisti che ancora non abbiamo visto in campo? Come vede Stekelenburg e Lamela?
“Da quel poco che ho visto mi sembrano giocatori importanti. Bisognerà vedere se si sapranno adattare al campionato italiano, che è ricco di pressioni”.
Cosa pensa di Luis Enrique?
“Sembra avere le idee chiare, sa lavorare bene. Ha fatto molta esperienza vicino a grandi allenatori ed è un bene, E’ interessante la scelta di puntare molto sui giovani, ma aspettiamo per giudicare, anche Montella era un buon allenatore…Vediamo se reggerà le pressioni, e iniziamo a giudicare dopo 5/6 partite”.
Il modulo di Luis Enrique prevede il centrocampo a tre: può essere funzionale? Chi può coprire quei ruoli nella rosa della Roma? Che tipo di giocatore manca alla Roma per il centrocampo?
“Non cambia molto tatticamente, può trasformarsi in un centrocampo a 4 all’occorrenza, o a 5 con i terzini che salgono. Abbiamo in rosa centrocampisti importanti, come De Rossi, Pizarro, Perrotta. E poi c’è Francesco (Totti ndr) che sa cucire perfettamente l’attacco con il centrocampo. La tattica la fa il giocatore in campo, facendo bene o male un movimento”.
Come ha vissuto le cessione di Vucinic e Menez?
“Vucinic è particolare. Ha fatto grandi partite, come partite disastrose. E’ una caratteristica comune nei giocatori dell’Est Europa: grande tecnica, ma carattere difficile. Mi è dispiaciuto molto per Menez, gli ho visto fare grandi cose, ho creduto potesse diventare un grande giocatore”.
A che obiettivi può puntare la Roma in questo momento?
“Pensiamo al campionato, La Roma è tra le prime 4/5 squadre del campionato, come negli ultimi anni del resto, in cui abbiamo buttato molte occasioni. Le caratteristiche della squadra magari saranno diverse, ma c’è bisogno di vincere qualcosa. La Roma ha una grande tifoseria, io lo so bene, quando giocavo non c’era il calcio in tv, e lo stadio era sempre pieno, anche con squadre minori. Il tifo della Roma merita vittorie”.
SEBINO NELA
Quali sono state le sue prime impressioni dopo le amichevoli disputate dalla Roma? In che stato è la squadra?
“Non ho visto le amichevoli, perché conosco le problematiche legate alle prime uscite, i cambiamenti tecnico tattici delle squadre, preferisco aspettare per vedere le squadre in campo”.
Come vede i nuovi acquisti della Roma?
“C’è un mix nella campagna acquisti: si lavora su un progetto con giovani di valore, ma si punta anche su certezze e conferme, come nel caso del portiere”.
Vucinic e Menez, è stata una buona idea cederli?
“Non si tratta di buone idee, quando un giocatore si è stancato, si cerca la soluzione migliore per il calciatore e per la società, non si può trattenere nessuno contro la propria volontà”.
Si parla di Nilmar per sostituire il montenegrino, che ne pensa?
“I nomi che circolano sono tanti, ma poi bisogna vedere se siano adatti, e se siano extracomunitari o no. Nel caso di Nilmar bisognerebbe fare spazio, perché è extracomunitario. Comunque credo che Sabatini abbia già individuato il sostituto ideale e anche l’eventuale piano B”.
Cosa ne pensa di Luis Enrique?
“E’ una novità. Guardiola ha dato il via a questa inversione di tendenza, per la quale si inizia a puntare su allenatori giovani, cosa che approvo, mi piace vedere volti nuovi. Viene dalla cantera più importante del mondo, è un progetto interessante e soprattutto, sembra che i giocatori abbiano preso con soddisfazione il metodo di lavoro di Luis Enrique”.
L’idea tattica di Luis Enrique prevede un centrocampo a 3. Quali sono gli interpreti migliori nella rosa della Roma, e che tipo di giocatore manca per questo centrocampo?
“L’allenatore conosce i giocatori che ha in rosa. Vuole giocare con un 4-3-3, questo è lo schema che vedremo in campo. Non so se abbia dato indicazioni a Sabatini per cercare nuovi giocatori, ma è deciso a perseguire questo modulo. Probabilmente qualcuno dovrà adattarsi a fare qualcosa di nuovo, che non ha fatto prima, come posizione, tempi di gioco, tocchi di palla. Non so se sarà necessario prendere nuovi calciatori”.
Che obiettivi può raggiungere la Roma attualmente tra campionato ed Europa League?
“Tra le squadre principali del campionato, la Roma è la più indecifrabile, sta cambiando molto. Non so dire se viene prima o dopo rispetto alla Juve, o al Milan o all’Inter. Farà un campionato di vertice, ma non saprei dare una posizione, c’è anche la possibilità che una grande sbagli il campionato. L’Europa League è un torneo lungo e difficile. Il primo turno sorteggiato (Slovan Bratislava ndr) non è affatto comodo. Bisogna però cambiare la mentalità e la cultura in Italia, e cercare di fare bene anche in Europa League, anche se non è la Champions. E’ importante, soprattutto per quelle squadre che non hanno vinto molto nella propria storia. Mi piacerebbe vedere un’Europa League fatta per bene e fino in fondo”.
ZBIGNIEW BONIEK
Come ha visto la Roma in queste prime uscite?
“Né più né meno della normale stagione estiva di una squadra. C’è molta voglia, ma bisogna aspettare le partite vere per giudicare. Sicuramente intorno alla Roma c’è una ventata di ottimismo”.
I primi acquisti in campo che impressione le hanno fatto?
“Come dicevo non si possono giudicare dopo una partita, tra l’altro non era neanche facile vederla. Bojan è un giocatore interessante, anche se a Barcellona rivestiva un ruolo di secondo piano. Preferisco essere cauto, qui c’è troppo la tendenza ad accendere prematuramente facili entusiasmi per poi frenare. Io preferisco aspettare e magari rimanere piacevolmente sorpreso dopo”.
Che ne pensa della cessione di Vucinic e Menez?
“Menez è stato acquistato quando era molto giovane, così come quest’anno è stato preso Lamela. C’è una forte tendenza in Italia ad acquistare giovani all’estero invece che provare a inserire giocatori altrettanto promettenti direttamente dai vivai e non se ne capisce il motivo, o forse lo sappiamo… Magari se l’anno scorso qualche primavera fosse stato portato in prima squadra, quest’anno sarebbe un giocatore pronto per la serie A. Per la partenza di Vucinic mi dispiace”.
Che idea si è fatto di Luis Enrique?
“E’ una scommessa intelligente. L’anno scorso la dirigenza ha fatto una scommessa con Adriano, ma quelle non sono scommesse, sono quasi truffe. Chi capisce di calcio sa che è stata una scommessa senza alcun senso. Luis Enrique è una scelta intelligente, ha allenato il Barcellona B, non una squadra qualsiasi ed ha personalità e volontà”.
L’idea tattica di Luis Enrique è il 4-3-3, può andare bene secondo lei per la Roma?
“Non parlo di moduli, i moduli sono buoni per i giornalisti. Il 4-3-3 in fase di non possesso palla si trasforma rapidamente in 4-5-1 con gli esterni che tornano e durante la partita le cose possono cambiare, ad esempio con l’ingresso di una prima punta; è solo un modulo di partenza. Il Barcellona di fatto vince senza centroavanti di ruolo, che sulla carta non è ottimale, ma poi ha Xavi, Iniesta, Messi, Pedro, uomini che sanno giocare, sanno muoversi e sanno fare la differenza”.
Considerati i colpi di mercato messi a segno fino ad ora, secondo lei, a che obiettivi può puntare la Roma nella prossima stagione?
“Dev’essere la società a porre gli obiettivi in partenza; una squadra si giudica sulla base degli obiettivi che si è posta a inizio campionato. Per ora la società non si sbilancia perché siamo ancora in fase di calciomercato, la squadra è in costruzione. A mio avviso la Roma deve riprendersi assolutamente il posto in Champions e lottare per lo scudetto. Un obiettivo serio per la società, sarebbe senz’altro quello di riportare le persone allo stadio, rendere più semplice andare a vedere una partita: tra tessere del tifoso, file, controlli, parcheggi insesistenti o lontani chilometri, lo stadio è sempre più deserto. L’olimpico è accogliente solo per i VIP, ma la gente comune, che è la vera trascinatrice e linfa vitale della squadra, non viene tutelata”.
Questo per lei può essere un fattore determinante del gap che c’è tra Italia e paesi come la Spagna o l’Inghilterra?
“Certamente. Anche la semplicità di acquisto di una società, di chiusura degli affari. L’Italia calcistica non ha più la cosiddetta AAA, ma è a una AA, e tende a decrescere ad una singola A. In nessun altro posto al mondo ci vogliono 8-9 mesi per acquisire una società. Ora c’è il closing confermato per il 18 agosto, chi guarda questa situazione con attenzione teme un nuovo slittamento. Mi auguro che questa storia si chiuda davvero il 18. Gli americani sono arrivati per fare buisness, ma forse si sono resi conto che fare buisness nel calcio italiano è difficile. All’estero acquisire una società è più semplice”.
[Luca Bartolucci – Fonte: www.vocegiallorossa.it]
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