ROMA – Diego Perotti ha rilasciato una lunga intervista nel corso di una diretta Instagram sulla pagina del Roma. Queste le parole dell’argentino a cominciare dal gol preferito: “Quello col Genoa per importanza, per bellezza no. In questo campo credo sia il primo con la Sampdoria e quello al Chelsea, forse anche quello al Qarabag per arrivare primi nel girone. Ma per sensazioni quello con Genoa non ha paragoni”. L’esordio col Sassuolo: “Certo, tutto quello che accade nella carriera di un giocatore vengono ricordati. Ero appena arrivato dopo un Genoa-Fiorentina, ho fatto la doccia e sono andato all’aeroporto. Ho fatto le visite, poi il giorno dopo mi sono allenato e siamo partiti e la sera stavo giocando. Era una partita particolare, stavamo perdendo poi sono entrato in area e ho fatto una finta per l’assist a El Shaarawy. È stata una bella partita e una bella sensazione all’esordio, un bell’inizio”.
Sulle origini del soprannome “El Monito”: “Il mio soprannome nasce da mio padre che era chiamato il Mono e l’ho preso da lui, niente di personale, solo in eredità. Lui in Argentina era un calciatore molto conosciuto e più conosciuto di me visto che non ho mai giocato lì”. L’avversario più difficile: “L’avversario più duro è stato Dani Alves quando era al Barcellona, fisicamente ho visto pochi giocatori come lui. In 90 minuti poteva fare avanti e indietro non so quante volte. Noi al Siviglia facevamo il 4-4-2 e io facevo l’esterno a tutta fascia e onestamente era molto difficile. Posso dire che molte volte ho fatto bene, ma era sempre una sfida dura perché ti faceva arrivare ad un livello che non avresti mai raggiunto. Quando andavi al Camp Nou con quei giocatori dovevi solo alzare la testa e correre perché la palla non la prendevi e tutta la partita questo ti ammazzava”.
Il segreto dei suoi rigori: “Il mio modo di battere i rigori nasce a Siviglia, prima ne avrò battuti uno o due nelle giovanili. In primavera con loro non li battevo così, poi un giorno in allenamento ho parlato con un portiere, un mio amico, chiedendo a lui come si comportava un portiere prima di un rigore. Da lì ho iniziato a provare in diversi modi, all’inizio camminavo ancora più piano, poi piano piano ho visto in quale modo riuscivo a segnare di più. Il primo che ho tirato così è stato nel 2012 in Siviglia-Espanyol, non avevo mai sbagliato col Siviglia e Genoa, poi qui ne ho sbagliati due e ora ho cambiato leggermente. Quando segni sei un fenomeno. Quando ho sbagliato il primo però mi hanno ammazzato, nel calcio comanda il gol”.
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