Tra il sudore di Riscone ed il diluvio della stracittadina c’è una realtà fatta di incomprensioni e brutte sorprese con una squadra in crisi di identità ed un comandante sempre più solo: i risultati del campo hanno spezzato l’idillio, riportato i piedi saldamente a terra e regalato una classifica da incubo; rimonte, scarsa tenuta psicologica ed una gestione dello spogliatoio che lascia più di una perplessità: il bilancio di queste primo scorcio di stagione ha incrinato la fiducia che l’ambiente ha riposto nel dogma zemaniano, un concorso di colpa che abbraccia calciatori, società e tecnico nel terrore di poter rivivere un anno grigio e insapore come quello appena trascorso.
In molti dopo l’uno-due imbarazzante contro Udinese e Parma e la bruciante sconfitta nel derby, si interrogano sull’opportunità o meno di insistere con il tecnico di Praga, la tifoseria si divide tra pro e contro e la domanda più ricorrente è “chi al posto di Zeman?”. Appunto, chi?
C’è poco o niente che possa rimpiazzare il boemo, trasformando un eventuale cambio in corsa in un azzardo molto rischioso e dall’appeal tutto da decifrare: ecco quattro nomi che offre il mercato dei tecnici “liberi”.
DELIO ROSSI – Ha detto no allo Sporting Lisbona e, per un allenatore fuori dal giro italiano (per diversi motivi, non ultimo la “rissa” dello scorso anno con Ljaic), rappresenta una scelta a metà tra la speranza e l’illusione: “Non avrei problemi ad allenare la Roma”, una nenia che va avanti da diverse settimane, da quando gli avvoltoi hanno iniziato a volteggiare sui campi di Trigoria. Da più parti si parla di un Delio Rossi in pre-allarme per la sostituzione di Zeman, una candidatura che prende corpo dagli ottimi rapporti con Walter Sabatini e le remore di Franco Baldini sulla filosofia del boemo.
Il gradimento della piazza sarebbe ampiamente sotto ogni plausibile immaginazione: il passato da laziale non è certo uno dei migliori biglietti da visita (senza tralasciare alcune telefonate in cui si raccomanda di “far arrivare a Roma un Lecce ammorbidito”), niente di più lontano dall’affetto mostrato al momento della scelta di Zeman, quello che lascia maggiormente perplessi è la consapevolezza che una scelta simile non porterebbe a nessun salto di qualità rispetto agli standard attuali. Delio Rossi è un allievo del boemo, forse più propenso ad adattare i propri schemi alle caratteristiche dei giocatori ma comunque legato ad un calcio simile a quello zemaniano, per questo sono molti i dubbi che si addensano intorno ad una soluzione di questo tipo.
RAFAEL BENITEZ – Sono due anni che il nome dell’ex Liverpool ed Inter gravita intorno al mondo Roma: il curriculum parla di un tecnico vincente e capace che per mille motivi ha fallito in Italia ma il fascino ed il carisma sono indiscutibili. Lavora bene con i giovani e fa giocare le proprie squadre, un biglietto da visita che (forse) riuscirebbe a far dimenticare le delusioni di questi ultimi mesi: il contro è (come spesso accade) localizzato nel lato economico dell’operazione, un esborso che vedrebbe coinvolti, oltre all’ingaggio dello spagnolo (che viaggia abbondantemente oltre i due milioni stagionali) anche i suoi collaboratori, uno staff nutrito che nel breve periodo nerazzurro si è composto da ben 13 elementi. Difficile, dunque, che le casse di Trigoria possano essere aperte in questo modo.
FRANCESCO ROCCA – Un sergente di ferro a sostituzione del boemo: da sempre il nome di “Kawasaki” circola nei momenti bui della storia giallorossa ma alle voci non si è mai dato seguito con atti concreti. Professionista stimato ed allenatore preparato, l’ex tecnico delle Nazionali giovanili (Under 18-19-20) era stato contattato lo scorso anno per assumere il ruolo di supervisore degli allenatori giallorossi.
“Ho rifiutato perché mi sento un tecnico a tutti gli effetti” l’ammissione a freddo, sempre sperando in una chiamata dalla prima squadra: difficile, comunque, che il sogno possa realizzarsi, soprattutto se si pensa alle durissime sessioni di allenamento a cui il tecnico sottopone i propri calciatori, uno Zeman-bis che lo spogliatoio non gradirebbe più di tanto.
GIUSEPPE GIANNINI – Quattro-tre-tre e calcio offensivo, la carriera del “Principe-allenatore” è stata all’insegna del calcio spettacolo e degli esoneri facili: lo zenit con il Gallipoli è stato cancellato da fallimenti ciclici, dipesi spesso dalle condizioni ambientali più che da veri e propri demeriti personali.
L’ex capitano della Roma si è approcciato all’avventura da mister ispirandosi ai dettami zemaniani, dal Foggia nel 2004 al Grosseto nel 2011, un ruolino che sciorina numeri non proprio esaltanti: su 132 panchine sono 47 le vittorie, 33 i pareggi e 52 le sconfitte. Per chi, come nel caso del popolo romanista, cerca la normalità, forse è meglio guardare altrove.
[Mirko Porcari – Fonte: www.forzaroma.info]
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