Il tecnico giallorosso alla vigilia del match con il Toro: “C’è un capitano e c’è una squadra, faccio le scelte per vincere e per il bene della Roma”
ROMA – Alla vigilia della sfida contro il Torino, a tenere banco nella conferenza di Luciano Spalletti è Francesco Totti. ” Ho bisogno di Totti, mi piacerebbe trovare altri 4-5 Totti all’interno della squadra, magari li avessi – ha spiegato l’allenatore – C’è un capitano e c’è una squadra. Quando faccio la formazione non ho né padre, né madre, né figli né parenti, ma solo la vittoria della Roma. Mi dispiace per Francesco se la interpreta diversamente”.
Situazione infortunati.
“Lobont è out, Gyomber rientra in gruppo, anche Digne. Pjanic è in gruppo, ma va valutato oggi. Ha un piccolo affaticamento agli adduttori. Ieri le sensazione erano state buone”.
Come si spiega i due pareggi consecutivi con Bologna e Atalanta?
“In alcuni momenti le cose non funzionano come dovrebbero. La squadra deve fare la partita, a livello di duello invece perdiamo un po’ le nostre caratteristiche. Quando la partita diventa più muscolare e fisica noi perdiamo qualcosa, in riferimento al Bologna. Contro l’Atalanta avevo pensato a una squadra un po’ più fisica per portare a casa quelle situazioni incerte. La squadra ha comunque fatto delle buone cose, a Bergamo mi aspettavo che la squadra fosse un po’ più esperta sul 2-0 a gestire la partita. Non ci saranno scorie per la prossima partita”.
Squadra in difficoltà fisica contro l’Atalanta?
“Direi di no, più difficoltà di equilibrio. Le stesse difficoltà potremmo averle anche contro il Torino. Ventura è una persona eccezionale e un maestro di calcio, sa dare l’impronta e il suo stile alle sue squadre. Dobbiamo fare attenzione, per vincere dobbiamo essere bravi”.
La questione Totti-Spalletti può essere una distrazione?
“Dal punto di vista nostro è tutto a posto, il nostro lavoro è concentrato solo sul Torino. Ci siamo chiariti già ieri, è chiaro che io devo far rispettare le regole”.
Con Keita la squadra ha conquistato 25 punti su 27, senza molti meno. Come mai è stato fuori con Bologna e Atalanta?
“Non è giusto dire così, devo moderare queste cose. Quando si vince non è merito solo di un giocatore, e lo stesso ragionamento vale per il gol di Totti. Prima del bel gol di Francesco ci sono state altre giocate, di Perotti, El Shaarawy e il passaggio di Florenzi”.
La Roma soffre di autolesionismo?
“Sono cose che possono succedere. In funzione di una crescita, di un mettere a posto, di dare un messaggio. Nell’intervenire si commettono degli errori, si fanno delle scelte sbagliate per obiettivo o tempistica, ma il giorno dopo ci si accorge con più facilità delle cose avvenute. Ci sono le regole e i principi, e si pensa alle vittorie della Roma. Quello è l’obiettivo finale”.
Si parla solo di Totti, ma così si disperdono attenzioni a squadra e a famiglia. A chi faceva riferimento?
“Si sta parlando solo di Totti perché ha fatto la storia della Roma. Mi piacerebbe trovare altri 4-5 Totti all’interno della squadra, magari li avessi, la squadra sarebbe più forte. Quando mi chiedi a chi mi riferisco è un discorso che riguarda lo spogliatoio e lì resta. A cosa mi riferisco? Alla testa. Lì bisogna avere poche cose. Abbiamo 24 ore, tu devi dormire 7-8 di quelle ore, passarne altre in allenamento e poi avere attenzioni. Altrimenti le fette diventano più strette. Se riguardo il primo gol preso a Bergamo ci frega. Siamo disattenti, allora richiamo la squadra perché fa parte del mio lavoro. Mi hanno chiamato per questo, per far rispettare le regole e far vincere le partite. Tutte non le abbiamo vinte ma qualcuna sì, si tenta di andare verso quella direzione lì. Anche se leggo di qualche ‘sbandata’, anche se abbiamo forte il volante in mano”.
Lei ha detto che Roma è un posto eccezionale per lavorare. Lo è ancora? O è diventato difficile farlo pensando a Dzeko e all’ambiente che lo contrappone a Totti?
“Non ho parlato di ambiente, dico che c’è qualcuno che li contrappone. L’ambiente per me rimane uguale. The Roma Way uguale (ride, ndr). Dove sembrava fosse tutto all’aria, mi sono alzato un’ora prima e sono venuto un’ora prima a lavorare. Mi trovo bene nel mio ambiente. Ho tentato di organizzare meglio. Se è venuto fuori un problema devo organizzare meglio quello che questo ambiente eccezionale mi mette a disposizione”.
A volte Totti salva la Roma, è una sintesi giornalistica…
“Com’è stato scritto? E’ diverso dal ‘Totti è la Roma’. Totti salva la Roma sono d’accordo, perché ha messo il piede. Se in quello si mettono i contrasti stroncagambe che i suoi compagni hanno fatto siamo contenti”.
Dal 2005 al 2009, nella sua precedente era, si sono viste sintesi giornalistiche del genere. Totti salva la Roma. Tante puntualizzazioni sull’eccessiva sintesi non ce le ricordiamo. E’ cambiato lei?
“Io devo riuscire a trovare altri Totti, perché Totti è un po’ cambiato nell’aspetto della gestione totale della partita. Devo trovare altri calciatori forti come lui. Nel farlo devo moderare questi messaggi mandati alla squadra. I meriti vanno al resto della squadra. Quando si mette in contrapposizione la forza di Totti al momento di Dzeko intervengo. Perché Totti è forte a prescindere, ma questo non include le difficoltà di Dzeko. Devo guardare a quello che viene detto dentro lo spogliatoio. Se si prendono obiettivi sbagliati devo intervenire. Lei mi può dire se ho detto cose che non stanno in piedi. Al gol di Totti preferisco per bellezza la palla che ha dato a Dzeko dopo. Perché non citare la grandissima giocata di Perotti? Quella vale tantissimo. Noi abbiamo bisogno di lui. Francesco l’ho fatto giocare poco, ma io lo tengo in considerazione nei momenti importanti. Io l’ho messo quando la squadra aveva bisogno della sua classe e della sua qualità. Ho scelto i momenti più giusti. L’avessi messo dopo un 3-0 sarebbe stato forse più brutto. Questa è una considerazione. Io l’ho fatto giocare poco, ma ho bisogno di lui. Lo uso quando c’è da ribaltare una partita e lui per poco non c’è riuscito”.
Non c’è il rischio di una personalizzazione al contrario? Un’eccessiva normalizzazione?
“C’è un capitano e c’è una squadra. Quando faccio la formazione non ho né padre, né madre, né figli né parenti, ma solo la vittoria della Roma. Poi posso essere criticato, ma lo faccio solo per questo. La squadra, molte partite, le ha vinte anche senza Totti. Hanno un valore anche gli altri calciatori. Mi dispiace per Francesco se la interpreta diversamente, ma non è un problema mio, né nostro. Io dico cose sane e giuste. La formazione va scelta per vincere. Se dite che non lo faccio giocare per me o per lui mi dispiace per gli altri e per Totti. Vedo che si sta allenando anche bene, ma poi debbo scegliere. Finché ci sono io si fa così.”
Regole e obiettivi per la vittoria della Roma.
“Quando ho bisogno di Totti lo faccio giocare, se mi ribalta il risultato sono contento”.
Lei resta se si ha la possibilità di vincere. E’ andato a vedere l’hotel del ritiro, il luogo…
“C’è il topo un’altra volta…Domenichini è andato a vedere il ritiro dopo la partita. E tu (sai già tutto. Allora il topo è Marco Domenchini!”.
Futuro?
“Se non succedono cose che riguardano la proprietà rimango qui. Sono un dipendente della società. Sei contento?”.
All’esplosione del caso Totti fu fischiato dall’Olimpico. Che accoglienza si aspetta domani?
“Che cambia? Pensi che io mi faccia intimorire da quello che trova mia moglie con la spesa? Secondo me ci vogliono altri 7-8 anni per farmi intimidire”.
Garcia diceva spessissimo ‘amo i miei giocatori’. Lei ha un approccio opposto, è freddo.
“Nella scelta della formazione non ho sentimenti, attenzione. No è che se il mio calciatore ha bisogno di me io non lo aiuto. Se posso farlo lo faccio. Nelle scelte non ho madri né padri. Nella scelta. Capito? Nel mettere fuori uno o dentro lo faccio perché credo sia giusto. Le sue qualità sono più adatte per quel tipo di partita. Ho solo quello di obiettivo. Ai miei giocatori voglio bene, perché cerco di instaurare un contatto con loro. Mi piace toccarli quando vanno in campo”.
Lo fanno tutti gli allenatori…
“E io lo dico. Poi io non voglio bene a tutti in egual modo. Ci sono quelli che si allenano con cura, quelli che stanno attenti ai dettagli. Faccio solo questa distinzione”.
Non ritiene che questo muro contro muro crei durezza nelle componenti della Roma?
“Muro contro muro perché se viene fuori che mi sono picchiato con Totti e io non incontrato nessun calciatore nel corridoio si parla solo di questo. E io non ho incontrato nessuno. E io chiedo, perché scrivi così?”.
C’erano tanti giocatori dell’Atalanta…
“Devi dire nome e cognome”.
Non posso.
“Che ci facevi li vicino? La saracinesca del garage? Non si può scrivere delle mani addosso. Poi dentro lo spogliatoio è una cosa mia e riguarda la gestione della partita. Io mi sono dovuto difendere con un comunicato”.
Spalletti legge l’articolo: “Ci sarebbe stato un contatto fisico”.
Dzeko un po’ amareggiato nel post partita “Dzeko è Dzeko. Da qui in avanti dipende da lui. Mi fa vedere di essere la punta che è, che s’è ritagliato come attenzione, a livello di team. Bene, io guardo quello che fa da qui in avanti. Bisogna che lui ci dica quale giocatore è. Dipende da lui, faccio quello che non ha sentimenti. Se non fa vedere le sue qualità non lo uso, se le fa vedere sì. Dzeko ci deve far vedere che è Dzeko, perché non c’è più tempo”.