217 in Serie A, 272 complessivi con la maglia della Roma. Francesco Totti e il gol, da sempre, si sono dichiarati reciproco amore. Il Capitano, pur avendo giocato non sempre da punta pura e molto spesso da esterno d’attacco (con Zeman) o trequartista (con Capello), porta in dote numeri degni di un centravanti di razza.
Terzo marcatore di sempre del massimo campionato, alle spalle dell’irraggiungibile (?) Silvio Piola e di Gunnar Nordahl, quest’ultimo distante appena otto reti. Con il gol, Francesco non ha un feeling esclusivamente legato ai numeri, ma anche all’aspetto estetico, alla semplice (e mai banale) bellezza del calcio. Tante le prodezze memorabili. L’Udinese, prossima avversaria della Roma, ne sa qualcosa. I friulani ritroveranno il loro peggior incubo: tredici guizzi totali, tra Olimpico e Friuli. Ne estrapoliamo quattro, uno più bello dell’altro. Per goderci ancora, attraverso la memoria, la classe, la potenza, l’essenza pura della qualità.
Il nostro viaggio parte da un pomeriggio amaro. Il 26 aprile 1998 la prima Roma zemaniana saggia il terreno della miglior Udinese di sempre (targata Zaccheroni, terza classificata a fine campionato). Il verdetto finale sorride ai bianconeri (4-2), ma il provvisorio 2-2 è una gemma di rara squisitezza tecnica. Il binomio è garanzia pura: Vincent Candela, altro talento dal piede sopraffino, proietta d’esterno un pallone goloso in area di rigore. Totti fa il resto, arpionando la sfera di collo destro e calciando di prima intezione col piede opposto. E’ un capolavoro degno di un giovane fuoriclasse di 21 anni e mezzo. Destinato a fare la storia.
Grazie anche al prezioso apporto del boemo, Francesco si trasforma da giovane promessa a limpida realtà del campionato italiano. Il 1° novembre 1998 indossa la fascia di capitano nella fredda serata dell’Olimpico. L’Udinese non è più la belva temibile di pochi mesi prima e i giallorossi di Zeman sono travolgenti. Di Francesco apre le marcature al 44′, ma i veri applausi scrosciano al 52′. Due passaggi e la Roma va in porta: rinvio dal fondo di Chimenti, sponda aerea di Delvecchio, Totti si coordina in piena area e sfodera un sinistro micidiale sotto l’incrocio. Nulla da fare per Turci, gol fantastico. Per la cronaca, la gara finisce 4-0. A segno Paulo Sergio e di nuovo Totti, su rigore.
Passano gli anni, cresce Francesco, cresce la Roma. Il 10 dicembre del 2000 il dream team guidato da Fabio Capello è nel pieno di una marcia inarrestabile che avrà come logico epilogo la conquista dello scudetto. La modesta Udinese di Gigi De Canio non rappresenta un duro ostacolo. San Gabriel Batistuta sblocca il risultato al 20′, di rapina. Al 34′, tutti in piedi. La gente romanista assiste incredula ad uno dei gol più belli mai visti allo stadio Olimpico. Tommasi allarga a destra per Cafu, il Pedolino alza lo sguardo e scodella in area. Arriva Totti, da dietro, come una furia, in piena coordinazione. L’impatto al volo tra il suo sinistro e il pallone è devastante. Come la Roma del terzo tricolore.
Due anni dopo, stagione 2002-2003, nuovo capitolo dell’eterno libro delle magie tottiane. I giallorossi cercano di rialzarsi e riscattare un difficile avvio di stagione. L’Udinese di Spalletti non vive giorni migliori, e tra le mura capitoline soccombe per 4-1. Il quarto ed ultimo gol, firmato dal Capitano, è uno dei più sottovalutati di sempre. L’assist, stavolta, è di Batistuta, che all’89′, da destra, spedisce in mezzo un preciso traversone. Totti resiste alla carica di due avversari e progetta l’impensabile delizia: alza la sfera di testa, controllandola con lo sguardo, per poi colpirla nel momento esatto in cui tocca terra. Traiettoria ad incrociare, sfera sotto il sette, incenerito De Sanctis. Semplicemente sublime. Semplicemente Totti. E la storia continua…
[Alessandro Nardo – Fonte: www.forzaroma.info]