Ivan Basso si aggiudica con merito indiscutibile l’edizione 2010. Seconda piazza per lo spagno Arroyo, terza per Nibali.
Gli anni bui per il varesino sono ormai alle spalle. La sua condizione adesso fa presagire grandi cose per il Tour de France. L’Italia non si aggiudica il Tour de France dal 1998, ed in totale vanta solamente 9 affermazioni, che raffrontate alle quotazioni registrate dai nostri corridori nella storia del pedale, inversamente a quanto il numero 9 potrebbe suggerire, rappresentano un malloppo quasi trascurabile, a dir poco “remissivo”, che lesina in giustizia.
Basti rivolgere il pensiero alle innumerevoli vicissitudini che negli anni ’40-50’ hanno coinvolto i rivali per antonomasia Bartali & Coppi, costringendoli a rinunciare a soddisfazioni consone alla loro mitologia, ottenendo in due appena (beh, si fa per dire) 4 Tour, seppur condensanti la storia del Ciclismo, specie se si pensa all’impresa di Ginettaccio del ’48, la più bella pagina dello sport italiano. In tempi recenti non possiamo lasciare nel dimenticatoio il caso Pantani, che senza Madonna di Campiglio chissà quanti Tour avrebbe potuto mettere in cassaforte.
Nel 2006 vi erano i presupposti per rinverdire i fasti d’antan, ma l’ennesima disgrazia capitata al ciclismo azzurro ci presentava un conto ingiusto da pagare alla sorte, con il nostro faro Ivan Basso appiedato dal diavolo tentatore del doping. Si temette il troncamento della carriera di uno dei più grandi prodotti del ciclismo dell’ultimo trentennio. Poi, dopo 2 anni, l’anno scorso Basso tornava a correre, seppur senza risultati tangibili. In questo Giro d’Italia abbiamo rivisto il vero Basso, quello per intenderci che guerreggiava spalla a spalla con l’Armstrong dei tempi più munifici. Il varesino, scrollatosi dapprima la naftalina, poi il torpore fisiologico, quindi le ultime residue paure di non essere più dei giochi, è tornato a far rifulgere la propria storia, vincendo a mani basse un Giro dove l’unico serio avversario è stato forse il suo scudiero (altra promessa del ciclismo italico) Nibali, e non per demeriti altrui…
Avrebbe potuto impensierirlo Arroyo è vero, ma senza la famosa fuga bidone dell’Aquila lo spagnolo sarebbe rimasto ben distante dalle orme del ciclista Liquigas-Doimo. Basso ha disputato un signor Giro, strappando coi denti, da gran fuoriclasse, sull’Aprica, il simbolo del primato che proprio Arroyo si era, quasi con irriverenza, assicurato. Parafrasando un antico proverbio potremmo allora asserire come ”Rosa di sera bel Tour si spera”, visto che è obiettivo dichiarato dallo stesso Basso quello di estrarre dal cilindro una gran prova in giallo…che lo isserebbe fra i grandi, quelli con la G maiuscola.
Ricordiamo che Basso ha prevalso in questa Corsa Rosa con 1’51’’ sul comunque valido Arroyo, 2’37’’ su Nibali, 2’50’’ su Scarponi, 3’27’’ su Evans, 7’06’’ su Vinokourov; Sastre delude a 9’39’’, a seguire il campione italiano a cronometro Pinotti a 14’20’’, solo 11° Cunego a 17’10’’; Maglia nera a Marco Corti (ad oltre 4 ore da Basso), a suo modo anche lui nella storia…