Dopo Stefano Zaino, proseguono le interviste targate Sampdorianews.net per conoscere le impressioni degli altri addetti ai lavori sulle attuali strategie di mercato blucerchiate. Stavolta abbiamo avuto il piacere di contattare in esclusiva Giuseppe Viscardi, giornalista genovese, che segue la Sampdoria, il calcio e lo sport in genere fin da bambino, quindi dalla seconda metà degli anni sessanta. Nelle sue esperienze soprattutto tanta radio. Da diversi anni è nella redazione sportiva di Radio Nostalgia, dove conduce la trasmissione che segue per gli ascoltatori piemontesi il campionato del Torino.
Al di là dell’esonero di Parma, Di Carlo ha fatto miracoli a Mantova, portando i virgiliani dalla C2 alla finale play – off per la massima serie nel giro di 3 anni e ha ottenuto due ottime salvezze consecutive con il Chievo. Lo ritieni l’uomo giusto per sostituire Del Neri e affrontare i preliminari di Champions League?
“Di Carlo è un allenatore giovane ed emergente, e a differenza di molti suoi colleghi che credono di aver inventato un nuovo sport tiene i piedi per terra e non pecca di presunzione. Le sue squadre giocano un calcio bello e grintoso, e riecheggiano proprio il Del Neri delle origini, forse con meno effervescenza ma con una certa dose di tigna in più. In ogni caso, cercando di dare continuità al lavoro degli ultimi anni e dell’ultimo in particolare, mi è sembrato giusto puntare su un allenatore in rampa di lancio, serio e preparato. E “continuità” mi sembra la parola chiave dell’era Garrone”.
Curci ha rimpiazzato Storari, sono tornati alla base sia Guberti, che Zauri, mentre resta da valutare la posizione di Ziegler. A tuo parere di quanti rinforzi e in quali ruoli ha bisogno la nuova Sampdoria?
“Curci è un portiere ancora molto giovane, e non dobbiamo dimenticare che è sempre stato considerato uno dei giocatori più promettenti nel suo ruolo. Titolare fisso della Under 21 della sua generazione, deve ancora dimostrare appieno il suo valore, e la Sampdoria può essere la sua occasione. Per il resto, ritengo che la squadra abbia necessità di completare l’organico proprio nei due ruoli rimasti scoperti con le partenze di Zauri e Guberti, che rappresenterebbero tra l’altro ancora oggi la soluzione migliore per conoscenza dell’ambiente e qualità tecniche”.
Nei media occupano sempre più spazio coloro che comprano tanto, spesso e volentieri utilizzando le risorse ottenute dalle varie cessioni. Finora la Sampdoria è invece andata controcorrente rispetto al suo recente passato e alle strategie delle concorrenti, trattenendo i pezzi pregiati. È la strada giusta per restare ambiziosi, oppure sinceramente ti aspettavi qualche colpo in più in entrata?
“In questi anni mi sono sempre trovato in sintonia con la strategia societaria della Sampdoria targata Garrone. Anche se è un calcio molto diverso da allora, vedo forti analogie con l’impostazione di Paolo Mantovani, che dopo il ritorno in serie A nel 1982 costruì la squadra dei sette trofei aggiungendo un pezzo alla volta, sostituendo e migliorando dove si poteva e doveva e innestando progressivamente giovani di qualità. Oggi la squadra ha una sua ossatura di base con un genio assoluto, alcuni grandissimi giocatori, altri che possono diventarlo ed una generazione di giovani tra i quali qualche campioncino, e non mi riferisco solo a Poli, sembra già emergere.
Quando sento dire in giro che la società non ha combinato quasi niente, o quando leggo che certi equilibristi del mercato meritano voti altissimi in pagella perché comprano dozzine di giocatori (alcuni dei quali sconosciuti, ma che tutti trattano con deferenza sospetta senza averli mai visti giocare) dopo averne venduto altri di sicuro rendimento, mentre la Sampdoria è rimasta immobile ed il solo Curci non può bastare per le ambizioni dei tifosi e dell’ambiente, mi chiedo se c’è malafede e asservimento a certe logiche o semplice e disinformata ignoranza, considerando che rispetto all’anno scorso l’organico può vantare tre tra i migliori giocatori della serie B appena conclusa (Volta, miglior difensore della cadetteria, che mi ha fatto un’impressione enorme quando l’ho visto con il Cesena, Rossini e Marilungo, artefice della promozione del Lecce con tanti gol ed assist), che a centrocampo sono tornati Dessena e Koman (un altro che può diventare un crack a livello europeo), che sono stati confermati – e non era scontato – Mannini e Tissone, e che all’orizzonte si profila un futuro importante con giovani di grandi prospettive sui quali la società ha giustamente investito molto, ed i frutti si cominciano a vedere”.
Due stagioni fa l’altra sponda calcistica cittadina ha provato cosa significa terminare un campionato davanti alla Sampdoria, ma l’ultima annata ha riportato tutti alla realtà e alla storia. Mister Gasperini ha dichiarato l’obiettivo della propria squadra che consiste nel precedere la Sampdoria, riuscirà nel suo intento?
“Non sono capace di fare pronostici. Anche se con filosofie molto diverse – una più progettuale, l’altra più estemporanea – le due sponde cittadine stanno dimostrando di poter occupare in questa fase la stessa zona della classifica, e quindi ritengo nell’ordine delle cose che attualmente ci possa essere una certa alternanza, anche se numeri e storia parlano chiaro, e io ho imparato nella mie esperienze professionali a credere molto alla logica dei numeri nel calcio. Trovo però che porsi come obiettivo stagionale arrivare davanti ad un’altra squadra sia un modo un po’ povero e provinciale per configurare la propria stagione, anche se la supremazia cittadina, soprattutto per chi è poco abituato ad averla, è pur sempre una bella soddisfazione”.
Tra tutti i possibili avversari ai preliminari di Champions, quali compagini ti auguri di non affrontare?
“E’ facile dire Tottenham e Siviglia, ma anche le squadre del nord sono pericolose, perché si trovano in piena stagione e negli ultimi anni hanno fatto passi da gigante. Ricordo che due anni fa la Sampdoria eliminò con pieno merito il Siviglia e poi uscì abbastanza inopinatamente contro il Metalist, così come ricordo una decina d’anni fa l’Inter eliminata dall’Helsingborg”.
Nel calcio odierno si fa spesso riferimento ai giovani, evidenziando la necessità di puntare sui vivai e la carenza di talenti nostrani in particolare dopo ogni fallimento delle nostre rappresentative italiane. Quasi nessuno in Italia se ne è accorto, ma a centrocampo la Samp conta un certo Andrea Poli: può essere la stagione della definitiva consacrazione?
“Secondo me la stagione della consacrazione di Poli è stata quella appena conclusa. Da adesso in avanti il ragazzo deve coltivare ed affinare il suo enorme talento ed arricchirlo di esperienza e sagacia “gestionale”. Solo così potrà confermarsi ad alto livello e diventare un big a livello nazionale e non solo”.
Due anni fa Poli si fece le ossa a Sassuolo e tornò maturo alla Samp, conquistandosi un posto da titolare. Soriano può ripeterlo andando a fare esperienza in quel di Empoli?
“Penso e spero di sì. Il centrocampo della Sampdoria, anche in prospettiva futura, è il più forte in Italia tra quelli composti da giocatori italiani, ed uno tra i più forti in assoluto. Soriano ha grandi doti e deve trovare quella continuità che talvolta sembra mancargli, e solo giocando un campionato intenso e “cattivo” come la serie B potrà trovare lo spazio necessario per crescere ed affermarsi”.
Quale è la tua opinione in merito all’introduzione della criticatissima tessera del tifoso e alla decisione della società di venire incontro, entro i limiti possibili, a coloro che hanno deciso di non sottoscriverla?
“Hai detto bene tu, rappresentando anche il mio pensiero: “criticatissima”. Non mi piace nel merito e neppure nel metodo. Non credo risolverà alcun problema, o per lo meno non quelli per i quali è stata concepita, e sembra voler penalizzare esclusivamente il mondo ultras, che vive di passione per il calcio, sul quale ho spesso l’impressione che molti, troppi osservatori (anche di prestigio) siano assolutamente male informati, confondendo certe patologie (che purtroppo esistono) con la normalità”.
Spesso il Presidente Riccardo Garrone riporta d’attualità il tema legato al nuovo stadio, ma la città, le istituzioni e chi conta sembra fingere di non sentire. Come andrà a finire tale vicenda?
“Spero bene, cioè con la costruzione di un nuovo impianto moderno, funzionale e sostenibile. Chi lo avversa porta avanti una battaglia di retroguardia, per motivi diversi ma tutti riconducibili ad un solo denominatore comune: l’essere contro per il sol fatto di volerlo essere. Ma le posizioni di retroguardia di norma vengono spazzate via dal progresso, ed io confido molto nella testardaggine del Presidente Garrone: tra l’altro, i suoi argomenti sono del tutto condivisibili”.