Quanto saranno chiamate a resistere le nostre coronarie non è dato di saperlo. Suoniamo la carica per sette giorni, auspichiamo grinta e coraggio e settimanalmente ci ritroviamo alle soglie dell’inspiegabile, del paradosso.
L’occasione di portare a casa la seconda vittoria auspicata da mister Cavasin, che ne indicava tre per riuscire a rimanere agganciati con una certa sicurezza al gruppo dei possibili scampati, è andata parzialmente in fumo, sostituita da un pareggio forse inutile in termine di punteggio ma maggiormente ricco di capovolgimenti di fronte e vitalità che un’ impressione positiva l’ha comunque lasciata.
La partita contro il Brescia, cui ha fatto da contorno un tifo spettacolare, una gradinata sud talmente bella da togliere il fiato, se probabilmente fosse stata alla stessa altezza degli spalti, sarebbe stata una sorta di compitino da svolgere senza eccessivi patemi. Invece l’emergenza l’ha vista trasformarsi nella partita della vita, ed ora quel punticino realizzato può essere visto come una fiammella di speranza ancora accesa, oppure una luce perpetua che evoca scenari tombali.
Non si possono certo perdere le speranze fino a che la matematica ci terrà a galla, ed alcuni ragionamenti che includono, com’è ovvio che sia, anche le altre squadre in analoghe difficoltà, se si concretizzeranno, potrebbero farci respirare di sollievo, ma è difficile dirlo in una settimana come questa, dove per la seconda volta la squadra è in ritiro a Novi Ligure per preparare la prossima partita, ahimè, la stracittadina.
Al solito, un po’ mi sento tradita. Tanta aspettativa senza aver ancora sbrogliato questa matassa intricata, alcuni dei nostri ragazzi su cui sempre abbiamo riposto la nostra fiducia che in questi ultimi tempi non sono all’altezza della situazione. Non mi sento di condannare nessuno, specie ora, ma è evidente che queste ultime partite dovranno essere giocate solo da chi ha veramente la bava alla bocca, sta bene fisicamente e non sentirà nessun tipo di paura. Anche se non proprio in questa direzione, la nostra Samp di domenica mi è apparsa più viva di altre sciagurate volte, riuscendo a rimontare per ben tre volte un passivo agghiacciante con un piglio più deciso, alcuni hanno lottato veramente come leoni, tutto questo, al di là della prestazione, potrebbe indicare un segnale importante nella reazione che tanto ci si attende, anche perché un derby da giocare non lo si può prendere sottogamba.
Qui in effetti, all’idea del prossimo impegno, il nervosismo potrebbe aumentare,anche perché le difficoltà ambientali di quest’anno pongono i nostri avversari sotto la luce opinabile dei favoriti, li fa sentire arbitri del destino altrui, c’è chi addirittura li accosta all’idea di splendidi mecenati in vena di potenziali regali. Sicuramente il fascino della stracittadina è altissimo e oltrepassa i confini di Genova, ed è ragionevole sperare che non venga mai meno, ma, oltre a tante dichiarazioni di buon senso che si ascoltano in questo periodo, fanno eco anche tanti segnali opposti. Una cosa è certa: ognuno di noi farà la sua strada, e si prenderà le proprie responsabilità, senza dover assolutamente nè accusare, nè ringraziare, da sempre i regali noi cerchiamo di farceli da soli.
Se il derby è sempre stata una partita cui, anche per scaramanzia, era impossibile ipotizzare un risultato, stavolta proprio non si riesce neppure ad immaginare cosa possa succedere, quale tipo di Samp vedremo sul campo, mentre i nostri cuori di tifosi aspettano sempre una gara giocata con il coltello tra i denti, caratteristica questa che non abbiamo mai completamente espresso anche in tempi meno turbolenti di questi. Sarà la volta buona che proprio contro l’altra parte di Genova, recupereremo lo smalto necessario per finire positivamente questo campionato?
[Laura Ferrari – Fonte: www.sampdorianews.net]