Samp: il giusto finale di uno scempio

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La partita odierna è lo specchio di una stagione drammatica, iniziata male, proseguita con incompetenza e autolesionismo e terminata nel peggiore dei modi.

Un primo tempo volato via tra una mediocrità disarmante, una paura contagiosa, una rassegnazione palese: un goal annullato a Pozzi, una clamorosa occasione da rete sciupata da Maccarone, Palermo in vantaggio a pochi secondi prima dell’intervallo con Miccoli al primo tiro in porta. Biabiany approfitta di una amnesia di Benussi e riporta i suoi in parità, ma intanto il Lecce passa in vantaggio a Bari, adesso bisognerebbe vincere non per sperare, ma almeno per rinviare il tragico verdetto. Ci prova Guberti in due occasioni, a Pozzi viene annullato un altro goal, nel finale Pinilla in contropiede gonfia la rete e cala il sipario.

La Sampdoria retrocede, torna in serie B dopo 8 stagioni nella massima serie, distruggendo il lavoro svolto dal precedente staff dirigenziale capace di portare la compagine blucerchiata dalla quasi C1 ai preliminari di Champions League. Se l’apice, la realizzazione di un sogno diventano il punto di non ritorno, l’inizio della fine, allora il proseguo della stagione è soltanto uno scempio annunciato. Se nel 1999 quella Sampdoria, al di là dei propri errori in sede di mercato e alla guida tecnica, poteva avere numerose giustificazioni, scusanti e gridare vendetta per i torti subiti nel momento clou della stagione, questa Sampdoria, questa squadra, questa società hanno tutte le colpe di questo mondo.

In estate parte la stagione con un obiettivo di dimensioni gigantesche tra le mani, approdare ai gironi di Champions League, ma si dimostra zero ambizioni, limitandosi all’acquisto di Curci in porta al posto di Storari. Le conferme dei big e i ritorni di giovani promettenti, presunti o tali, vengono fatte passare per operazioni di rafforzamento, quando invece sarebbe il minimo sindacale. Nel frattempo a sostituire Marotta e Paratici arrivano Gasparin dall’Udinese e Tosi come Direttore Sportivo, mentre spetta a Di Carlo il compito di prendere l’eredità lasciata da Del Neri. La beffa con il Werder Brema è seguita da un girone d’andata accettabile in termini di punti, anche se di gioco non c’è traccia, ma, uno dopo l’altro, tutti gli obiettivi vengono falliti: fuori dall’Europa League in un girone sicuramente alla portata, fuori dalla Coppa Italia, il derby è l’ennesima disfatta.

Il meglio del peggio arriva in sede di mercato di “riparazione” che diventa subito di “distruzione”: dopo una telenovela che ha dell’incredibile, si decide di porre fine al rapporto con Antonio Cassano, non solo, si cede, ma si contribuisce a farlo andare via da Genova, secondo qualcuno non avrebbe nessun estimatore sul mercato, invece se lo prende il Milan. I rossoneri ringraziano, vincono lo Scudetto, noi non crediamo a quello che vediamo e retrocediamo. Per sostituire Cassano servirebbe un nome grosso, importante. Ci sta l’orgoglio, ma qua si parla del bene della Sampdoria che va ancora prima di ogni considerazione personale e invece, al posto di Cassano, arriva Macheda in prestito dallo United, il cui rendimento sarà imbarazzante, ma, comunque, si tratta di un giocatore dalle caratteristiche completamente diverse. Nello staff dirigenziale vige la confusione più totale: Gasparin rinuncia all’incarico, non si pensa alla sua sostituzione, si decide di andare avanti senza un Direttore Generale, meglio optare per la soluzione del “Comitato Strategico”, tra l’incredulità generale.

Ziegler è in scadenza di contratto da un anno, ma non si trova il rinnovo, non si cede, ma si tiene pur perdendolo gratis a giugno, si fa giocare e si prende solo Lazcko in quel ruolo. Quando Pozzi e Pazzini si infortunano contro la Juventus, dopo pochi giorni ci si gioca una fetta d’Europa con il Milan in Coppa Italia, in fretta e furia arriva Maccarone, sembra un’inversione di tendenza, forse avranno capito i propri errori, può essere l’uomo giusto per giocare al fianco di Pazzini, ma quest’ultimo viene ceduto e svenduto all’Inter per una cifra ridicola e il cartellino di Biabiany, oggetto di una valutazione fuori mercato, 7 milioni di euro. Ci si aspetta qualche colpo dignitoso nelle ultime ore di mercato, invece sono soltanto scambi da non pervenuto.

Intanto la squadra in campo è in caduta libera, non c’era un gioco con Cassano e Pazzini, figuriamoci adesso, Di Carlo non ha mai trovato il bandolo della matassa e giustamente viene esonerato, seppure con palese ritardo, dopo il crollo casalingo contro il Cesena. Si fanno tanti nomi, alla fine arriva Cavasin, ma il trend non cambia, anzi peggiora addirittura, i nuovi arrivati si dimostrano dei pesci fuor d’acqua, ma intanto dai quartieri alti non smettono i commenti ben poco lusinghieri nei confronti di chi è partito, quando invece sarebbe più giusto scusarsi e non trovare responsabili altrove, e le ultime interviste dedicate ad un fantomatico nuovo stadio.

A proposito… Marassi diventa terra di conquista per chiunque, si perdono tutti gli scontri diretti in casa tranne un rocambolesco quanto inutile 3-3 con il Brescia. La sconfitta in pieno recupero nel derby di ritorno è la beffa finale che pone fine ad una stagione maledetta, ma forse “maledetta” non è forse l’aggettivo più giusto, perché sembrerebbe esclusivamente colpa del destino, del fato, della malasorte, degli episodi, invece la fortuna premia gli audaci, gli ambiziosi, chi lotta, chi merita di guadagnarsela.

Niente di tutto questo. L’ambizione messa nel cassetto, la presunzione, la superficialità e l’incompetenza prendono il sopravvento fuori dal campo, mentre sul terreno di gioco chi dovrebbe giocare, lottare, fare gruppo e gonfiare la rete, non fa il proprio dovere. Qualcuno si prende l’hobby dei richiami all’appello verso il pubblico, quando i tifosi ci sono sempre stati, qualcun altro dovrebbe cavarsela con l’esperienza e trascinare i più giovani verso un obiettivo vitale, invece sono i primi a perdere la bussa sotto i colpi degli avversari, qualcun altro ancora è arrivato a stagione in corso e credeva che la stagione balneare ligure iniziasse con sei mesi in anticipo. Personalità, attaccamento alla maglia, orgoglio sono parole sconosciute per molti. Il non mercato estivo e le tragiche operazioni di gennaio da sole non bastano un crollo verticale, inarrestabile, senza dignità, senza grinta e rispetto nei confronti di chi ci è sempre stato sugli spalti.

In quest’occasione ho voluto appositamente tenere da parte le mie considerazioni sulla tifoseria, semplicemente commovente, la cui passione è infinita, il cui amore meriterebbe più rispetto da chi ha distrutto il giocattolo. Dei tifosi, degli unici che non retrocedono per proprie colpe, parlerò in un’altra occasione all’interno di un mio editoriale, loro non hanno nulla da spartire con tutti i protagonisti di questa nefasta, vergognosa, autolesionista, becera stagione.

[Diego Anelli – Fonte: www.sampdorianews.net]