Attendevamo i colpi negli ultimi giorni di mercato e sono arrivati, qualcuno in anticipo, qualcuno al fotofinish, ma come le sessioni estive a livello nazionale ci hanno insegnato, soprattutto ora che soldi in giro ne girano davvero ben pochi. Nei precedenti editoriali avevo richiamato l’attenzione sulla cronica assenza di un fantasista, del classico giocatore dell’ultimo passaggio, capace di rendere imprevedibile, efficace e pericolosa una manovra altrimenti troppo spesso destinata a diventare facilmente gestita dagli avversari.
Quel giocatore è arrivato e sulla sua carta d’identità leggiamo Pasquale Foggia. Un gran colpo, la ciliegina sulla torta in un mercato importante. I soliti mugugnoni sostengono che si tratterebbe di un’operazione discutibile a causa del presunto carattere del diretto interessato e degli ultimi due anni vissuti tra panchina e tribuna, ma lasciamoli parlare. Qua a Sampdorianews.net, chi ci segue dal novembre 2008 lo sa benissimo, non abbiamo perso l’occasione per criticare quando abbiamo sentito che fosse importante e doveroso farlo, ma sempre per il bene della causa blucerchiata, perciò in maniera costruttiva per diritto e dovere d’informazione, lasciando ad altri facili destabilizzazioni e strumentalizzazioni spesso in voga. In questo caso non si può trovare appunti su un’operazione importante che potrebbe rappresentare la svolta nel campionato blucerchiato. Foggia è un giocatore accostato in svariati momenti alla Samp,non soltanto nell’ultimo gennaio, ma soprattutto durante la gestione Novellino, quando, sul più bello sembrava tutto fatto, il club blucerchiato lo vide invece trasferirsi al Cagliari, dove poi conquistò anche la Nazionale.
Basterà che i mugugnoni lo vedranno in campo e le sue qualità tecniche li porteranno al silenzio, e se avesse davvero un caratterino mica da ridere, ben venga, gran parte dei numeri 10 escono fuori dagli schemi, portano quel mix di fantasia, pazzia positiva calcisticamente parlando. E’ benvenuto qualcuno che possa scrollare in campo una compagine troppo spesso vittima delle proprie paure e caratterizzata negli ultimi tempi da un atteggiamento passivo. Finalmente anche Bentivoglio ha abbracciato la Samp, dopo diversi accostamenti, in particolare risalenti alla gestione Di Carlo. Il centrocampo ha visto l’arrivo di volti nuovi, anche per compensare la partenza di Andrea Poli, sicuro partente ad inizio mercato, poi ceduto negli ultimi giorni a condizioni che personalmente ritengo discutibili e non corrispondenti al valore del ragazzo.
È vero, il mercato è difficile, gira poca liquidità, l’Inter è una squadra difficile da rifiutare, ma sempre alle condizioni giuste. Stiamo parlando di un club che aveva appena ceduto Eto’o in Russia e a gennaio aveva ottenuto Pazzini ad un prezzo invitante, la Samp avrebbe potuto e dovuto ricavare una cifra superiore. Nel mercato è bravo anche chi sa vendere bene e sicuramente possiamo riferirci a Claudio Lotito, l’operazione Foggia dimostra il suo fiuto per gli affari: dopo aver piazzato e bene Lichsteiner e Zarate, ha dato l’ok al trasferimento alla Samp per il fantasista, fissando un riscatto che, voci di mercato, lo quantificherebbero a 4 milioni in caso di augurata promozione del Doria. Se consideriamo che Poli viene ritenuto uno dei centrocampisti più promettenti a livello italiano, ha 6 anni in meno di Foggia, reduce invece da due anni con scarso minutaggio in campo, ci si rende bene conto di chi sia riuscito a vendere in maniera ottimale.
Condivido in pieno il pensiero di Alfredo Pedullà, intervistato venerdì da Sampdorianews.net. La roboante vittoria contro il Gubbio non rappresenta la cartina di tornasole del campionato blucerchiato, perché si è trattata di una partita incanalata nella direzione più semplice al 12’ per la circostanza del rigore – espulsione che ha tagliato di fatto le gambe ad una compagine, già nettamente inferiore sia dal punto di vista tecnico che tattico. Servono test più insidiosi per tastare la reale condizione blucerchiata, gli schemi acquisiti dalla squadra, l’amalgama forse ritrovata e la tanto citata mentalità nel campionato cadetto. Se il 6-0 rifilato al Gubbio potrebbe anche avere un peso limitato, non vanno però dimenticati alcuni fattori importanti: fin dal 1’ la Samp ha dimostrato caratteristiche fondamentali come pressing a tutto campo, abnegazione e spirito di gruppo, Bertani ha confermato il suo periodo di grande forma, i vari Semioli, Accardi e Pozzi sembrano rinati dopo i recenti problemi fisici che li hanno costretti spesso ai box nelle ultime stagioni, Obiang sta diventando sempre più un punto di riferimento partita dopo partita, Palombo lotta su ogni pallone, il reparto difensivo sta limitando le lacune del precampionato, Piovaccari ha timbrato anche se in maniera fortunosa e quando la partita era già chiusa da tempo immemore.
Mister Atzori, che sta cercando in ogni modo di recuperare Maccarone (ci stava fischiarlo al termine della scorsa stagione dinanzi a prove sconcertanti, ma ora che è rimasto, contestarlo è sinonimo di autolesionismo, va soltanto incoraggiato), ha richiamato la squadra all’ordine al termine del precampionato e sta raccogliendo i primi frutti. La mentalità della B sembra essere stata acquisita, forse non la stessa cosa si può dire per chi predica bene e razzola male, ovvero chi critica i protagonisti in campo e diventa così il primo esempio da non seguire. Mi riferisco a certi settori “più nobili”, capaci perfino di fischiare il Doria al triplice fischio finale di Samp-Padova terminata 2-2, oppure di chi preferirebbe leggere notizie sulle big della serie A piuttosto che sulle compagini della Bwin.
Siamo finiti nella bagarre del torneo cadetto, allora che tutti quanti se ne rendano conto, la realtà non si sconfigge ignorandola, trovando comode scorciatoie, oppure pensando al recente passato che è stato, non è più tra noi e fa male soltanto nel constatarlo (nel vedere Pazzini che porta la Nazionale al successo contro la Slovenia e Cassano incantare San Siro). In A ci si torna tutti insieme, rendendoci conto che è la B il campionato che dobbiamo giocare ogni weekend, le nostre avversarie non si chiamano Milan, Inter e Juventus, ma non importa. Noi seguiamo, incitiamo, gioiamo e soffriamo al fianco del Doria, dobbiamo rinascere da un fallimento sportivo, chiunque avversario affronteremo non avrà un nome diverso dagli altri, ma rappresenterà uno dei numerosi ostacoli da superare per tornare dove meritiamo. Domani si va ad Empoli, campo storicamente difficile. Una prova di forza su quel campo sarebbe la prima svolta della nuova stagione.
[Diego Anelli – Fonte: www.sampdorianews.net]
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