Sampdoria-Lazio 1-1: Cana salva i biancocelesti allo scadere

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logo-lazioBuio pesto, filtra un raggio di luce e speranza. Il Guerriero Cana salva i suoi dalla sconfitta ad una manciata di secondi dal termine. Dopo la prestazione convincente del Tardini di Parma, dopo la sosta forzata per le nazionali, il passo non è di certo avanti. Le Aquile acciuffano il punto all’ultimo giro di lancette e Petkovic, apparso in confusione d’idee, getta acqua sul fuoco divampante sulla sua panchina. La Lazio operaia naufraga e poi risorge a Marassi contro l’orgoglio e la voglia di non cedere della Samp. Ringalluzziti dalla presenza in panchina di un carismatico come Mihajlovic, i blucerchiati, in inferiorità numerica, accarezzano fino alla fine i tre punti di platino. Quarantacinque minuti di carattere per i doriani, quarantacinque minuti senza nerbo per i biancocelesti, dopo un primo tempo in cui le formazioni si erano vigorosamente annullate. La fortuna, poi, gira dalla parte opposta. Il palo di Perea grida vendetta, il batti e ribatti davanti a Marchetti in occasione del gol di Soriano è da risata fragorosa, per chi non ha a cuore questa Lazio spenta. Altro pari e patta in trasferta, i biancocelesti continuano a rimandare l’appuntamento con l’affermazione fuori dalle mura amiche.

PRIMO TEMPO – Aria nuova a Marassi. La pioggia non batte il terreno del Ferraris come negli ultimi giorni, l’attesa, in Gradinata Sud, per la prima di Sinisa Mihajlovic è tangibile. Di fronte ai blucerchiati, La Lazio di Petkovic. Modulo nuovo per l’occasione, davanti a Marchetti la linea difensiva è composta da Ciani, Cana e Radu. In mediana, il tecnico di Sarajevo si affida alle geometrie di Ledesma e all’ardore del nigeriano Onazi, sugli esterni i rientranti Konko e Lulic a coprire le percussioni di Candreva e Keita. Davanti Sergio Floccari a sgomitare contro la difesa ligure, con il compito di finalizzare le manovre.

Per una formazione che abbraccia il tridente difensivo, ce n’è un’altra che lo abbandona. Mihajlovic disegna la difesa a 4 sganciando De Silvestri e Costa sulle corsie ed in mezzo Mustafi e Gastaldello. Mediana coperta, densità è la parola d’ordine. Palombo e Obiang, preferito all’appena reintegrato Maresca, a coprire le spalle alla batteria dei 3 guastatori in appoggio a Nicola Pozzi: Gabbiadini, Krsticic e Wszolek. Fase di studio prolungata, le due squadre si aspettano, in attesa che una delle due compia il primo errore. Ritmi alti, le occasioni però latitano e le emozioni, a dirla tutta, pure. In mezzo al campo spazio non c’è per i complimenti. Fioccano le ammonizioni da ambo le parti, Mihajlovic chiede ai suoi maggior attenzione alla fase di non possesso. Prima non prenderle, poi cercare il guizzo letale. Petkovic, poco soddisfatto, risponde smentendo sé stesso. Il 3-4-3 può attendere, meglio passare ad un 4-4-2, i meccanismi del quale i suoi ragazzi conoscono meglio. La mezz’ora è ampiamente scoccata quando Pozzi decide di far tremare la centinaia di supporters capitolini giunti nella città della Lanterna, ma il suo tiro – a conclusione di una manovra orchestrata sul binario di destra – è prontamente contrato dall’attento Konko. A seguire, è il turno di Floccari e Gabbiadini da calcio da fermo, ma le rispettive rasoiate tentate dai 25 metri servono solo a far distendere in presa sicura i guardiani dei pali. Al termine del minuto aggiuntivo disposto dall’arbitro Orsato, il tè caldo negli spogliatoi è servito. Dinamismo e battaglia vera in mezzo al campo, troppo poco però per pretendere di avere la meglio sull’avversario.

SECONDO TEMPO – La seconda frazione di gioco inizia a rilento. Anzi no. Venti secondi ed eccolo il momento di rottura. Krsticic entra a gamba tesa su Ledesma, Orsato non transige e gli sventola il rosso diretto. L’episodio che può condizionare una partita si offre, dunque, alla compagine di Petko. Wszolek sbaglia il cross e lo indirizza in porta, Marchetti non si fa beffare e smanaccia sopra la traversa. I gialloneri, per l’occasione, della Capitale stentano a prendere con decisione il pallino del gioco, di conseguenza la Doria, nonostante l’uomo in meno, non accenna ad abbassare il proprio baricentro. L’insoddisfazione marca i lineamenti del volto di Vlado Petkovic. Al 56’ la sua prima mossa: Brayan Perea va ad affiancare Floccari col fine di dare maggior peso all’avanti laziale, a lasciargli il posto è il giovane Keita, oggi non decisivo come contro il Parma. Il tempo passa, la fatica affiora nei liguri e gli spunti laziali pian piano arrivano. Candreva e Lulic iniziano a farsi più propositivi, e da un suggerimento del bosniaco nasce l’occasione più nitida per la Lazio.

Floccari riceve fortunosamente palla, Perea è il più lesto ad acciuffare la sfera vagante, ma la sua conclusione a tu per tu con Da Costa termina la propria corsa contro il palo. Mihajlovic percepisce il momento, le difficoltà dei suoi e ridisegna la proprie linee sulla base di un 4-3-2 accorto con l’ingresso di Soriano per Wszolek. È il cambio della svolta. Minuto 67, Gabbiadini ha lo spazio giusto per tentare la conclusione, Marchetti si oppone come può, batti e ribatti la sfera s’impenna finendo sulla testa di Roberto Soriano che la deposita indisturbato in rete. Bolgia a Marassi, il cuore blucerchiato batte fuori e dentro il rettangolo verde. Samp in vantaggio, Ledesma e Candreva richiamati in panchina, Hernanes ed Ederson in campo. Nè la storia del match, né la pelle della Lazio appaiono però mutare. Chi si aspetta la scossa viene deluso. Il 4-2-4 varato nel finale dall’ex tecnico del Sion non incide e non regala frutti. Il forcing finale è debole e timido, non c’è verve. Poi, l’imponderabile. Lorik Cana s’invola in territorio straniero, non di sua competenza, e servito da Floccari salta netto Costa e trafigge Da Costa. È l’1-1 insperato. Il bicchiere è mezzo vuoto.

[Matteo Botti – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]