BRESCIA – L’allenatore del Sassuolo Roberto De Zerbi, nella giornata di ieri, ha concesso una lunga intervista a Sportitalia. Queste le sue parole a cominciare dalla situazione nel bresciano, luogo in cui vive: “Quelli che escono sono numeri non reali, le stime parlano del triplo dei morti indicati. E’ una tragedia, una città colpita battuta da ambulanze ed elicotteri per tutto il giorno. Oramai andrà tutto bene non si può più dire, sono morte troppe persone, speriamo passi alla svelta”.
Sull’eventuale ripresa del campionato ha dichiarato: “E’ un argomento che va oltre le mie competenze. Mi limito a dire cose già dette: sono fortunato perché faccio parte di una società particolare, il Sassuolo ha uno stadio di proprietà. Nell’ultimo mese ci sono state cose che non mi sono piaciute: mi sembra che qualcuno abbia cavalcato troppo questa situazione per interessi personali. Mi spiace, si tende sempre a fare demagogia: io ho fatto il calciatore e sto facendo l’allenatore, il calciatore non è come lo si vuol dipingere. Siamo di fronte ad un momento di crisi, un passo il calciatore dovrà farlo perché serviranno dei sacrifici. Ma poi bisogna affrontare altre questioni e mi è piaciuto il discorso che stanno facendo in Inghilterra: dove andranno quei soldi eventualmente tagliati dagli stipendi? Bisogna pensare a tutto il sistema. Non si troveranno chiusure da parte dei calciatori in questo senso, loro hanno un cervello. Detto questo, non capisco perché fino al’1 marzo si doveva giocare a tutti i costi e adesso da più parti si tende a voler chiudere il prima possibile il campionato”.
Nel futuro di De Zerbi c’è ancora il Sassuolo? Lui ha riposto così: “Non so, per adesso non ci penso. Rinnovo? Ragiono come se dovessi stare ancora a lungo al Sassuolo, ma gli allenatori non possono mai fare progetti lunghi. Oggi ci sono, domani chissà… La settimana scorsa ho parlato con qualche giocatore pensando già alla stagione prossima, quindi immaginandomi al Sassuolo. Poi quello che verrà non lo sa nessuno. Non devo nascondere niente, io a Sassuolo mi diverto veramente perché allenare tanto talento in una squadra non è una cosa facile da trovare. Dipendesse da me, non sarebbe così semplice andare via“. Su Locatelli e Boga ha dichiarato: “Manuel per me è da big, ma è anche vero che in Italia non si dà il tempo ai giovani di sbagliare, di avere qualche mese in cui possono perdersi. Locatelli è un talento talmente puro che sarebbe esploso da qualsiasi parte, la società è stata brava ad andarlo a prendere. Al Sassuolo questa politica si può fare, altrove non so. Boga è un ttaccante esterno a sinistra, negli ultimi anni vede più la porta, gioca più col compagno e attacca più lo spazio, la profondità. Secondo me ha margini per imparare a giocare anche dentro il campo. Nell’uno contro uno, nel mondo, non ne trovo tanti meglio di lui”.
Infine, la chiosa sui migliori allenatori italiani: “Sarri primo, Spalletti secondo, Conte terzo. La prima Roma di Spalletti la guardavo con molto interesse, quella con Totti centravanti e Perrotta dietro, così come la Juve di Conte ed il Napoli di Sarri. E la Juventus di Sarri? Non so, non è semplice portare una mentalità nuova in poco tempo e cambiare tanto. Noi abbiamo trovato la quadratura a novembre perché abbiamo la settimana tipo, nei top club hai una partita ogni 3 giorni e fai fatica ad incidere in breve tempo”.
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