L’analisi di Aiace Rusciano: “L’Atalanta performa in Champions League perché non si è dotata solo di palestra e campi da gioco, ma di un monitoraggio costante e di sistemi di Big Data Science”
BERGAMO – Quando si assiste a prestazioni incredibili, quale quella attuale dell’Atalanta in Champions League, seconda in classifica dietro al City, è chiaro che ci si trova di fronte a un evento straordinario. Spesso allenatori, staff ed esperti si interrogano sul motivo di cambi prestativi, in positivo o negativo in Champions, rispetto a quelli di Serie A, attribuendo le cause di questi cambi genericamente all’area fisica o mentale, o, se azzardano un po’ di più, allo stress, alla sfortuna, a un calendario dai ritmi eccessivamente serrati, a problemi tecnici. Tale fenomeno negli ultimi anni si è manifestato a più riprese, sotto forma di cocenti entusiasmi o delusioni per i tifosi. Ma qual è il motivo reale di quello che i tecnici definiscono come ‘peak days’? Cosa accade nella mente-cervello di questi top player? “Oggi, tutti questi fattori, sono misurabili oggettivamente, allenabili e potenziabili con data science analytics e nuove aree connesse alle neuroscienze”, chiarisce Aiace Rusciano, neuropsicologo e neuroscienziato dello sport, ora ingaggiato al AC ChievoVerona e direttore del Master del Centro Universitario Internazionale in Sport Neuroscience & Human Performance.
L’Atalanta vive la sua quarta stagione consecutiva di risultati entusiasmanti, presenta un’ottima leadership, giocatori e gestione societaria organizzativa ‘efficiente’ ed un solido settore giovanile. La formazione guidata da Gian Piero Gasperini e dal DS Giovanni Sartori attualmente è al quarto posto in classifica con il migliore attacco di questo campionato 2019/2020, ha già archiviato due vittorie eclatanti su Milan (5-0) e Torino (7-0) e con la vittoria sul Valencia si posiziona subito dietro al City in Champions League.
“Uno dei segreti dell’Atalanta, e noto a pochi, sta nell’utilizzo dei data science e big data e quindi nel ‘cervello’ dei calciatori. L’utilizzo intelligente di tecnologie di monitoraggio e analisi dati, all’Atalanta, come fu per AcMilan Milan Lab all’epoca di Ancelotti, permette di ottenere informazioni strategiche, dati integrati e garantisce il controllo nei processi di decision making dell’allenatore. Il fine? Individuare le finestre di ottimizzazione di ogni componente del giocatore, muscolare e neuro funzionale, nonché di cognizione tattica in situazione, e di massimizzarle”, spiega nel dettaglio Rusciano.
I dati dell’Atalanta in termini di possesso palla (55% vs 55%), passaggi (518 vs 516), rating individuale dei giocatori (6,92 vs 6,39) non presentano differenze tra campionato e Champions. Gli indici di ‘accuracy’ (accuratezza dei passaggi, 83% vs 80%) contro Dinamo Zagabria e Shakhtar Donetsk, e quelli sotto i riflettori di San Siro per l’andata degli ottavi contro il Valencia (84%) mostrano piedi precisi e dunque un coordinamento neuro-prestativo ottimale. Precisa Rusciano: “Il dato in particolare ‘Accuracy: percentuale di passaggi completati con successo’ costante, – da analizzare in un framework di data analytics più complesso, testimonia una superiorità del sistema nervoso, responsabile di un controllo cerebrale molto efficiente, skills specifiche, acquisibili, monitorabili e allenabili oggettivamente”. Tali aree rappresentano un’area strategica monitorata da vari Club nel calcio, come City, Chelsea, Milan, così come nello sport USA, in NFL e NBA.
I dati lo confermano: il Manchester City, che ha il miglior dato sull’accuracy in Champions (90%), registra un aumento dell’1.47%. L’Atletico Madrid registra la seconda variazione migliore, dopo il Real Madrid, con un aumento dell’accuracy di +4.47%. In questa Champions League il record negativo va al Napoli, che rispetto alle partite di campionato ha mandato in fumo il 5,16% della propria pass accuracy, passando dall’87,2% all’82,7%.
“Tutti questi fattori, tra cui il carico e stress mentale, incidono e sono correlati al rendimento ma soprattutto sono non solo misurabili, ma anche prevedibili e allenabili”, chiarisce ancora Rusciano. Come? Attraverso alcune strutture interne, quali Lab di NeuroPsicofisiologia o Sport Science Lab, di cui alcuni club storici in Italia e in Europa ed in Usa si sono dotati, come ad esempio il Milan Lab – Ac Milan ai tempi di Allegri e Seedorf. “In quegli anni, come membro della società e dello staff ho condotto test neuroscientifici assieme alle varie componenti mediche e tecnico-tattiche, integrando in un Database societario gli analytics di performance a supporto informativo di vari staff tra cui Allegri, Seedorf, Inzaghi, Di Carlo, Corini e molti altri, ricavandone insight e decisioni strategiche. Ho effettuato più di 5000 sessioni su top players, validando inoltre la metodica di neuro potenziamento mentale su calciatori d’élite con il CNR di Roma, che ha pubblicato i risultati iscientifici già nel 2017”, aggiunge Rusciano.
Il neuroscienziato ne è convinto: “La chiave di volta del calcio moderno è nella pianificazione del lavoro, nell’utilizzo di team esperti in data science e capaci di agire e di leggere il cervello dei giocatori”.
Nella nostra Serie A, però, i Lab ed esperti di analisi dati sono ancora poco diffusi.
All’estero l’allenatore collabora sempre più spesso con uno staff allargato. “Ho avuto l’opportunità di conoscere molto da vicino l’organizzazione al Chelsea, all’epoca del “double” Premier League-FA Cup conquistato da Ancelotti. Sono passati ormai dieci anni, ma già all’epoca il sistema di data analytics e interventi specifici e neuro-funzionali in particolare era il più sofisticato ed efficace sulla scena e agiva su un modello di programmazione settimanale con monitoraggio ed interventi preventivi anche sul sistema neuro-psico-motorio dei calciatori. Il mondo di oggi funziona alla velocità della luce. Se i nostri Club vogliono restare al passo, per raggiungere ambiziosi risultati questa visione globale e reingegnerizazzione dei processi è vitale ed imperativa”, conclude Rusciano.