ROMA – La Serie A non ha bivi ma solo un’unica strada: ripartire per evitare fallimenti. La sospensione definitiva della stagione in corso, infatti, porterebbe a sparire alcune delle compagini che compongono il massimo campionato italiano. Ecco perché, già da domani, la Lega Serie A continuerà a battersi sulla linea espressa dal presidente Gravina: no ad un campionato a 22 squadre con due promozioni dalla Serie B. Se accadesse ciò il campionato sarebbe riequilibrato l’anno successivo (bastano 5 retrocessioni) ma nell’anno degli Europei sarebbe alquanto improbabile giocare 4 giornate in più, oltre agli impegni legati alla Coppa Italia e alle stesse coppe europee. Le squadre di Serie A hanno votato, all’unanimità, per la ripresa ma alcune vorrebbero chiarire diversi punti:
Si avvicina il tempo delle scelte definitive visto che il 25 maggio, come stabilito dalla UEFA, le 55 Federazioni affiliate dovranno presentare un piano di ripresa che, lo stesso organismo che regola il calcio europeo, valuterà con attenzione. La Federcalcio, dunque, ha un mese di tempo per organizzare al meglio la ripresa della stagione 2019/2020, bruscamente interrotta quasi due mesi fa. Gli allenamenti dovrebbero riprendere il 4 o il 18 ma se questi dovessero riprendere solo a giugno (ipotesi pessimistica) l’unica soluzione per evitare la sospensione sarebbe la disputa di play-off e play-off. I club di Serie A hanno scartato da subito questa opzione ma, qualora fosse l’unica, sarebbe l’ancora di salvezza per completare una stagione tribolata.
Per quanto concerne i diritti televisivi, infine, nella giornata di venerdì è stata inviata a Sky la lettera di risposta di riequilibrio dei pagamenti. Stessa cosa per DAZN e IMG. Dal Governo guardano con ottimismo all’eventuale ripresa della Serie A con le partite visibili a tutti, come ipotizzato anche in Inghilterra. La Legge, al momento, non lo consente e dovrà intervenire con un altro Decreto.
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