Il mio valido collaboratore Francesco Perugini non si fa mai i fattacci suoi. Cioè, quello si sveglia all’alba e completa il giro del mondo virtuale in cerca di notizie da elaborare. Poi rompe le balle al sottoscritto: “Uè, guarda qui perché il Barcellona è la squadra più forte del mondo: c’hanno l’albero genealogico”. A quel punto, in genere, lo assecondo come si fa con i mattacchioni: “Sì caro, ora do un’occhiata”.
E torno a gozzovigliare. Ma questa volta il terribile Perugini insiste: “Vai immediatamente qui: http://www.sport.es/es/noticias/barca/los-sucesores-1176497 non resterai deluso”. Così ho fatto e non me ne sono pentito. In un riquadro grosso come un foglio di giornale, ecco spiegata la differenza tra un club che pensa al futuro e un altro che bada esclusivamente al misero presente (in Italia, Udinese a parte, non c’è programmazione). Funziona così tra i fenomeni della Catalogna: il giocatore titolare di prima squadra ha i suoi eredi designati fino alla pubertà. Esempio: Piquè e Puyol hanno cinque successori tra i 20 e i 15 anni; i nuovi Xavi e Iniesta saranno Babunski (17) e Euguene (15), ci sono addirittura due centravanti poco più che lattanti e vien da ridere se si pensa che dovranno prendere il posto di un certo Messi. A guardar bene mancano solo i terzini destri, ma nessun problema: per i “buchi” c’è il banalissimo mercato estivo che utilizzano gli “umani”.
Dice lo scettico: “La Cantera è bella, ma in fin dei conti questi la scorsa estate hanno comprato e speso come nessuno: Sanchez e Fabregas son mica arrivati gratis”. Vero, per carità, ma il fatto è che noialtri non possiamo proprio permetterci di rompere le scatole a nessuno. Pensiamo al caso Ibra (perché di un caso si tratta e chi fa finta di niente o è un gran furbone o non conosce lo svedese): a Barcellona se ne fregherebbero allegramente. Zlatan ha il mal di pancia? Vada a defecare altrove. Da noi invece siffatto trattamento non è pensabile, ché se Ibra leva le tende lo devi sostituire con un campione assai caro (a trovarlo…) e son dolori.
Già, Zlatan è un novello Lessie (il mitico cagnone dal naso affilato): lo spilungone (dal naso affilato pure lui) è sì tornato a casa ma ci si interroga in maniera ossessiva sulle parole da libro Cuore della settimana scorsa. “Non mi vedo in campo con i capelli grigi (…) sono un po’ stufo” e altre frasi criptiche. Ora, alzi la mano chi crede alla fandonia del trentenne sfiduciato: bravi e fiduciosi. Gli altri, invece, seguano il ragionamento cattivello: Mou vuole Zlatan a Madrid, Zlatan vuol restare al Milan ma sfrutta la situazione e parte con i messaggi cifrati. La traduzione è la seguente: “se chi comanda non mi apparecchia una squadra da scudetto già da gennaio mi faccio venire voglia di stare in panciolle col the e i biscotti”.
Son cattivi pensieri, conveniamo, ma chi conosce la storia dello svedese sa che non esiste sua dichiarazione priva di destinatario. E ci chiediamo noialtri malpensanti: che fine ha fatto Minone Raiola, l’agente che tutto può? Scomparso dalla scorsa estate. Qualcosa non torna: l’uomo mercato del diavolo 2010-2011 è rimasto fregato dal multone che ha bloccato le trattative rossonere. Vuoi vedere che c’è rimasto male?
Ma son cattiverie, così come è cattivo giocare al gioco delle ovvietà con l’Inter pasticciona di quest’ultimo anno solare. Facciamo l’analisi logica della settimana nerazzurra. Moratti dice “mi riprendo l’Inter”. Il patron, in pratica, fa capire che non ha digerito talune situazioni gestite dai suoi più vicini collaboratori. Vien da pensare a Branca, l’uomo mercato che ne ha azzeccate tante ma ultimamente ci prende come Pancev ai tempi dell’Inter. Due settimane fa l’ex Oriali aveva annunciato: “Spero di tornare”. Nessuno se l’è filato. Mischiamo gli ingredienti: Moratti vuol tornare all’ordine che regnava ai tempi di Mou ma non richiama l’uomo che Mou rispettava come un oracolo. La domanda è: porque?
Ah, oggi c’è anche la Nazionale. Frega qualcosa a qualcuno? Su, siate sinceri… Ecco, magari solo a Giovinco, il calciatore che sembra un lattante e l’ha messa in quel posto a tutti quanti. Quando hai piedi buoni e cervello fino bastano 59 chilogrammi per fare la differenza, altro che palestra. Pensa te…
[Fabrizio Biasin – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]