Slitta nuovamente la presentazione dei calendari di Serie C mentre il campionato dovrebbe cominciare il 16 settembre.
FIRENZE – C’è luce in fondo al tunnel. Nella giornata odierna, infatti, il Direttivo e l’Assemblea di Lega Pro hanno rimandato la presentazione dei calendari di Serie C all’8 settembre mentre il campionato comincerà otto giorni dopo. Presenti all’assemblea anche il numero uno della Lega dilettanti, Cosimo Sibilia, quello dell’Aia, Marcello Nicchi. Queste le parole del Presidente Gravina al termine dell’Assemblea: “Vogliamo essere propositivi: per andare incontro all’esigenza di rispetto dei format e ragionando con una logica di sistema, l’Assemblea mi ha dato mandato di chiedere sette promozioni in Serie B per il 2019-2020 al fine di ripristinare il format a 22 squadre. Sono comunque convinto che il 7 settembre il Collegio di Garanzia ripristinerà il rispetto delle norme: mi sembra una follia bloccare i ripescaggi in Serie B di società che hanno presentato anche una doppia fideiussione”.
Poi, spazio al capitolo FIGC: “Il nome di Giancarlo Abete può essere anche stato motivo di discordia, ma di fronte alla richiesta di convocazione avanzata dal 73% delle componenti il commissario avrebbe dovuto correre: non è possibile giustificare in questo modo i continui rinvii. Noi siamo compatti, vogliamo votare. Il candidato è l’ultimo dei nostri problemi: abbiamo individuato il nome di Abete dopo aver proposto anche delle alternative, lui aveva dato una disponibilità di servizio, ma il problema non esiste. In Federcalcio ora c’è un caos strategico: con il buon senso una serie di problematiche si potevano evitare. È ora di finirla con giochi e giochetti, bisogna applicare i principi democratici. Pensare che con uno strappo, in dieci giorni, si possano cambiare repentinamente le cose, mi fa nascere un piccolo sospetto”.
Infine la chiosa sul nuovo format della Serie B: “Non amo gli strattoni: la Lega Pro è contraria a questo tipo di logica nel mondo del calcio, ma sembra che qualcuno inneschi confusione in modo strategico. Ognuno deve rimanere nel proprio alveo: il commissario ha avuto un mandato chiaro su cosa deve fare, tutto il resto ha i contorni di un abuso non accettabile. Da noi non serve l’uomo forte, ma l’applicazione della democrazia”.