ROMA – La Serie A è un campionato dove venti squadre si danno battaglia da agosto a maggio e alla fine vince la Juventus. Non è retorica e nemmeno ironia ma musica, anzi, quella solita sinfonia che da sette anni ormai ha acuti solo bianconeri. Un traguardo, che nominarlo tale è alquanto riduttivo, epocale per la compagine piemontese che aggiunge un altro tassello a quel grattacielo che, negli ultimi sette anni, non ha fatto altro che crescere a dismisura. E’ partito tutto da lontano, da quel sette che torna come i due settimi posti consecutivi prima delle rifondazione, prima che quel grattacielo cominciasse ad ammirare le sue fondamenta che l’avrebbero, poi, portato a innalzarsi fino a vette che difficilmente saranno raggiungibili nel nostro paese.
Non ha vinto solo il collettivo, quello composto dai calciatori e da Max Allegri, ma da coloro i quali, con lungimiranza, hanno puntato sull’organizzazione e sulla programmazione perché, per forza di cose, sette Scudetti non ti piovono dal cielo come se fossero missili famelici. Già, perché alla Juve la fame è il motore di tutto, è quell’intrinseca condizione di chi non si accontenta di prefissare ma vuole assolutamente scavalcare qualcosa che, in realtà, non ha mai fatto nessuno. Nell’era Allegri la Juventus ha saputo sfoderare una fame ulteriore mista ad una capacità di adattarsi alle situazioni, senza essere bellissima ma cinica e forte al punto di lasciare al Napoli un amaro secondo posto con 88 punti. E’ stato un duello appassionante, una lotta che qualche settimana fa sembrava aver cambiato copione e invece, nella notte di Milano, la Juve si è presa per mano da sola lasciando sole le paure di un dominio finito.
E invece, qualche settimana dopo, ancora champagne per il quarto Scudetto di Allegri che, nella sua esperienza sulla panchina bianconera, ha centrato per quattro volte consecutive l’accoppiata campionato-coppa, ha ridato una dimensione europea ad una squadra che ha comunque disputato due finali di Champions a prescindere dall’esito. E dopo l’epica non può non esserci la pratica con quei numeri pazzeschi che farebbero impallidire chiunque: negli ultimi quattro anni, infatti, la Juventus raccolto 361 punti (+42 sul Napoli secondo). Dai punti alla difesa, per la settima volta consecutiva la migliore di questo campionato: a fare impressione, però, è soprattutto il numero delle partite chiuse con la porta inviolata. Ben 22 in questa stagione, 18 in quella passata. Significa che la Juve non ha incassato reti in 40 delle ultime 75 partite di Serie A. Totale dei gol subiti negli ultimi 7 campionati: 161, in media 23 a stagione, mai più di 27.
Se la difesa è un fortino inespugnabile l’attacco, soprattutto quest’anno, viaggia a gonfie vele: su 37 partite giocate, in 16 casi la Juventus ha segnato 3 o più gol. E infine, ma non per importanza, doverosa è la menzione per Allegri che, dallo scetticismo di quattro anni fa, si è ripreso tutto con gli interessi dimostrando di essere un gestore del gruppo con pochi eguali al momento. Non ha avuto paura di prendere decisioni azzardate come le panchine ad Higuain e Dybala e, alla fine, ancora una volta a sorridere è sempre lui che è sempre più nella storia di una squadra che ha scritto un’altra pagina della sua Leggenda, o meglio, del suo Mito.
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