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Simeone si racconta: “Io, qui Resto 10 anni”

“Da quando sono arrivato a Catania tutti i giorni sembrano uguali, tanto che non mi ricordo nemmeno da quanto tempo sono qua. Un giorno mi sveglierò, come nel film “The Truman Show”, accorgendomi che c’è anche un altro mondo, parallelo”. E’ questo il primo estratto di una lunga intervista rilasciata dal tecnico etneo, Diego Pablo Simeone, al principale quotidiano telematico sudamericano (Ole.com).

Il tecnico, ex Racing, River, Estudiantes e San Lorenzo, non fa mistero dell’impegno e della dedizione necessari per allenare in uno dei campionati più belli e competitivi del mondo. Ed anche se, proprio la scorsa settimana, alcuni scatti lo ritraevano insieme alla famiglia in giro per la città, ammette di non aver a disposizione il tempo che desidererebbe per girarla, conoscerla. Tanto che per l’intervista, telefonica, non c’è spazio prima della mezzanotte, anche se il giornalista tiene a precisare: “Nonostante l’ora tarda, dimostra d’esser entusiasta, attivo come il vulcano Etna”.

“Il Catania è una squadra che, oltre ad avere un sacco di giocatori argentini, ha cercato in giro per il mondo atleti capaci di farle fare il salto di qualità. Quindi ci sono anche giapponesi, brasiliani, e non solo. Oltre che italiani, naturalmente. La città è molto calda ed attaccata alla squadra, che negli ultimi anni è cresciuta molto. Partita dalla serie B adesso s’è ben radicata in A.

“Subentrando a campionato iniziato, trovare molti argentini in gruppo è stato senza dubbio un’agevolazione per svolgere il mio lavoro. Tra questi, Bergessio, Andujar, Gomez, Alvarez, avendo già lavorato con noi, sapevano bene cosa avremmo chiesto alla squadra. Partendo da questi, abbiamo incontrato una grande predisposizione al lavoro da parte dell’intero gruppo. La mentalità e lo spirito che sta dimostrando questa squadra c’avvicinano, giorno dopo giorno, a quel che cerchiamo di inculcare ed al vero valore che questo gruppo può dimostrare in campo. Lavoriamo per venir fuori il prima possibile dalla zona retrocessione.

“La nostra principale caratteristica deve esser l’aggressività, seguita dalla compattezza tra le linee e la propensione offensiva. Solitamente una squadra ospite si difende con cinque pedine, noi abbiamo una nostra struttura di gioco ed un nostro credo che non cambia, giocando in casa o in trasferta. E’ un campionato molto livellato, dove anche le grandi possono soffrire contro le squadre sulla carta meno competitive. C’è grande attenzione per l’ordine tattico, gran dinamismo.

“Non penso a dove potrei andare dopo Catania. In questo momento penso solo a fare bene qui. E’ un’esperienza importantissima a livello personale. Voglio e devo dimostrare di saper allenare anche in un campionato europeo anche se, non avrei alcun problema, magari in futuro, a tornare in Sudamerica come allenatore. Sono venuto in Europa per restarci, almeno 10 anni; e per crescere. Più che al campionato argentino, in Europa stanno molto attenti ai giovani calciatori da poter inserire nei loro organici. Gomez, come Andujar, Bergessio, li trovo molto migliorati rispetto al ricordo che ne avevo.

“Burgos è un grande motivatore, un uomo che fa molto spogliatoio. Si sta sempre di più integrando al lavoro che svolgo insieme al preparatore, Ortega. Gestire uno spogliatoio con giocatori di più nazionalità è una nuova esperienza. Io parlo correntemente italiano, anche se per metà è “argentinizzato” e sono sempre vicino a tutti.

“Andar via? No, non è stato semplice né indolore..

[Redazione Mondo Catania – Fonte: www.mondocatania.com]

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