Sos in zona gol: reparto avanzato alla ricerca della sua sintesi. Dove è finito l’attacco dello scorso anno?

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Tesi-antitesi-sintesi, col certo sentore che l’attacco del Napoli in questo momento della stagione si trovi nella seconda fase di questo ciclo della vita umana perfettamente descritto dal filosofo tedesco Hegel. Termini che, ovviamente, noi prendiamo in prestito in modo inappropriato. Banalizziamo, nessuna velleità di spiegazione del pensiero di uno dei più affascinanti e complessi filosofi del periodo romantico con una metafora calcistica, meglio lasciar parlare voci più autorevoli in altro luoghi del complesso rapporto intelletto-ragione. Eppure ci sembra che proprio questi termini ci permettano di inquadrare al meglio il periodo dell’attacco del Napoli. Momento difficile, come fotografano giustamente numeri, giornalisti e tifosi.

TESI – Precedenza assoluta al campionato. Serie A-Europa League-Coppa Italia, giusto per fare una precisa scaletta in ordine decrescente di importanza dei tornei da affrontare. Il Napoli che si appresta a disputare la stagione 2010/11 non ha alcun dubbio su quali fossero le priorità in campo. Onorare l’Europa certo, come poi è stato fatto visto che gli azzurri sono stati gli unici a passare il girone della seconda competizione europea più importante, con un occhio però sempre ben rivolto a un stagione le cui maggiori soddisfazioni arrivavano proprio dalla competizione che si svolge tra i confini del Belpaese. Nessun tentativo di mettere sullo stesso piano i due tornei, anche perché allora il Napoli dopo 10 giornate aveva ben 18 punti ed era già ai vertici del campionato italiano. Volava l’attacco azzurro: 17 gol messi a segno in dieci giornate, sei dal solo Cavani che col passare dei giorni diventava lo scorso autunno sempre più l’idolo indiscusso dei tifosi azzurri. Il gol all’esordio in campionato contro la Fiorentina su assist di Dossena, le due reti decisive contro il Parma, passando per la splendida doppietta di Cesena. Preludio alle reti messe a segno contro Lecce e Juventus tra dicembre e gennaio che lo fecero diventare in poche settimane l’uomo più acclamato nelle sfide del San Paolo.

Al suo fianco Hamsik e Lavezzi. Uomini-assist certo, ma comunque in grado di assicurare in due sei gol alla causa azzurra nei primi dieci turni. E in Europa? Si stentava. Dopo la passeggiata  di salute nel turno preliminare contro gli svedesi dell’Elfsborg, il Napoli nelle prime cinque giornate della fase a gironi collezionò solo quattro punti, in un girone che vedeva solo il Liverpool come avversario all’altezza della squadra di Mazzarri. La qualificazione alla seconda fase arrivò non senza fortuna, un gol su azione d’angolo di Cavani al 93’, quando ormai l’ipotesi eliminazione era quasi diventata una certezza.

ANTITESI – “L’impostazione che io ho dato é quello della preferenza verso la Champions perché dobbiamo recuperare nel ranking mondiale. Il Napoli deve attestarsi su solide posizioni in campo internazionale”. Testo e musica di Aurelio De Laurentiis che non ha avuto dubbi circa le nuove priorità per questa stagione. Non c’è più solo il campionato a cui pensare, c’è una competizione da onorare e, se possibile, fronteggiare anche con l’inizio del nuovo anno. Nel girone della morte, il Napoli gioca a testa alta contro compagini mostruose come Bayern Monaco e Manchester City. Anche l’ultima partita all’Allianz Arena in fondo, ha messo in mostra una squadra che – seppur sconfitta meritatamente – è riuscita a dare il 200%, a perdere con un solo gol di scarto in una sfida che dopo mezz’ora sembrava avesse il sapore amaro di una goleada. Tutto ok quindi? Non proprio, anche perché a risentirne delle fatiche europee è proprio il campionato, in particolar modo l’attacco che non regge il confronto con la passata stagione. Se infatti la difesa al momento è la seconda meno battuta della Serie A, il reparto avanzato è una nota dolente: 13 reti, solo una in più del Novara penultimo in classifica. Cavani è andato a segno solo in due partite, Lavezzi e Hamsik non riescono a tenere il passo della passata stagione. Lo slovacco, come dice il presidente De Laurentiis, farà pure lavoro oscuro, ma di certo al lavoro che più l’ha reso famoso in questi anni – gli inserimenti in zona gol – non si può rinunciare. Complessivamente, quattro gol in meno rispetto allo scorso anno dopo dieci giornate. L’involuzione in attacco in campionato è quindi evidente. Quello che al San Paolo è sotto gli occhi di tutti è certificato dai numeri…

SINTESI – Champions o campionato? E’ questo uno dei dibattiti più discussi da tifosi e giornalisti azzurri in queste settimane. La risposta è quasi univoca:  bisogna scegliere a favore della Serie A, prima di compromettere un campionato che – a causa del sorpasso della Bundesliga nel ranking Uefa – vedrà in questa stagione solo tre squadre qualificarsi alla prossima Champions League. Abbandonare questa Champions per risalire in campionato e qualificarsi alla prossima. Sembra quasi un controsenso, un circolo vizioso, come quelle squadre – modello in Italia diffusissimo –  che hanno come obiettivo l’Europa League salvo poi snobbarla l’anno successivo al primo turno preliminare. Un dover fare calcoli ora, col più lungo tour de force della stagione del Napoli in arrivo, sarebbe quasi mortale. Bisogna tirare avanti nel miglior modo possibile. Sbagliare poco e sperare in quel pizzico di fortuna che anche nel calcio è dote necessaria. E’ chiaro però che il problema offensivo resta: questi primi due mesi hanno evidenziato come questo Napoli non riesca a reggere due competizioni così importanti. Il turn over per i tre tenori pare necessario, ne va della loro lucidità fisica che è inversamente proporzionale al numero di gare giocate consecutivamente quando c’è il doppio impegno. Pandev – che si spera possa giocare su ben altri livelli dopo la nuova preparazione fisica – finora ha messo in mostra un calcio ben lontano da quello ammirato alla Lazio e nel primo semestre nerazzurro.

Poi Mascara, Santana e Lucarelli. Calciatori di cui Mazzarri sembra fidarsi ciecamente, ma forse non i sostituti ideali dei tre tenori. Quello azzurro è infatti un tridente di cui si sente terribilmente la mancanza quando non è in campo in tutti i suoi effettivi. C’è bisogno quindi di trovare una soluzione, che non può di certo essere un ritorno alla passata stagione in cui bisognava dare priorità a una sola competizione. Una sintesi appunto che, per definizione, è un’intesa positiva tra due argomenti apparentemente contrapposti. Per confermarsi come una grande realtà c’è bisogno di restare ai vertici della Serie A, per cominciare a inserirsi nel novero dei grandi club continentali evitare la figura di comparse in Europa. Tutti motivi per cui – se il Napoli riuscirà a superare il girone più difficile della Champions League – tornare sul mercato per rinforzare soprattutto l’attacco sembra opera necessaria, anche perché con l’inizio del nuovo anno entrerà in gioco una terza competizione: la Coppa Italia. Il non dipendere dai tre tenori è opera difficile ma necessaria. Il trio De Laurentiis-Bigon-Mazzarri in questi due anni abbondanti di lavoro in concerto è riuscito però sempre a stupirci in positivo. L’escalation della squadra azzurra è stata a dir poco vertiginosa. Un work in progress evidente, grazie a un presidente abituato a pensare al presente con la mente saldamente proiettata al futuro. Vietato fermarsi sul più bello…

[Raimondo De Magistris – Fonte: www.tuttonapoli.net]