La pratica è quasi in archivio. Il terzo successo in tre partite mette la Juve nella condizione di passare ai gironi di Europa League: ci vorrebbe uno straordinario talento masochistico per sciupare a Torino, giovedì prossimo, quello che è stato costruito con indicibile fatica a Graz con la rete di Amauri, di testa, sul calcio d’angolo di Del Piero. È stato un gol miracoloso negli effetti, all’ultimo minuto: ha rimediato a una situazione difficile non tanto per il risultato quanto per le implicazioni che avrebbe prodotto in una squadra ancora alla ricerca di se stessa. La Juve aveva condotto fino al 37′ della ripresa grazie al colpo di testa di Bonucci nel primo tempo, sempre su calcio d’angolo: era un vantaggio ingiustificato dalla modesta qualità del gioco ma importante e tuttavia si sbriciolava per la testata dello stiriano Schildenfeld, pure lui un difensore, pure lui da calcio piazzato.
Il pareggio rimescolava le carte oltre a restituire vigore al Graz per i minuti finali. L’1-1 era proprio il risultato che l’allenatore degli austriaci si era augurato sostenendo che da lì lo Sturm avrebbe costruito il passaggio del turno nella partita di ritorno. Amauri ha spento quell’incendio pericoloso. E con lui Del Piero, che gli ha fornito l’assist e che in 18 minuti è stato più pericoloso di Diego in 72′: Alex con un paio di punizioni ha fatto tremare gl austriaci e in un caso pure il palo. Ne immaginiamo il rilancio, già domenica contro il Milan.
Il 2-1 in casa dello Sturm è stata la seconda buona notizia della giornata per i bianconeri. La prima era stata l’ingaggio di Krasic. La terza non siamo riusciti a trovarla nella notte stiriana. Non ci si può fermare all’oggi ma guardare in prospettiva. C’è moltissimo da fare. Un esempio: perchè la Juve ha impostato quasi tutta la campagna acquisti sul pacchetto degli esterni investendoci il 90 per cento delle energie e delle risorse (Pepe, Motta, Martinez, Lanzafame adattato in quel ruolo, adesso Krasic) eppure produce sulle fasce una percentuale infinitesima di azioni pericolose? Ci sono incrostazioni, sedimenti della passata stagione che vanno rimossi in fretta. Nei primi 20′, dal centrocampo e dalla difesa cercavano la soluzione con i lanci lunghi per Amauri oppure con l’appoggio a Diego per i suoi ghirigori. Tutto come l’anno scorso, più o meno con gli stessi, inutili effetti.
Poi Del Neri deve aver alzato la voce invitando a cercare il fraseggio e l’appoggio sulle corsie e qualcosina è migliorata ma vedevamo più incisiva convinzione nel Chievo di Manfredini ed Eriberto (Luciano) che in questa squadra ancora da resettare: quando non si sa che fare della palla la prima idea è di sbatterla avanti sperando che succeda qualcosa, però in questo modo non si fa strada. Qualcosa cambierà (si spera): immaginiamo un Del Neri martellante e qualcosa dovrebbe entrare anche nelle teste più cocciute. Inoltre Krasic ha un passo diverso da questi: più velocità, più potenza, una capacità di saltare il difensore che non abbiamo visto in Pepe e Lanzafame. Quando si sarà inserito è probabile che si veda ciò per cui la Juve è stata costruita con molta difficoltà. Il tecnico incassa la vittoria: «Possiamo fare molto meglio e dopo il primo gol pensavamo che fosse tutto più facile, però i fantasmi del passato sono dimenticati».
A otto giorni dell’inizio del campionato contro il Bari l’impressione è tuttavia di una generale ingessatura. Ci sembra il limite tattico più evidente, i gol arrivano dai calci da fermo (come a Modena contro lo Shamrock) e pochissimo su azione. Il resto lo hanno fatto la condizione atletica appannata rispetto agli austriaci (ma lo si poteva prevedere) e la difficoltà di esprimersi che ha contagiato troppa gente. Marchisio tenuto lì in mezzo si vede poco, De Ceglie ha ancora delle amnesie preoccupanti in difesa, allo stesso modo di Motta, la retroguardia balla molto per una squadra che quest’anno dovrebbe fare della imperforabilità un punto di forza. Gli austriacotti hanno rischiato in più occasioni di andare al gol facile già nel primo tempo: una volta hanno colpito il palo con Bukva, un’altra volta è servito un grande recupero di Bonucci su Szabicz con il rischio di commettere un rigore. Immaginiamo cosa sarebbe successo se al posto degli stiriani ci fosse stato un medio club della nostra serie A.
[Marco Ansaldo – Fonte: www.nerosubiancoweb.com]