Protagonista della grande Inter di Helenio Herrera degli anni 60 insieme a Corso e Mazzola, giusto per citare giusto due nomi, Luis Suarez, per tutti Luisito, ha chiuso poi la carriera con la maglia blucerchiata. Proprio a tal proposito il doppio ex di questa partita è stato intervistato in esclusiva da Il Corriere Mercantile.
Nella chiacchierata gli è stata ricordata la partita di San Siro tra Inter e Samp di quel 9 gennaio 1972, match terminato sull’incredibile risultato di 4-4 con un rigore trasformato a tre minuti dalla fine proprio dal talento spagnolo:
“Se mi ricordo quella partita? Come no, era la seconda volta che tornavo a San Siro da avversario dell’Inter, in una Sampdoria piccola ma orgogliosa. Giocammo benissimo e io segnai il rigore del 4-4, a tre minuti dalla fine. Fu una grande gioia per i miei compagni, alcuni dei quali non avevano nemmeno mai giocato in quello stadio, e anche per, che a 37 anni avevo fatto una buona partita.
Eravamo una squadra molto affamata, tra i giovani emergenti e i…vecchietti come me. In quella partita fummo capaci di rimontare da 1-3 e da 2-4, e l’Inter aveva giocatori certo più forti dei nostri. Ricordo migliaia di tifosi sampdoriani in curva, entusiasti a fine partita. Non era cosa di tutti i giorni, un pareggio in casa dell’Inter. Eravamo alla fine del girone di andata e anche dopo quella partita l’unico pensiero era la salvezza, che per fortuna raggiungemmo abbastanza agevolmente.
Un ricordo di quel rigore? Ero un giocatore molto esperto, ne avevo viste e passate di tutti i colori, non porevo certo aver paura della mie responsabilità. Il rigorista ero io e andai sul dischetto deciso. C’era un grande silenzio, spiazzai Bordon e sentii l’urlo dei tifosi sampdoriani al secondo piano della curva, i compagni vennero ad abbracciarmi.
Lodetti che era stato prima mio avversario per tanti anni, Lippi che aveva segnato il terzo gol, sembrerà strano che lo dica uno come me, che ha vinto parecchio, ma quella partita e quel rigore sono tra i ricordi più belli della mia carriera.
Cosa mi è rimasto dei miei tre anni alla Samp? Molti amici. Il ricordo di una società con pochi mezzi ma con grande dignità. Una città stupenda, una tifoseria appassionata e per nulla consapevole di quello che sarebbe capitato qualche anno dopo. Ma posso dire che quando la Sampdoria ha cominciato a vincere ero molto contento, pensavo ai miei anni e a come tutto fosse cambiato. Se la meritavano i sampdoriani, tutta quella felicità.
In campo giocavo con il numero 10? Me lo ero conquistato, quel numero. Credo di poterlo dire. Adesso il 10 lo indossa Pazzini, ma in realtà è di un altro? Cassano sta vivendo un momento strano e con lui tutta la squadra. Anche giovedì sera in Coppa la Sampdoria si è fatta sfuggire una partita che sembrava non difficilissima da vincere.
Ho l’impressione che l’eliminazione dalla Champions abbia lasciato strascichi pesanti, aggravati dal mancato successo di Eindhoven. In un momento come questo tutte le componenti devono far fronte comune, recuperare tranquillità e fiducia nei propri mezzi. La Sampdoria forse non è una squadra da scudetto, ma ha valori tali da permettere di giocare per i primi posti e di fare bella figura in Europa.
L’Inter di oggi è troppo forte per la Samp? Anche quella Inter era molto più forte, eppure finì 4-4. Difficile che si ripeta lo stesso risultato, ma un risultato positivo è alla portata della Sampdoria”.
[Andrea Piras – Fonte: www.sampdorianews.net]
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